corriere.it, 27 dicembre 2025
Il figlio preferito esiste: è quello che assomiglia di più ai genitori («vincono» le femmine)
Il figlio preferito esiste? In questi giorni di feste, forse, qualcuno se lo è chiesto prendendo atto delle speciali attenzioni che la mamma ha riservato a una figlia o davanti all’ennesima prova del legame speciale che lega il papà al primogenito. C’è chi ha avuto il coraggio di ammetterlo, scherzando ma chissà fino a che punto: Kris Jenner, matriarca del clan Kardashian, ha dichiarato in più occasioni di preferire Kylie, la più piccola dei suoi sei figli; l’ex calciatore David Beckham di avere un debole per Harper. Per la maggioranza dei genitori, invece, rimane un argomento tabù.
La risposta, però, è che sì, il figlio preferito esiste: la conferma arriva anche dalla scienza. Uno studio pubblicato qualche mese fa dall’American Psychological Association sulla rivista Psychological Bulletin, che ha coinvolto oltre 19mila partecipanti, ha preso in considerazione diversi fattori come l’ordine di nascita, il genere, il temperamento e i tratti della personalità – l’essere estroversi, gradevoli, aperti, coscienziosi o nevrotici – e li ha collegati a quello che viene definito «favoritismo genitoriale». Non solo, gli scienziati sono riusciti a tracciare l’identikit del «figlio modello», ovvero di colui o colei che, tra i fratelli, ha più speranze di essere il prediletto.
Dalle risposte alle domande sottoposte ai partecipanti emerge quanto è diffuso il favoritismo: circa due terzi dei genitori ha un figlio preferito. Inoltre, l’ordine di nascita non conta: essere il primogenito o, al contrario, il piccolo di casa non influenza le preferenze di mamma e papà. Ciò che davvero ha un peso è, invece, il genere. L’ipotesi di partenza degli studiosi era che le madri avrebbero favorito le figlie femmine e i padri i figli maschi. Tuttavia, l’analisi ha portato a scoprire che sia le madri sia i padri erano più propensi a favorire le figlie femmine.
Un altro fattore determinante è il carattere. Fra i tratti della personalità valutati, i bambini coscienziosi, ovvero responsabili e organizzati, sembravano ricevere anche un trattamento più favorevole. Ciò suggerisce che i genitori potrebbero trovare questi bambini più facili da gestire e potrebbero rispondere in modo più positivo. «Generalmente, si tende a preferire il figlio che ci somiglia di più. Però nell’amore, anche in quello di coppia, c’è una parte di mistero – afferma Stefano Rossi, psicopedagogista e autore del saggio Genitori in ansia (Feltrinelli). Prendiamo il mito d Caino e Abele: non spiega perché Dio sceglie Abele, dice semplicemente che entrambi avevano portato i frutti del loro raccolto, ma il dono di Abele viene preferito a quello di Caino. La radice del desiderio custodisce sempre qualcosa di insondabile».
L’auspicio dei ricercatori è che le scoperte evidenziate dal loro studio incoraggino i genitori a essere più consapevoli dei loro pregiudizi e a trattare tutti i figli in modo più equo.
Dinamiche familiari di questo tipo possono influenzare lo sviluppo e la salute mentale di un figlio oltre l’infanzia e l’adolescenza. Spiega Stefano Rossi: «Una quota di preferenza ci può stare, ma un’evidente disparità di trattamento scatena l’odio tra fratelli, la gelosia e può lasciare dei segni profondi non solo nella loro relazione, ma anche in quella con sé stessi. Entrambi vengono penalizzati: il figlio prediletto, l’Abele di turno, rischia di sentire su di sé il peso delle aspettative; il figlio-Caino corre il pericolo di essere divorato dal senso di inadeguatezza. Alcuni figli, che si sono sentiti sfavoriti, sviluppano un senso di rivalsa verso sé stessi e verso il mondo».
Cosa fare se ci si accorge dei propri pregiudizi e preferenze? «Non bisogna essere dei genitori perfetti, ma dei genitori riflessivi. Interrogarsi sulle emozioni, parlarne con il partner è il primo passo. Quello successivo è comprendere che ogni figlio è “storto”, una Torre di Pisa perpendicolare alle sue aspettative. Il segreto è riconoscere quale peculiarità nasconde quella “stortura” e valorizzarla: ogni figlio è unico. Lo scopo di un genitore non è creare un figlio a sua immagine e somiglianza, ma aiutarlo a trovare la sua forma», conclude l’esperto.