Corriere della Sera, 27 dicembre 2025
Bufera in Albania sulla vicepremier
È una donna potente, con un curriculum di rilievo (e una storia personale che affonda le radici nei tempi oscuri della dittatura), il bersaglio dei disordini in Parlamento e delle violente proteste in piazza che hanno scosso prima di Natale l’Albania. Belinda Balluku, ministra delle Infrastrutture e dell’Energia e «numero due» nel governo di Edi Rama, è accusata di aver interferito e controllato l’esito di alcuni grandi appalti. «Sono insinuazioni e bugie, ma collaborerò pienamente con la giustizia», ha dichiarato.
Cosa è successo a Tirana? L’opposizione di centro-destra ha tentato di non far sedere gli avversari ai loro posti e in aula sono stati lanciati fumogeni e bottiglie di acqua. «Non può svolgersi una seduta parlamentare normale con chi ruba», ha affermato l’ex presidente Sali Berisha, una vecchia conoscenza dei rapporti tra politica e affari nella «Terra delle aquile». Rama ha difeso Balluku, sostenendo che l’agenzia anti-corruzione può commettere «errori», e si è battuto per rinviare il voto sulla revoca dell’immunità che consentirebbe l’arresto della ministra.
La vice premier albanese – laureata in economia aziendale ad Atene, diplomata alla Harvard Kennedy School – è nipote di Beqir Balluku, il generale dell’esercito e ministro della Difesa che fu fucilato nel 1975 (quando lei aveva due anni), per aver tentato «un colpo di Stato» contro il «leader supremo» Enver Hoxha insieme ad altri esponenti della nomenklatura comunista. Il suo corpo, gettato in una fossa comune segreta, venne riesumato nel 2000 su richiesta dei familiari. «Era un gruppo nemico ispirato dal primo ministro cinese Zhou Enlai», scrisse Hoxha nelle sue memorie, dopo la rottura con Pechino.
Guardando anche a questo passato (lontano ma non cancellato dalla memoria), l’arrivo dell’Albania nell’Ue è una prospettiva da accogliere con particolare favore. I negoziati di adesione procedono, il Montenegro è poco più avanti. Intanto si studiano le proposte per adeguare i meccanismi decisionali ai nuovi allargamenti. Rama si è detto disponibile, parlando con Politico, a rinunciare per un certo periodo ad un commissario. La limitazione dei componenti dell’esecutivo comunitario era una riforma che si doveva fare molto prima. Ora è solo un rimedio passeggero.