la Repubblica, 23 dicembre 2025
La scalata di Epstein
Sesso, bugie e relazioni altolocate. Mentre l’America si concentra sul contenuto dei nuovi “Epstein file” pubblicati pochi giorni fa, un’inchiesta del New York Times finalmente ricostruisce le origini della fortuna del miliardario pedofilo finora avvolte nel mistero, tanto che, per anni, si sono susseguite teorie complottiste: compresa quella che lo descriveva come ex agente dei servizi segreti a capo di raffinate operazioni ricattatorie. La verità, invece, è più prosaica: truffatore e bugiardo, Epstein riuscì a farsi spazio muovendosi come quella Anna Sorokin vissuta per anni alle spalle della ricca società di Manhattan fingendosi una ricca ereditiera.
Affamato di soldi e potere, ha infatti ingannato anche lui chi gli dava fiducia, convincendo tutti di essere uno di loro. Invece, era nato in una famiglia ebraica modesta (papà giardiniere, mamma bidella) e cresciuto a Coney Island, l’estrema periferia newyorchese affacciata sull’Oceano, celebre per le giostre e per essere il territorio dei letterari Guerrieri della Notte.
Il suo treno passa nel 1976. Jeffrey ha 23 anni e si mantiene insegnando matematica e fisica in una prestigiosa scuola privata di Manhattan, la Dalton, pur senza essersi laureato. Lì si fa notare per gli abiti vistosi alla Tony Manero e la familiarità con le studentesse nei corridoi. Quanto basta a spingere i responsabili dell’istituto a licenziarlo. Ma agli studenti piace: e anche ai loro papà. Convinto che sia un genio della matematica, è infatti uno di loro a cambiargli la vita. Lo incontra per caso e gli chiede se gli piacerebbe lavorare a Wall Street. Incassa un sì e gli presenta l’amico: Ace Greenberg, alto dirigente di Bear Stearns. Questo è subito conquistato da quel giovane povero, aggressivo e ambizioso: e gli offre un posto da 25mila dollari l’anno (circa 140mila di ora), gettandogli fra le braccia pure la figlia ventenne, Lynne. E pazienza se l’ufficio del personale scopre presto che le due lauree vantate dal protegé sono inventate. Quando questo ammette candidamente: «Non avrei avuto chance dicendo la verità», lo perdona.
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dal nostro corrispondente Paolo Mastrolilli
21 Dicembre 2025
Nel 1980 Jeffrey è già socio junior, guadagna 200mila dollari l’anno e la rivista Cosmopolitan lo mette in copertina come “scapolo del mese”. La storia con Lynne Greenberg è finita («mente su tutto», lamenta lei), ma intanto ha stretto amicizia con un altro dirigente di Bear Stearns, Jimmy Cayne, che lo presenta a clienti facoltosi, ottenendo in cambio donne e droghe. Quando l’azienda lo accusa di aver speso impropriamente 10mila dollari per comprare gioielli e abiti e averne sottratto altri 15mila per prestarli a un ex amico, lui si dice «offeso» dall’inchiesta interna e dalla sanzione di soli 2500 dollari impostagli grazie alla mediazione del solito Greenberg, ormai divenuto Ceo: e si licenzia. Ma continua a spendere tantissimo tanto da emettere numerosi assegni a vuoto che però nessuno contesta.
Continuando a spacciarsi per dipendente di Bear Stearns, Frequenta donne belle e facoltose come la socialite spagnola Ana Obregón e l’ex miss Svezia Eva Andersson. Credenziali che, nel 1982, lo portano alla sua prima vera truffa: estorce a Michael Stroll, Ceo di un’azienda di flipper e videogiochi, 450mila dollari promettendogli un investimento su certo petrolio greggio. L’imprenditore non li avrà mai più indietro e pure quando la faccenda finisce in tribunale, Epstein se la cava. Un giudice sostiene che non è personalmente responsabile e lo assolve.
Quei soldi sono il suo trampolino. Torna a fare operazioni con Bear Sterns aiutato da Patricia Schmidt, l’assistente del capo con cui ha una relazione e che gli passa informazioni riservate. Intanto è consulente di Steven Hoffenberg, capo di Towers Financial, società di recupero crediti. Insieme tentano addirittura di acquisire l’iconica Pan American, finanziandosi tramite un elaborato schema Ponzi. Ma mentre l’amico viene accusato di aver sottratto agli investitori 500 milioni di dollari, lui la sfanga (dopo il suo suicidio nel 2019 l’ex socio ne ammette il coinvolgimento). Nel frattempo continua a imbrogliare come già fatto con Stroll: attira investitori e non restituisce i soldi. Nel 1990 ha già accumulato 15 milioni di dollari. È allora che, durante un viaggio in Florida, incontra Les Wexner, ceo di Victoria’s Secret: ottiene carta bianca sulle sue finanze e sulle sue modelle. Il resto, è storia.