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 2025  dicembre 23 Martedì calendario

"Migrano in Africa...": cosa c’è dietro lo strano flusso migratorio cinese

Negli ultimi anni un crescente numero di lavoratori cinesi sta tornando in Africa, invertendo una tendenza che durava da un decennio. Soltanto nel 2024 sono stati registrati circa 90.793 cinesi impegnati in progetti contrattuali e servizi lavorativi in vari Paesi africani, segnando un incremento del 4% rispetto all’anno precedente. Questo ritorno non solo indica la fine di un lungo periodo di declino, ma riflette anche una nuova attenzione da parte della Cina verso i progetti infrastrutturali e le iniziative economiche in Africa. Negli anni precedenti, infatti, il numero di lavoratori cinesi era diminuito, in parte a causa di un approccio più cauto di Pechino nell’investire nei progetti della Belt and Road Initiative (BRI), ma con l’accelerazione degli investimenti, principalmente da parte delle aziende statali cinesi, la presenza lavorativa è di nuovo in aumento.
Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, che ha dedicato un lungo approfondimento alla notizia, un fattore chiave di questo cambiamento è rappresentato da grandi progetti in Africa che richiedono competenze specifiche e manodopera qualificata. Paesi come la Guinea, la Repubblica Democratica del Congo, l’Egitto, l’Angola e la Nigeria ospitano quasi metà della forza lavoro cinese presente nel continente. La Guinea, per esempio, ha attirato lavoratori cinesi per il progetto minerario Simandou, che prevede un investimento di 20 miliardi di dollari nel settore del ferro.
Questo tipo di iniziativa dimostra come le aziende cinesi stiano sempre più focalizzandosi su progetti di grande scala, sostenuti da capitali statali, piuttosto che su operazioni più piccole o individuali. Inoltre, la modernizzazione della storica Tanzania-Zambia Railway (Tazara), che risale agli anni ’70, sta contribuendo a un ulteriore afflusso di lavoratori cinesi, poiché richiede una forza lavoro specializzata e numerosa.
Tuttavia, non tutti i Paesi africani sono altrettanto favorevoli al ritorno massiccio di lavoratori cinesi. La situazione in Stati come l’Etiopia, la Nigeria e il Niger è più complicata a causa di instabilità politica e conflitti armati. La partenza di molti lavoratori cinesi da queste nazioni è legata direttamente alla precarietà economica e alla crescente insicurezza, che ha spinto gli investitori e i lavoratori a cercare opportunità altrove.
Un altro esempio? In Etiopia, il conflitto in corso ha avuto un impatto significativo sugli investimenti cinesi, mentre in Niger, l’instabilità politica e gli attacchi dei gruppi insurrezionali hanno costretto molti lavoratori a lasciare il paese. Anche la Nigeria ha visto una diminuzione dei lavoratori cinesi, sebbene questo fenomeno possa essere attribuito anche a una saturazione delle fasi più avanzate di alcuni progetti infrastrutturali. Questi eventi evidenziano come la politica interna e la sicurezza siano fattori determinanti nell’influenzare la presenza di lavoratori cinesi in Africa.
L’aumento dei lavoratori cinesi in Africa non è solo il risultato di una crescente domanda di competenze specializzate per progetti infrastrutturali, ma anche una risposta alla crescente apertura economica di alcuni Paesi africani che vedono nella Cina un partner strategico. Attenzione però, perché, come ha evidenziato Kai Xue, avvocato specializzato in investimenti, nonostante il recente aumento il numero di lavoratori segnalati è rimasto in un “plateau post-Covid” ben al di sotto dei livelli del 2019.
"Una spiegazione più plausibile per il calo del numero di lavoratori dovuto al Covid è la localizzazione della manodopera. Le imprese edili cinesi hanno fatto sempre più affidamento sulla manodopera locale africana piuttosto che importare lavoratori cinesi”, ha spiegato l’esperto