il Fatto Quotidiano, 23 dicembre 2025
Scoperto un messaggio cifrato nel “ritratto di Vittoria Colonna”: così Michelangelo le salvò la vita
Michelangelo ha forse inviato un “pizzino” per immagini alla sua musa per avvertirla di un pericolo mortale. Una ricerca durata nove anni, condotta tra archivi europei, analisi dirette delle opere e rigorosi confronti iconografici, ha portato la ricercatrice indipendente Valentina Salerno a individuare una serie di immagini nascoste in un celebre disegno attribuito a Michelangelo: il ritratto di Vittoria Colonna.
Opera d’arte custodita al British Museum di Londra. Scoperte che potrebbero aprire un nuovo capitolo nella storia dell’arte e nella comprensione del rapporto tra il genio del Rinascimento e la nobile poetessa, figura centrale nella vita spirituale e artistica del Buonarroti e sua musa ispiratrice.
Un impressionante studio, quello di Salerno, partito dall’analisi della morte del poliedrico artista, che ha intrecciato, pazientemente le vicende, le opere e i documenti riguardanti oltre ottocento personaggi storici a lui collegati; parte dei risultati di questa indagine confluiranno nel saggio scientifico: “Michelangelo, gli ultimi giorni”.
La ricerca, sostenuta dall’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi del SS. Salvatore e dal docente universitario, saggista e critico letterario Michele Rak, e condivisa in parte con la direzione dell’Archivio della Fabbrica di San Pietro, ha valso a Salerno la nomina a membro del “Comitato scientifico per le celebrazioni anniversarie di Michelangelo Buonarroti”, istituito nell’aprile scorso dalla Fabbrica di San Pietro in collaborazione con i Musei Vaticani. Un Comitato in cui siedono alcuni tra i maggiori esperti internazionali del “Divin Artista” e di cui il Fatto Quotidiano è il primo a rivelare l’esistenza. Una vera e propria indagine storico-artistica quella della studiosa che ha come focus centrale quello di ricostruire l’eredità che Michelangelo avrebbe deliberatamente occultato negli ultimi anni della sua vita, temendo che potesse essere dispersa o sottratta.
Seguendo un filone di questo studio principale, Salerno ha analizzato una famosa opera conservata nel Department of Prints and Drawings del British Museum, tradizionalmente catalogata come ritratto di Vittoria Colonna, datato 1525 e attribuito a Michelangelo. Vittoria, fu intima amica del creatore della Pietà, del Mosè e delle più iconiche opere del Rinascimento. Donna dal grande carisma con i suoi componimenti letterari e la sua fede riformista, influenzò un cenacolo di artisti che contava i nomi più prestigiosi del suo tempo. Nel 2018 uno studio dell’università di Porto Alegre in Brasile, aveva individuato nel foglio un autoritratto dell’artista. Una scoperta che fece il giro del mondo. Ma la studiosa italiana è andata oltre nella sua investigazione; incrociando importanti documenti d’archivio e comparandoli col disegno grazie allo studio di fondamentali discipline, come: l’araldica, l’emblematica e l’iconografia di luoghi e personaggi storici.
Nel giugno scorso la ricercatrice ha potuto esaminare il disegno dal vivo al museo londinese. Attraverso l’osservazione degli strati grafici e degli inchiostri utilizzati, ha ricostruito la struttura dei tratti sul foglio e individuato delle immagini nascoste e quello che potrebbe essere un messaggio cifrato inviato da Michelangelo alla nobildonna.
Ruotando infatti il disegno, come indicato dalla piccola figura già identificata nel 2018 dagli studiosi brasiliani, emergono per la prima volta nel ventre della donna: un cartiglio srotolato con delle lettere e una colonna. Quest’ultima, simbolo araldico proprio della famiglia Colonna. Accanto a questo elemento architettonico, in modo sorprendente, se ne riconosce un altro: la Torre Guevara di Ischia, oggi nota proprio come Torre di Michelangelo.
Il paesaggio tratteggiato nell’opera presenta analogie significative con il panorama della baia di Cartaromana, con la Torre Guevara, famosa nel cinquecento per il suo giardino protetto da alte mura, il Pomarium Ninphar, mura che si nascondono nelle strane pieghe dell’abito della nobildonna. Questa ricostruzione coincide con le decorazioni cinquecentesche che ancora oggi ornano i primi piani della torre. Con l’aiuto del fotografo e storico della fotografia Stefano Corso, Salerno ha confrontato il disegno con gli affreschi coevi, con stampe del XVI secolo, immagini della Biblioteca Vallicelliana e mappe come l’“Insula Aenaria Hodie Ischia” di Mario Cartaro (1586), oltre al trattato “De’ Remedi Naturali” del medico Giulio Iasolino (1588). Il risultato è un’accurata ricostruzione topografica che colloca un “messaggio cifrato” nell’immagine della torre ischitana, allora in costruzione. Elementi nascosti che grazie a un attento lavoro di grafica e animazione di Stefano Corso, Loft Produzioni e del Michelangelo Museum, sono ora visionabili in esclusiva su ilfattoquotidiano.it.
Esaminando a occhio nudo l’opera, nel corso delle sue analisi, Salerno ha individuato diversi tipi di tratto, inchiostri e colori usati, tra cui la sanguigna. Ricostruendone la sovrapposizione, si evince la creazione di un “cuore” del disegno, che contiene il “messaggio della torre” e i successivi tratti realizzati per “camuffarne” la presenza. Pieghe e volute della stoffa dell’abito della protagonista del ritratto, soprattutto nella zona del seno e del ventre.
Incredibile è stato anche il confronto del “punto di vista” utilizzato da Michelangelo, che ha riprodotto la torre esattamente per come si stagliava e nell’angolazione precisa che si aveva nel 1500 arrivando in barca dal castello di Ischia verso Torre Guevara, che – ricordiamo – si trova proprio dirimpetto alla baia di Cartaromana. Le carte antiche – come la mappa sopracitata e l’affresco – descrivono infatti l’esatta posizione che veniva occupata dal punto di attracco delle barche sotto alla Torre e gli scogli. Un altro importante dettaglio che dimostra la conoscenza esatta di quei luoghi da parte del disegnatore, in assenza di mappe disponibili (la prima mappa di Ischia è quella del 1586, come anche gli affreschi che mostrano la baia, realizzati dopo il 1570, anni dopo la morte di Buonarroti).
“Secondo la storiografia, Michelangelo e Vittoria Colonna si sarebbero conosciuti solo dopo il 1530 – dichiara Salerno -. La datazione del disegno, quindi, apriva un problema”. “Ho raccolto e confrontato dal vivo, documenti provenienti da numerosi archivi europei – spiega – dall’Archivio Apostolico Vaticano (ex Archivio Segreto ndr), agli archivi di Simancas in Spagna e Besançon in Francia, che rafforzano la datazione al 1525, suggerendo un legame tra i due molto più antico e forte – continua la ricercatrice -, risalente addirittura alle nozze di Vittoria nel castello aragonese dell’isola di Ischia nel 1509″. Ma non è tutto sui messaggi cifrati che si celerebbero nel capolavoro.
“Il 1525 fu un anno cruciale per la marchesa di Pescara. La sua lealtà all’imperatore Carlo V l’aveva resa bersaglio di nemici potenti – afferma Salerno – poiché convinse suo marito a rifiutare il trono di Napoli, che gli era stato offerto in cambio del tradimento dell’imperatore. Nel novembre chiamata a Milano al capezzale del coniuge morente, forse avvelenato, lei stessa stava per cadere in una trappola volta a eliminarla”. Partita dal castello verso il nord, venne raggiunta a Viterbo dalla notizia della morte del coniuge e tornò indietro. Secondo la tesi della ricercatrice, il disegno – con la torre, la colonna e l’allusione all’isola – sarebbe stato inviato alla nobildonna come un avvertimento cifrato. “Un modo sicuro per dirle di non proseguire verso Milano e di tornare nel castello, luogo protetto. All’epoca – prosegue -, era comune inviare messaggi nascosti in oggetti o immagini. Per Michelangelo, nascondere un indizio in un proprio disegno equivaleva a firmarlo implicitamente. Un testo scritto, infatti era maggiormente intercettabile”. La scelta della nobile di rientrare improvvisamente a Ischia potrebbe quindi trovare oggi una spiegazione maggiormente plausibile.
Nei primi del ‘900, il monsignore e professore Onofrio Buonocore, stimato ricercatore di carte d’archivio, rinominò la Torre Guevara come Torre di Michelangelo e sostenne che proprio la torre fosse stata lo scenario di incontri e messaggi segreti tra Vittoria e Michelangelo. Buonocore annotò nei suoi testi i nomi dei personaggi più importanti d’Europa che erano stati invitati alle nozze di Vittoria e Ferrante del 1509. Tutte informazioni controllate nuovamente da Salerno nei suoi approfondimenti. Don Onofrio affermò di aver trovato, una seconda lista, oltre a quella degli invitati, che elencava i partecipanti al matrimonio e tra i quali spiccava il nome di Michelangelo Buonarroti. Riprova della conoscenza pregressa tra i due personaggi.
La ricostruzione proposta da Valentina Salerno getta una nuova luce su una delle opere d’arte di Michelangelo, su un rapporto straordinario e sul ruolo politico di Vittoria Colonna nel complesso quadro europeo del XVI secolo. Una vicenda di lealtà, amicizia e ingegno rinascimentale che riemerge dai documenti, dalle analisi inedite e dai tratti di un disegno custodito nel museo londinese. Questo contributo di ricerca, messo a disposizione della comunità scientifica internazionale, potrebbe aprire la strada a ulteriori riflessioni da parte degli studiosi. Oltre alla novità delle immagini nascoste, resta lo struggente ritratto del genio toscano per una delle persone più importanti della sua vita. Tra i tratti di sanguigna, riecheggia uno dei pensieri che maggiormente esprime la forza del loro legame: “Un uomo in una donna, anzi un Dio per la sua bocca parla”. Dopo cinquecento anni esatti, la loro voce dal passato ci parla ancora, sussurrando complotti, fedeltà cavalleresca e amicizie segrete.