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 2025  dicembre 23 Martedì calendario

Manovra, bloccato in extremis blitz contro i lavoratori poveri. Giorgetti: non c’è austerity

«Dobbiamo capire come risolverla, senti Mantovano». Alle otto e mezza di sera, Giancarlo Giorgetti esce dall’aula del Senato e consegna la sollecitazione al collega per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. La telefonata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha il tono della richiesta di aiuto: «Che facciamo?». Ecco l’ultimo pasticcio del governo sulla manovra: la forzatura sullo scudo a tutela degli imprenditori condannati per aver sottopagato i lavoratori. Infilata in commissione Bilancio attraverso un subemendamento di Fratelli d’Italia. Ma – sostengono fonti dell’esecutivo – fermata dal Quirinale. Non è l’unico altolà. Ciriani ha in mano un foglio con altre quattro norme cerchiate in rosso. Due sono della Lega: meno paletti per chi passa da un incarico pubblico a uno privato e viceversa, insieme a regole più lasche per le porte girevoli. Le altre due sono a firma del senatore di FI, Claudio Lotito. Riguardano il taglio dell’anzianità per collocare i magistrati fuori ruolo e la revisione della disciplina per il personale della Covip, l’Autorità che vigila sui fondi pensione.
Preso atto del problema, nella sala della conferenza dei capigruppo si consuma lo psicodramma sulla soluzione. Il maxi-emendamento che accorpa la legge di bilancio, bollinato dalla Ragioniera Daria Perrotta mezz’ora prima, è stato già depositato in commissione. La prima idea è un decreto correttivo: le cinque norme resterebbero dentro la manovra per poi essere cancellate successivamente con un altro provvedimento. Ma l’ipotesi non convince tutti i partecipanti alla riunione. Il prezzo da pagare – è il ragionamento – sarebbe elevato: un’autocorrezione che lascerebbe strascichi. L’urgenza di incassare, all’indomani, il via libera dell’aula dà forma allo schema finale. Sarà formalizzato stamattina in commissione: i commi in questione saranno espunti dal “maxi”. Con un parere della stessa commissione. Sarà positivo, ma in coda avrà una serie di osservazioni legate proprio alle norme da cestinare. A quel punto il testo, ripulito, potrà essere votato dall’emiciclo con il bollino della fiducia, che è stata posta ieri sera quando ancora non era stata trovata una soluzione. Un altro cortocircuito perché il governo ha appunto chiesto la fiducia su un maxi-emendamento che da lì a poco avrebbe modificato.
L’ennesimo incidente sulla legge di Bilancio solleva le opposizioni. Per tutto il giorno protestano contro la norma sui lavoratori sottopagati, che il governo aveva già provato a inserire dentro un decreto sull’ex Ilva. Eppure per la maggioranza sembrava tutto filare liscio. Al netto dell’assenza di due dei quattro relatori a inizio seduta, la discussione generale era proseguita senza scossoni. Fino ad arrivare alle repliche del titolare del Tesoro. Tutte focalizzate su un concetto: prudenza. Giorgetti l’ha evocata più volte. Per rispondere agli attacchi delle minoranze sulla manovra «austera». Così: «Questa politica di austerità io la traduco con il termine prudenza». Una considerazione agganciata al fardello del debito pubblico. Netto il passaggio sulla necessità di cambiare passo sulla spesa: «Non posso continuare a ragionare come si ragionava cinque anni fa, quando i tassi di interesse – ha spiegato – erano zero o negativi e quindi quel debito in qualche modo costava molto poco». Prudenza, ancora, di cui – è la convinzione – «beneficeranno i governi a venire e i giovani». Ma il ministro non si sottrae nemmeno alla norma più politica della manovra: l’oro di Bankitalia. «È chiaramente del popolo italiano», taglia corto. Poi ricorda che via Nazionale paga un dividendo allo Stato. «Il nostro governo – dice con un filo di ironia – è sfortunato perché quest’anno», la Banca d’Italia «ha pagato 600 milioni», mentre nel 2021 cinque miliardi. L’ultimo affondo è un monito al Parlamento. «È andato via via perdendo la centralità, la dimensione che dovrebbe essere propria, con di fatto un monocameralismo che constatiamo da diversi anni: questo dovrebbe interrogare tutti noi». Una considerazione amara come è amaro il retrogusto dell’ultimo pasticcio da correggere.