Corriere della Sera, 23 dicembre 2025
Ordigni nelle statuine e sui monopattini. Così Kiev dà la caccia ai nemici nelle retrovie
Battaglie dure nel Donbass, guerra segreta nelle retrovie. È questa la cornice dell’attentato costato la vita al generale russo Fanil Sarvarov. Un’azione che potrebbe essere un nuovo colpo inferto dal nemico in coincidenza con una fase negoziale quanto mai critica. Le fonti investigative hanno subito evocato la pista ucraina mentre il Cremlino ha chiesto spiegazioni a chi deve tutelare l’alta gerarchia. Visto che la minaccia del fronte interno è stata chiara fin dai primi giorni della crisi.
L’ufficiale, uno dei responsabili dell’addestramento dell’Armata, è stato assassinato da un ordigno nascosto nella sua vettura a Mosca. Un’azione che ricorda un precedente importante: l’eliminazione ad aprile di Yaroslav Moskalik, il vice comandante della Pianificazione, dilaniato sempre da una bomba sistemata su un monopattino elettrico parcheggiato sotto all’ingresso del suo palazzo. E anche in quell’occasione l’attacco è avvenuto in concomitanza di appuntamento importante, il colloquio tra Vladimir Putin e l’inviato americano Steve Witkoff.
Prima ancora erano diventati obiettivi numerose figure politiche e militari. Nel 2022 la figlia dell’ideologo Dugin è saltata per aria sulla sua auto, quindi un blogger nazionalista, poi l’alto esponente delle forze nucleari/chimiche Igor Kirillov, un separatista ucraino, numerosi collaborazionisti raggiunti nei territori occupati. Operazioni condotte in profondità dagli apparati speciali di Kiev, mosse per dimostrare di poter perseguire le gerarchie fino a Mosca, una ritorsione asimmetrica ai bombardamenti sulle città.
Diverse le tattiche impiegate. Il propagandista Vladen Tatarsky è stato «liquidato» da una carica nascosta in una statuina offertagli come riconoscimento. L’esperto di missili Mikhail Shatsky è stato colto di sorpresa da un sicario in un parco moscovita, stesso modus operandi contro Stanislav Rzhitsky, capo della Mobilitazione a Krasnodar ed ex comandante di sottomarino, caduto in un’imboscata mentre faceva jogging. Nell’agguato a Sarvarov, invece, gli attentatori hanno avuto il tempo di manomettere la Kia, evidentemente non sorvegliata: secondo gli artificieri avrebbero trasformato il pedale del freno in una sorta di innesco per circa 300 grammi di tritolo.
Sempre l’Ucraina ha portato avanti una campagna – con rivendicazioni o meno – anche contro la flotta di petroliere ombra di Mosca, condotta a livello globale, dalle coste del Senegal al Baltico, dal Mediterraneo all’Estremo Oriente russo. Nel mezzo anche l’esplosione al gasdotto Nord Stream con il coinvolgimento – secondo le indagini – di elementi legati all’intelligence ucraina.
La Russia ha «lavorato» in modo diverso. I suoi agenti hanno ucciso ufficiali ucraini ed esuli già nel 2017. Più elaborata l’esecuzione del maggiore Gennady Chastyakov tradito nel novembre 2023 da un pacco regalo per il suo compleanno: la bomba era mimetizzata tra i doni. È stato, invece, un killer a sparare da pochi metri al colonnello ucraino Ivan Voronych, un target rilevante in quanto era ai vertici dell’Operazione Alfa, ossia una delle unità incaricate proprio degli omicidi mirati.
I russi hanno portato avanti un’attività clandestina contro i Paesi che appoggiano Kiev ben prima dell’invasione. Ecco i sabotaggi alle ferrovie, ai depositi di armi, al trasporto aereo (vicenda dei pacchi bomba su jet Dhl), alle infrastrutture. Alcuni piani sono riusciti, altri li hanno stoppati. E ci sono state poi le provocazioni per creare insicurezza e tensione, alimentare polemiche: lo hanno rivelato un paio di indagini francesi.
In numerose circostanze la missione è stata affidata a mercenari, persone reclutate con offerte di denaro e qualche promessa. Una soluzione a basso costo, pratica e con pochi rischi per i committenti che hanno sempre la possibilità di negare. Una linea ambigua osservata, in alcuni casi, anche da Kiev con messaggi velati, silenzi, allusioni al karma, mezze verità, smentite totali, bugie. Un’area grigia dalla quale gli ucraini sono talvolta usciti assumendo la responsabilità di un atto perché utile ai fini del conflitto.