repubblica.it, 22 dicembre 2025
Enrico Varriale condannato per minacce. Le telefonate dalla Rai con la voce camuffata: “Morirai”
Sei mesi dopo la condanna a dieci mesi per le violenze sull’ex compagna, Enrico Varriale incassa un nuovo verdetto di colpevolezza. Il Tribunale di Roma ha riconosciuto l’ex vicedirettore di Rai Sport responsabile di aver aggredito e minacciato un’altra donna nel 2021, infliggendogli una pena di sette mesi di reclusione. La sentenza arriva al termine di un processo scaturito dalla denuncia della vittima. La donna ha raccontato di essere stata picchiata dal giornalista e di essere stata perseguitata con appostamenti sotto casa e telefonate anonime. Tuttavia, il tribunale non ha riconosciuto l’accusa di stalking, riqualificando il reato in minacce. I fatti risalgono all’inverno 2021.
Secondo quanto ricostruito in aula, al termine di una discussione il giornalista avrebbe colpito la donna, che frequentava, con uno schiaffo, facendola cadere. La vittima ha raccontato di aver iniziato a soffrire di attacchi di panico già dalla sera stessa. «Mi ha dato uno schiaffo a piene mani che mi ha fatto cadere. Quando ho cercato di scappare e lui mi ha chiusa a chiave, ho capito che era panico: una sensazione di pericolo, soffocamento, tremore», ha dichiarato davanti ai giudici.
Secondo la denuncia, gli episodi sarebbero proseguiti anche nei giorni successivi. Gli atti ricostruiscono in particolare quanto avvenuto il 19 dicembre 2021, quando l’imputato avrebbe contattato la donna utilizzando un’utenza della Rai, suo luogo di lavoro, oscurando il numero chiamante e pronunciando con voce contraffatta una minaccia: «Morirai».
I riscontri medici hanno avuto un peso decisivo. I certificati prodotti nel corso del dibattimento attestano un trauma cranico non commotivo, compatibile con la caduta seguita all’aggressione, elementi che hanno consolidato la ricostruzione dell’accusa. Varriale si è difeso contestualizzando l’episodio all’interno di una relazione burrascosa. In merito alla telefonata anonima ha dichiarato: «Non ho detto “Morirai”, ma “Sono Enrico e sono in Rai”». Le spiegazioni fornite dall’imputato hanno consentito di escludere l’accusa di stalking, ma non quella di minacce né quella di lesioni. Da qui la seconda condanna a carico del giornalista.