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 2025  dicembre 21 Domenica calendario

Amazon, l’ultima di Bezos: più pacchi fai più punti avrai

I centri logistici di Amazon sono l’ambientazione di un grande videogioco e i lavoratori sono i protagonisti. Non hanno in mano il joypad; sono proprio loro gli avatar quasi “telecomandati” dall’esterno: possono essere trasformati in pescatori e, per ogni pacco che chiudono, ottengono un pesce che si traduce in punti nella classifica generale. Ma non è tutto: la galassia formata dall’azienda di Jeff Bezos è anche una specie di “piccolo” Stato di polizia, dove i dipendenti sono sottoposti non solo a controlli soffocanti per monitorare le loro prestazioni, ma anche a pressanti interrogatori per perseguire eventuali furti commessi da loro o persino semplicemente da loro colleghi.
Se ne parlerà questa sera nella puntata di Report, in onda alle 20:30 su RaiTre. Il programma d’inchiesta di Sigfrido Ranucci è tornato a occuparsi di Amazon, il secondo datore di lavoro più grande al mondo, che si prepara nei prossimi anni a sostituire 600 mila dipendenti con i robot. Nel frattempo, sembra da anni portare avanti un processo di “robotizzazione” dei lavoratori umani, sottoposti a un sistema di controlli e repressione che sarà raccontato in un servizio firmato da Emanuele Bellano. I metodi sono impressionanti: si parte dal videogioco che dovrebbe servire a motivare i lavoratori, a spingerli a prestazioni più veloci, a creare competizione tra loro. L’effetto collaterale è una dipendenza, una sorta di ludopatia che può portare addirittura a non andare in bagno anche se si ha lo stimolo, per non abbassare il punteggio.
Anche i controlli video sembrano particolarmente pervasivi. Come raccontato da un sindacalista sentito da Report, sono state contate 698 telecamere in un solo impianto, disposte in serie una a pochi metri dall’altra. Secondo Amazon servono solo a tenere in sicurezza i macchinari e oscurano le postazioni fisse; da immagini che si è procurata Report, come si vedrà nella trasmissione, sembrano invece del tutto idonee a monitorare le prestazioni dei lavoratori. Ma l’aspetto forse più sconvolgente dell’inchiesta riguarda gli interrogatori. Come raccontato in anonimo da dipendenti Amazon, il colosso di Jeff Bezos ha assunto una serie di professionisti dagli ambienti militari per dirigere le operazioni di sicurezza al suo interno. A quanto appreso dai giornalisti di Report, Amazon utilizza il metodo Wicklander-Zulawski, che ha addestrato anche la National Security Agancy americana (Nsa), la Drug Enforcement Administration (Dea), cioè la polizia antidroga e ha coinvolto anche la polizia di frontiera americana e l’Fbi. La metodologia è scientifica: i lavoratori vengono convocati, si fanno domande aperte e non assertive, e l’obiettivo non è solo scoprire se l’interrogato ha violato norme – per esempio ha rubato beni aziendali – ma anche ottenere informazioni sugli altri colleghi. Si tratta di un modo di fare che pone molti dubbi di legittimità, per usare un eufemismo. Il diritto del lavoro, infatti, non contempla interrogatori in senso stretto da parte di investigatori privati nell’ambito dei procedimenti disciplinari ai danni dei lavoratori. Questo proprio perché il dipendente è il contraente debole del rapporto, deve avere il tempo e la serenità di elaborare la sua difesa, senza sentirsi messo alle strette. Come affermerà il giuslavorista Edoardo Ales, gli interrogatori e il tentativo di ottenere testimonianze su altri dipendenti possono configurare violenza psicologica ai danni dei lavoratori.
Infine, i controlli all’uscita: i lavoratori passano attraverso i metal detector, con addetti che gestiscono la situazione. Si tratta però di fiduciari, non di guardie giurate, e qui sorge il sospetto che si utilizzi personale non adeguato a queste mansioni al fine di risparmiare sul costo del lavoro. Nel rispondere a Report, Amazon ha spiegato che il team è composto in questo modo per esigenze operative, non per “considerazioni di natura economica”. Ha poi spiegato che i dipendenti vengono sottoposti a interviste che possono interrompere in qualunque momento, non ritiene invece si tratti di interrogatori. Quanto alle telecamere, ha ribadito che non inquadrano postazioni fisse. Dalle immagini di Report emergerà il contrario.