il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2025
Il Mose resta a secco per i tagli del governo mancano 40 milioni per farlo funzionare
Le barriere del Mose servono per tenere lontane le alte maree dal centro storico di Venezia, non per difendere il sistema che gestisce l’opera idraulica dai buchi di bilancio. Sono stati stanziati i soldi per far fronte alle esigenze di cassa del Consorzio Venezia Nuova e per pagare le aziende impegnate nei lavori di rifinitura dell’opera in vista del collaudo, ma si sono anche incagliati nella resistenza operata dalla Ragioneria Generale dello Stato. Il ministero delle Infrastrutture ha dato il via libera, ma il ministero dell’Economia e Finanza ha rallentato la procedura, anche perché impegnato a trovare le risorse per la tribolata legge finanziaria in approvazione.
Mancano così 40 milioni. Il Consorzio ha annunciato di non riuscire a far fronte agli impegni nei confronti dei dipendenti e nell’assicurare l’alzata delle dighe mobili in caso di acqua alta. Le imprese private attendono i pagamenti per lavori già fatti da un anno e dopo le ferie decideranno se fermarsi. “Se i soldi non arrivano nelle prossime ore, il timore è che se ne riparli a primavera” spiega Devis Rizzo presidente di Kostruttiva e di Legacoop Veneto. “È un fatto che grida vendetta: non è possibile che siano le aziende a finanziare lo Stato per una cifra così importante”. La partita è complessa. L’Autorità per la Laguna di Venezia, presieduta da Roberto Rossetto, non è ancora entrata in piena operatività, nonostante debba subentrare al Consorzio, da anni in liquidazione. La Finanziaria ha in discussione un emendamento che trasferisce il Mose sotto il controllo dell’Autorità, aumentando il finanziamento per la gestione e manutenzione da 560 milioni a un miliardo nell’arco 2021-2034. Un’altra partita è quella dei decreti per complessivi 95 milioni a favore del Consorzio, che sono residui di precedenti finanziamenti mai erogati. L’urgenza dei 40 milioni chiesti dal commissario liquidatore Massimo Miani riguarda, invece, la possibilità di garantire la continuità operativa e il contributo delle imprese che attendono di essere pagate. Se si fermeranno si allontanerà ancora il termine indicato a fine giugno 2026 per il collaudo del Mose. Monica Sambo, consigliera regionale del Pd, ha chiesto l’intervento del presidente della Regione Alberto Stefani: “Di fronte a un tema così delicato e urgente, colpisce la totale assenza politica del sindaco Luigi Brugnaro. Da lui non è venuta nessuna presa di posizione chiara”.