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 2025  dicembre 21 Domenica calendario

Maldive artificiali

Nella corsa contro il tempo della lotta al cambiamento climatico che minaccia l’esistenza di diverse zone del mondo, le Maldive fanno uno scatto in avanti con un progetto futuristico e potenzialmente rivoluzionario.
Quello che prevede la creazione di Maldives Floating City (MFC): la prima città galleggiante al mondo, capace di accogliere sui suoi 200 ettari tra le 20mila e le 30mila persone, che a partire dal 2027 vivranno su 5mila unità abitative ancorate al fondale e collegate tra loro, in modo da consentire agli abitanti di spostarsi liberamente tra i canali artificiali, ideati come un labirinto marino in una laguna. Tra i suoi meandri ci si potrà muovere con piccoli battelli, come in una sorta di Venezia del futuro, o più comodamente a piedi, in scooter e in bicicletta sulle stradine che costeggeranno le case colorate con i toni dell’arcobaleno.
Un cantiere concepito per garantire un futuro all’arcipelago situato nell’Oceano Indiano, le cui isole si trovano a soli 90 centimetri sul livello del mare. Secondo il Gruppo intergovernativo dell’Onu (Giec), quell’angolo di paradiso incontaminato rischia di scomparire nel 2100 a causa dell’innalzamento costante delle acque. Un destino comune con molti altri Paesi insulari, contro il quale i maldiviani si oppongono nella speranza di non finire in uno scenario post-apocalittico come quello raccontato in Waterworld, il blockbuster degli anni novanta con Kevin Coster ambientato in un mondo sommerso dai mari.
La promessa ai cittadini della futura città galleggiante è quella di una vita simile al quotidiano della terraferma, con ristoranti, negozi, scuole e ospedali. Il tutto, però, a galla sul filo dell’acqua. Vista dall’alto, la struttura, situata a 10 minuti in barca dalla sovraffollata capitale Male, somiglierà al corallo Meandrina. «Una prima parte, fabbricata nello Sri Lanka, è già stata inviata sul posto via nave», ha detto a Le Figaro l’architetto Koen Olthuis, fondatore di Waterstudio, società olandese che ha concepito il progetto in collaborazione con il connazionale Dutch Docklands. I lavori sono già iniziati e dovrebbero giungere al termine nel 2027. Al momento, i costi ancora non sono stati svelati. Quel che è certo, almeno stando a quanto annunciato, è il basso impatto ambientale della Mfc, concepita nel pieno rispetto dell’ambiente circostante, grazie all’utilizzo di tecnologie green e alla preservazione dell’ecosistema. La crescita naturali dei coralli, ad esempio, sarà indotta dai banchi artificiali posti sotto la città, mentre le barriere coralline verranno impiegate come frangiflutti naturali.
Le Maldive puntano così a garantire il loro futuro senza stravolgimenti. «La popolazione locale è favorevole al progetto», ha spiegato Olthuis, ricordando che gli abitanti del posto, per la maggior parte pescatori, considerano la futura città «come una semplice estensione della capitale, in cui le case saranno più abbordabili» economicamente. Nel 2022, quando fu lanciato il cantiere, i prezzi erano di 150mila dollari per uno studio e di 250mila dollari per una casa capace di ospitare una famiglia intera.
La città galleggiante potrebbe diventare un modello applicabile anche in altre parti del mondo, dove la scomparsa della terraferma è ormai solo una questione di tempo a causa degli effetti del cambiamento climatico. Un fenomeno che, secondo la Banca mondiale, dovrebbe portare entro il 2050 a 216 milioni di migranti, obbligati a lasciare i loro Paesi per sfuggire a inondazioni, siccità e altri cataclismi. Progetti simili a quello delle Maldive sono in cantiere anche in Corea del Sud, dove si sta costruendo Oceanix City con il sostegno dell’Onu, e nel Mar Baltico, con delle isole artificiale concepite dalla società Blue21, anche lei dei Paesi Bassi. Ma nessuno di questi sembra essere paragonabile per portata e innovazione a quella destinata a salvare l’arcipelago che ogni anno attira migliaia di turisti per i suoi paesaggi mozzafiato. «Il cambiamento climatico richiede la moltiplicazione di città miste, in parte galleggianti e in parte terrestri, perché le terre diventeranno ancora più rare», ha ricordato l’architetto olandese Olthuis, il cui studio prevede di costruire in due anni 10 mila case sull’acqua a basso costo. Tante risposte ad una sfida esistenziale lontana dall’essere vinta.