Corriere della Sera, 21 dicembre 2025
Amore & corpo
Il cuore nelle parole e il corpo nei video. Levante prepara così il percorso che la porterà in gara al Festival di Sanremo per la terza volta e all’uscita del suo sesto album.
L’altroieri ha pubblicato «Sono blu», quarto singolo che anticipa il nuovo progetto: si parla sempre di amore...
«Il tema dell’amore mi era ben chiaro sin dall’inizio. Ho fatto una lunga ricerca, ho letto semiologi e filosofi, mi sono presa il tempo di cui avevo bisogno... e mi sono staccata dai social per poter dare spazio alla mia ricerca interiore. Sono nate canzoni che raccontano l’amore da punti di vista diversi».
Quello di «Sono blu»?
«La delusione, tutto parte da un “Dimmi cosa credi di me”. Una coppia alla resa dei conti, gli occhi delusi, dopo un viaggio in piena luce i due sono di fronte a un vicolo cieco. Ho impostato il suono del synth e ne è nato un riff che mi ha trapanato il cervello, mi ricorda l’elettronica che mi piace, un po’ Berlino anni 90, un suono imponente e muscolare».
Canzone e amore: tutto già detto?
«Tutti noi ci interroghiamo sulle modalità in cui viviamo l’amore, ripercorriamo gli eventi personali fallimentari che ci portano a pensare di non saper amare e, invece, attraverso questo processo scopriamo sempre di più».
Come vive l’amore lei?
«In questa età da donna fatta e finita, l’ho spogliato di quella magia e allure di passione, perfezione e bellezza con cui ci viene raccontato. L’ho smascherato con la psicoterapia e ho scoperto molte cose nascoste di me».
A Sanremo ci va con una ballad: «Sei tu»...
«Il focus sarà il desiderio di esprimere l’amore, il non riuscire a verbalizzarlo. Sono quasi una storyteller esterna perché a me capita il contrario: sono istintiva, di fuoco. Sarà una canzone sull’incomunicabilità, ma in maniera tenera. Un brano che si muove sulle punte».
Non sulle punte, ma in tutti gli ultimi videoclip lei balla...
«Non ho studiato danza, anzi da bambina ho giocato a calcio e fatto anni di pallavolo... ma ho il pallino della danza. Lavoro da anni con Macia Del Prete, una coreografa che con me adotta questo metodo: mi fa ballare, mi osserva e crea le coreografie incasellando quei miei movimenti spontanei. Più che danza è movimento. È come se il corpo mi parlasse».
Cosa le dice?
«Ho un rapporto di grande amore con il mio corpo: ho imparato a voler bene ad ogni parte. E, sarà l’età, me ne prendo cura: non bevo, non fumo, frequento foniatra, logopedista, osteopata...»
All’Ariston ballerà?
«No, mi devo concentrare sull’esibizione, non voglio distrarmi o distrarre il pubblico. La danza ci sarà poi nel tour col quale tornerò finalmente nel sudore dei club, ma non con un corpo di ballo: il corpo di ballo sarò io stessa».
Chi vince Sanremo?
«A scatola chiusa tifo Serena Brancale: ho la sensazione che porterà qualcosa di intenso».
Un ricordo da spettatrice?
«Rimane indimenticabile l’esibizione dei Placebo nel 2001. Risi moltissimo con quel finale nel disordine totale (Brian Molko spaccò la chitarra e fece il dito medio ndr)».
Un ricordo del primo Sanremo del 2020?
«Ho sbagliato a non divertirmi come avrei voluto. “Claudia, anche meno... svuota quel palco e lasciati andare”, diceva la psicoterapeuta».
Il ritorno nel 2023?
«L’esibizione venne fagocitata dall’estetica: si parlò più dei capelli biondi che del brano. Mi è servito come lezione: basta una sciocchezza per far perdere alla gente la concentrazione su quello che sei. Ero in piena depressione post partum... avevo preso una villetta in cui stavo con il mio compagno Pietro e nostra figlia Alma. Cercavo di proteggermi dal caos della prima volta in cui avevo corso da un’intervista all’altra, mi sembravano tutti pazzi...».
In famiglia anche questa volta?
«No, in hotel da sola! Alma ha 3 anni e mezzo, sa che andrò in tv anche se non ha chiaro cosa sia Sanremo. Lei è un viaggio meraviglioso».
C’è anche l’amore materno nel disco?
«No, tratto l’amore non in senso esteso, ma quello delle relazioni a due».