Corriere della Sera, 21 dicembre 2025
Tim vince in Cassazione sul canone. Dallo Stato rimborso di 1 miliardo
Tim incassa oltre un miliardo di euro dallo Stato e si prepara alla conversione delle azioni di risparmio. Respingendo il ricorso del governo, la Corte di Cassazione ha confermato il diritto della compagnia telefonica a ricevere il rimborso del canone da oltre 500 milioni versato 27 anni fa. L’origine del contenzioso risale al 1998, l’anno successivo alla liberalizzazione del settore quando la Finanziaria stabilì il pagamento del contributo obbligatorio agli operatori di telecomunicazione calcolato in base al fatturato, in sostituzione del canone di concessione ormai inapplicabile.
A Tim furono chiesti 528,7 milioni, ma la compagnia telefonica ha sempre sostenuto che tale pagamento allo Stato fosse indebito e ha perciò agito per ottenerne la restituzione. Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte di Cassazione ha dato ragione a Tim, ordinando al governo di rimborsare, fra rivalutazione e interessi, oltre un miliardo.
La sentenza era ampiamente attesa: la Cassazione aveva già deciso nello stesso senso sull’identica pretesa di Vodafone. Non a caso, la compagnia telefonica si era già fatta anticipare larga parte della somma dalle banche (Unicredit e Santander), a cui ora, dopo una serie di passaggi tecnici, andrà l’incasso. E, a sua volta, il governo ha appostato in manovra un «fondo» da 2,2 miliardi per le partite legali dello Stato, inclusa quella con Tim.
La sentenza consente però a Tim di contabilizzare pienamente il rimborso. Che potrà quindi andare a sostenere i piani della società guidata da Pietro Labriola. In particolare, secondo indiscrezioni, la conferma del rimborso e il margine finanziario in tal modo ottenuto da Tim potrebbe sbloccare la conversione delle azioni di risparmio.A stretto giro potrebbe così tenersi un consiglio di amministrazione di Tim per esaminare le modalità della conversione e poi delineare una proposta da portare in assemblea. Assumendo che la conversione avvenga in rapporto di uno a uno, Poste scenderebbe dal 27,3% a circa il 19-20% di Tim. Resta da vedere, in tale ipotesi, quale quota avrebbe l’hedge fund Davide Leone & Partners che a settembre deteneva circa il 10% delle azioni di risparmio ma che fonti di mercato accreditano ormai di una quota superiore.