Corriere della Sera, 21 dicembre 2025
Influenza, la variante K spinge i contagi
Il nome intimorisce e ricorda brutte storie del passato. Però l’influenza K, così è stata battezzata dai comitati internazionali di tassonomia dei virus, finora non si è mostrata così «cattiva» come la dipingono. «Forse un po’ più contagiosa e duratura rispetto alle forme che ci hanno raggiunti nell’ultimo inverno, un rischio maggiore per i più fragili», osserva Fabrizio Maggi, direttore del laboratorio di virologia e biosicurezza dell’istituto Spallanzani.
Il bollettino aggiornato dal RespiVirNet, il sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità, per la prima volta ne fa menzione nel comunicare «l’aumento dell’incidenza totale delle infezioni respiratorie acute nella settimana dall’8 al 14 dicembre». La soglia raggiunta è di 14,7 casi ogni 1.000 assistiti, 817 mila nuovi casi stimati che portano a quasi 5 milioni il numero degli italiani colpiti da virus influenzali e respiratori dall’inizio della stagione fredda.
Le analisi evidenziano che il ceppo K è nettamente prevalente. Imperversa in altri Paesi. Raggiunto il picco in Gran Bretagna, 7 milioni a letto in Germania, in 27 su 38 Stati europei si sta registrando un’incidenza alta o molto alta secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. In Italia la curva è in rapida salita: da Natale in poi ci sarà un effetto moltiplicatore perché le riunioni familiari e le occasioni conviviali favoriscono lo scambio di particelle respiratorie fra persone.
La K è una variante di uno dei tre ceppi influenzali circolanti e inseriti nel vaccino, l’AH3N2. È geneticamente diversa dal tipo atteso, spiega Maggi.
Nel 2024-25 il principale responsabile delle infezioni è stato l’altro ceppo, l’H1N1, e adesso, di fronte a un microbo solitamente meno attivo e oltretutto mutato, il nostro sistema immunitario è stato colto alla sprovvista. È il mestiere dei virus: cercano di modificarsi quel tanto che basta per conquistare le nostre cellule.
Allo Spallanzani «i ricoveri di pazienti con complicanze legate all’influenza tra cui la polmonite sono in aumento. È una stagione che si preannuncia molto intensa», si prepara a settimane complicate Gina Gualano, responsabile del reparto malattie infettive dell’apparato respiratorio. La situazione sarebbe stata migliore se gli ultra 65enni si fossero vaccinati, come viene raccomandato dal ministero della Salute anche tramite le campagne di sensibilizzazione. Invece «la metà dei destinatari non ha risposto all’invito a recarsi dal medico di famiglia o in farmacia. I sintomi della forma K potrebbero essere più intensi ma è presto per dimostrarlo. Chi si immunizza col vaccino in ogni caso è protetto e, se contagiato, sviluppa una malattia molto meno impegnativa». La prima terapia? Il riposo, perché aiuta l’organismo a reagire, unito a farmaci antinfiammatori e antifebbrili.
L’intensità dell’epidemia è molto sostenuta in Campania e Sardegna, alta in Sicilia, media in Abruzzo, Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Bolzano.
Il bollettino sottolinea che non ci sono tracce della circolazione di ceppi aviari nella popolazione, segnalati in molte zone europee sugli uccelli (ieri un caso anche in Piemonte). È un’influenza presente dal 2003, di tipo H5N1. I sistemi di sorveglianza la monitorano molto attentamente, pronti ad allertarsi se ci dovesse essere il temuto passaggio sull’uomo il cui rischio aumenta «con l’aumento dei casi animali», nota l’epidemiologo del San Raffaele, Giovanni Rezza.