21 dicembre 2025
Quattro storie e quattro film americani
Varese
21 dicembre 2025
Le seguenti righe a parzialissima (non mi soffermo difatti sugli errori e le falsità dei notiziari) dimostrazione del fatto che chiunque voglia anche solo minimamente capire i film, i telefilm, naturalmente i telegiornali (ovviamente, non solo come nei sotto riportati casi quando trattano di Stati Uniti essendo la mia la sola ‘Visione globale’) in genere deve vederli insieme al sottoscritto, interrompendo io ogni qual volta ritenga necessario la visione per dare ai presenti le indispensabili informazioni.
Se degli Stati Uniti, come verifichiamo tutti i giorni e in particolare nei periodi elettorali, condizionati come siamo dall’ideologia, dall’ignoranza e dalla faziosità dei nostri referenti, ben poco conosciamo e comprendiamo dal punto di vista dell’analisi politica, altrettanto (e forse peggio) si può dire per quel che riguarda la loro storia, gli uomini preclari che l’hanno illustrata e le azioni dagli stessi compiute.
Lo si verifica in particolare sullo schermo allorché, come spesso accade, citazioni specifiche mettono in crisi tutti gli spettatori ai quali, nell’occasione, per capire, occorrerebbe una conoscenza della storia e della società d’oltre oceano molto, molto profonda (a dire il vero, spesso latitante tra gli stessi americani).
Ecco quattro, significativi esempi cinematografici.
In ‘Collateral’ (2004, regia di Michael Mann), all’inizio del film, una volta scoperto che la sua passeggera è un avvocato, il taxista Jamie Foxx le chiede se “intende seguire le orme di Clarence Darrow” e si sente rispondere “No, preferisco l’accusa”.
In ‘Una canzone per Bobby Long’ (2004, regia di Shainee Gabel),la studentessa Scarlett Johansson, dovendo affrontare un esame, si scrive sul palmo della mano alcuni nomi: “William Rehnquist, Anthony Scalia...”.
In ‘Proposta indecente’ (1993, regia di Adrian Lyne), al momento di stilare il contratto che prevede un compenso di un milione di dollari per Demi Moore in cambio di una notte da trascorrere con Robert Redford, uno degli avvocati chiede venga introdotta nel testo la “clausola John Garfield”.
Infine, in ‘Un tram che si chiama desiderio’ (1951, del grande Elia Kazan) – e la battuta è nella sceneggiatura ma non nel dramma di Tennessee Williams dal quale è tratta la pellicola – Brando/Kowalski, arrabbiatissimo, scaglia a terra un piatto e poi con veemenza afferma: “Huey Long ha detto che ogni uomo è un re. Quindi lo sono anch’io”.
Ora, chi erano o sono gli or ora nominati signori?
Quali le ragioni delle citazioni?
Ebbene, Clarence Darrow è stato uno dei più importanti avvocati difensori americani.
Attivo negli anni Dieci, Venti e Trenta del trascorso Novecento, si illustrò in particolare nel cosiddetto ‘Processo della scimmia’ del 1925 (il primo seguito in tutti gli States via radio) nel quale, difendendo il professor John Scopes, imputato di avere insegnato a scuola le teorie darwiniane sull’evoluzione umana, si dette da fare, al momento invano visto che perse, contro l’oscurantismo rappresentato nell’occasione da William Jennings Bryan, già più volte candidato alla Casa Bianca e Segretario di Stato nel primo governo di Woodrow Wilson, consulente dell’accusa in quanto massimo esperto della Bibbia le cui teorie sulla creazione sosteneva a spada tratta.
Rehnquist e Scalia erano a quel mentre il primo un ex Presidente e il secondo uno dei nove membri (autorevole sostenitore delle teorie originaliste) della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Il grande e dimenticatissimo John Garfield, interprete fra l’altro della prima versione di ‘Il postino suona sempre due volte’, morì facendo l’amore.
Per conseguenza la clausola contrattuale che prende il suo nome nel film sopra citato sta a dire che il milione di dollari dovrà essere pagato anche se il miliardario Redford non riuscirà a sopravvivere alla prova.
Infine, Huey Long era uno dei massimi personaggi della vita politica americana degli anni Venti e Trenta (fino al 1935, per il vero).
Democratico e populista, più volte Governatore della Louisiana, in seguito Senatore a Washington, sostenitore nel 1932 di Franklin Delano Roosevelt, in vista delle elezioni di quattro anni dopo pensò seriamente alla Presidenza.
Espose il proprio programma rivoluzionario ed anarchico in un libretto intitolato ‘I miei primi cento giorni alla Casa Bianca’.
Temuto da Roosevelt, finì per ragioni locali concernenti la Louisiana sotto i colpi di pistola di un medico di campagna.
La sua vicenda fu immortalata da Robert Penn Warren dal cui romanzo che vinse il Pulitzer fu tratto il film ‘Tutti gli uomini del re’, di Robert Rossen.
Alla fine, volendo per così dire salvarsi in corner, a ben guardare, un perfetto clima di reciprocità!
Non accusiamo, infatti, noi sempre gli americani di essere ignoranti perché ben poco conoscono della nostra storia e della nostra società?
Non diciamo, non sapendo per nulla dove, per esempio, si collochi il Nebraska.
Mauro della Porta Raffo