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 2025  dicembre 19 Venerdì calendario

“Notizie senza volto”: più titoli sui migranti ma manca la loro voce

Le testate giornalistiche italiane hanno dedicato più spazio alle persone migranti ma hanno faticato, anche quest’anno, a dare voce alle loro storie: sono 5.155 i titoli di giornale a tema migrazioni dal 1° gennaio al 31 ottobre, contro i 4.511 del 2024 (+14%). La maggior parte, però, sono racconti senza i protagonisti: nel 24% dei servizi televisivi dedicati all’immigrazione parla la politica, contro il 7% in cui ad avere il microfono in mano sono le persone migranti. È questo il quadro delineato dal XIII rapporto dell’associazione Carta di Roma “Notizie senza volto”, presentato ieri a Torino, che descrive un giornalismo più attento all’uso delle parole, ma ancora incapace di rimuovere il racconto delle migrazioni da una cornice narrativa di «emergenza di sicurezza o problema di flussi». La maggiore attenzione alle migrazioni non si conferma sul lungo periodo: nell’ultimo quinquennio il numero di titoli è significativamente inferiore al periodo 2014-19. La copertura mediatica non è determinata direttamente – come sembrerebbe a prima vista – dalla pressione migratoria: nel 2019, per esempio, il numero di titoli era aumentato nonostante il calo di sbarchi. Avvenire si conferma il primo giornale per copertura mediatica: con 814 titoli è la testata più prolifica anche quest’anno, seguita da Il Giornale e La Stampa.
In particolare, si registra un aumento di attenzione nei mesi di gennaio e febbraio, legato principalmente al caso Almasri (13% delle notizie) – anticipato proprio da Avvenire – e all’accordo con l’Albania. Un secondo incremento si nota nei mesi di giugno e luglio, quando in cima all’agenda sono tornati i corridoi umanitari attivati con la Palestina. Anche per questo, l’associazione Carta di Roma ha individuato in “Gaza” la parola simbolo del 2025. La frequenza dei titoli, però, non spiega come i giornali raccontino le migrazioni. Se, da un lato, sono in calo termini come “clandestino”, dall’altro resta viva «la rappresentazione delle migrazioni in una cornice di emergenza permanente».
Il rapporto registra 1.282 volte la parola “emergenza”, 1.056 “allarme”, 493 “minaccia” e 471 “invasione”. «Riaffiora la necessità di un linguaggio capace di distinguere tra ciò che accade e ciò che temiamo – commenta Nello Scavo, giornalista di Avvenire e presidente dell’associazione Carta di Roma -. Perché dietro ogni titolo, anche quando moltiplica le paure, rimane il compito più semplice e più difficile del giornalismo: restituire umanità a ciò che la politica riduce a flusso, e voce a chi continua a non averne».