la Repubblica, 19 dicembre 2025
“Servono aiuti militari”. Pressing di Crosetto sul nuovo decreto Kiev
Nessuno nel governo ha voglia di polemizzare con Alfredo Mantovano, che a Kiev, per il 2026, propone di inviare «principalmente aiuti civili», tramite un decreto Ucraina diverso dai precedenti. Soprattutto «generatori elettrici» più che armi, ha detto ieri a Repubblica il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Contestarlo significherebbe sfidare Palazzo Chigi, di rimbalzo Giorgia Meloni. Eppure nell’esecutivo, con toni pacati e dichiarazioni limate fin nelle virgole, c’è chi in queste ore insiste su un punto: al paese di Volodymyr Zelensky servono ancora aiuti militari, come prima. Soprattutto per le difese aeree. Il primo a esporsi è stato il vicepremier, Antonio Tajani. A margine del summit Ppe di Bruxelles, il ministro degli Esteri ha dichiarato ai cronisti: «Io credo che in questa fase si possa continuare a sostenere anche da un punto di vista militare l’Ucraina». Il decreto, per il segretario di Forza Italia, ci sarà, «nessun dubbio, adesso si discuterà per vedere quale sarà il suo contenuto». Come dire: il dibattito è aperto.
Interviene pure il ministro della Difesa (e big di FdI), Guido Crosetto. La premessa è soft, del resto Crosetto, come racconta nel suo libro Storie di un ragazzo di provincia, è cresciuto nelle file della Dc piemontese. «Ho letto le varie dichiarazioni – risponde a chi gli chiede dell’uscita di Mantovano – e sono contento perché vanno nel solco di ciò che abbiamo fatto in questi anni, cioè che i nostri aiuti prioritariamente debbano concentrarsi sulla difesa dei civili dagli attacchi che subiscono ogni giorno. Oltre a tutto ciò che faremo con aiuti umanitari». Occhio alle parole: Mantovano parla di aiuti civili «come i generatori», Crosetto di aiuti «per la difesa dei civili» e ricorda che «ci siamo sempre concentrati soprattutto sulla difesa aerea». Gli aiuti umanitari diventano una postilla. Comunque, come detto, non c’è voglia di frontali pubblici: «Non posso che essere d’accordo e non ci sono per noi problemi», prosegue il ministro, che poi avverte: «Per noi l’importante è non bloccare la possibilità dell’invio di aiuti a chi non vuole vincere una guerra, ma sopravvivere fino a quando terminerà».
Il Pd è in allerta per lo sganciamento dalla causa di Kiev. Secondo il senatore Filippo Sensi le parole di Crosetto «equivalgono al bollettino di Cadorna», cioè Caporetto. «Non si leggeva dall’epoca una simile ammissione di sconfitta, l’Ucraina lasciata con la mazzafionda, mi vergogno». Crosetto ribatte, via social: «Ti invito ad aspettare il decreto oppure a leggere bene le mie parole. Nessuna sconfitta, nessun abbandono. Non devi vergognarti di nulla se non ti sei vergognato in questi quasi quattro anni». Il senso è: non faremo di meno.
La Lega intanto gongola per le parole di Mantovano. Il partito di Matteo Salvini ritiene di avere avuto rassicurazioni. Anche se nell’inner circle del capo del Carroccio, che di recente ha avuto il plauso di Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, piazzano paletti via via più stringenti, per il decreto alle viste. Sono tre: insistere sugli aiuti umanitari «prevalenti»; specificare chiaramente che anche la quota (minoritaria) di forniture militari sia destinata esclusivamente «alla difesa» e non agli attacchi in territorio russo; e inserire nel testo, magari tra le premesse, il no italiano a soldati in Ucraina. Salvini sul punto non molla la presa, scagliandosi contro l’Ue, proprio mentre Meloni è impegnata al consiglio europeo: «A Bruxelles sento parole terrificanti, il decreto Ucraina sia diverso dai precedenti e si concentri sulla difesa e non sull’offesa». Il testo è atteso in Cdm il 29, ma al governo c’è la tentazione di anticipare il varo a lunedì. Per mettere un freno ai contrasti.