Corriere della Sera, 19 dicembre 2025
Giorgetti: Mps-Mediobanca, nessuna ingerenza del Tesoro
La decisione di Mps di lanciare un’offerta su Mediobanca «è stata presa dai manager della banca senese in maniera autonoma e noi, come azionisti, abbiamo preso atto». E ancora, il ministero dell’Economia non ha escluso nessuno dalla cessione della terza tranche della privatizzazione di Mps: «L’acquisizione degli ordini dagli investitori è stata gestita direttamente da Banca Akros e il Mef non ha conosciuto prima della presentazione del”book” (ossia del documento finale) né il numero di investitori individuati né la modalità di selezione». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti difende a tutto campo l’operato del Tesoro nella vicenda Mps-Mediobanca nel corso dell’informativa d’urgenza alla Camera dei deputati di ieri, una vicenda finita sotto esame della Procura di Milano e che vede indagati per aggiottaggio e ostacolo alla vigilanza il ceo di Mps, Luigi Lovaglio (solo nella scalata a Mediobanca), Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri.
Giorgetti ha ricordato tutte le tappe della privatizzazione del Monte che ha visto il Tesoro incassare 2,6 miliardi cedendo progressivamente il 52,5% della sua quota, a fronte di un impegno originario di 1,6 miliardi, preso nell’ambito della ricapitalizzazione del 2022 e pari a 2,5 miliardi.
L’uscita dalle secche del 2016 – quando la banca chiuse il bilancio con 3,38 miliardi di rosso, un preludio all’intervento di Stato – è arrivata rispettando gli obblighi Bce e proteggendo i risparmiatori e la stabilità dell’istituto senese, ha certificato il ministro, che ha riconosciuto gli sforzi dell’attuale management: il «salvataggio» e il «risanamento» del Monte si deve all’amministratore delegato, Luigi Lovaglio», nominato dal governo di Mario Draghi, che ha protetto e rilanciato la banca con «un valore del titolo passato da un minimo di 1,95 per azione nel 2022» agli 8,79 euro della chiusura di ieri, ai massimi. «Lovaglio – ha poi rimarcato Giorgetti – ha percepito un compenso esponenzialmente inferiore rispetto a quello degli amministratori di banche di dimensioni comparabili». Quanto al futuro, il ministro ha detto che «il Mef, in coerenza con gli impegni assunti a livello europeo, non presenterà alcuna lista in occasione del rinnovo del cda». Poi, ogni «deliberazione sulla quota residua del Mef in Mps, pari al 4,86%» «non sarà adottata in una logica di mera cassa ma strategica» vista «la rilevanza del risparmio per la tutela della sicurezza economica nazionale». Giorgetti in Transatlantico ha risposto indirettamente anche al ceo di Unicredit Andrea Orcel che si era lamentato di essere stato escluso dall’ultima cessione di quote Mps: «Abbiamo fatto tre Abb: perché non ha partecipato alle prime due?». Per il deputato Pd Virginio Merola «secondo questa informativa tutto sarebbe corretto. Noi riteniamo che quello che avete fatto è un intervento a favore di interessi di parte», ha commentato in aula.
Intanto ieri in Mps si è tenuto l’ultimo cda dell’anno per accelerare i cantieri in vista dell’integrazione con Mediobanca. Piazzetta Cuccia dovrebbe restare una legal entity separata e autonoma con un suo board, un passaggio chiave anche per attuare nel futuro i piani per trattenere i talenti. Non è ancora stato deciso se questa unione avverrà attraverso un’offerta sul mercato per ritirare Mediobanca dal mercato. C’è attesa poi per il via libera della Bce alla lista del cda in tempo per convocare un’assemblea straordinaria tra fine gennaio e inizio febbraio.