Corriere della Sera, 19 dicembre 2025
Matilde e Leo Caressa: «Il nostro podcast in pigiama fra amori moderni e uncinetto. Ventenni fragili? No, empatici»
«Rendez-vous da me» nasce per caso, in pigiama, in una cameretta tutta rosa. Matilde Caressa, 23 anni, che studia scrittura creativa alla Holden di Torino, ed Eleonora, per tutti Leo, 21, Scienze umanistiche per la comunicazione alla Statale di Milano, sono sorelle e soprattutto amiche. Figlie di Benedetta Parodi e Fabio Caressa, hanno ambientato il loro podcast nella stanza di Leo perché in cucina c’è già la mamma con le telecamere che riprende le sue ricette e in salotto si accampa spesso per le dirette sportive il papà. Leo: «Da noi, a tutte le ore, ovunque ti giri, c’è una ring light e qualcuno che dice “non passare, sto facendo un video”». Una volta a settimana, Matilde e Leo chiacchierano dei temi della Generazione Z: primi amori, primi lavori, università, amicizie, sogni e paure di chi entra nell’età adulta. È uno spaccato su cosa significa avere vent’anni oggi. Hanno collezionato 360 mila ascolti e più di 9 mila iscritti su YouTube. Matilde racconta: «L’idea mi è venuta dopo aver visto una serie tv, Nobody Wants This, dove ci sono due sorelle che fanno un podcast. Leo, inspiegabilmente, ha detto sì».
Perché «inspiegabilmente»?
Leo: «Perché sono timidissima: tanto riservata quanto Matilde è espansiva. Però il titolo mi ha convinta subito perché quando c’è un problema o una confidenza da condividere, nella chat con mamma scriviamo “rendez-vous da me” e ci ritrovavamo all’istante. Il podcast è lo stesso: un momento per dirci le cose come vengono, senza filtri».
Matilde: «In realtà, sin da piccole, facevamo una sorta di show per i nostri genitori: li obbligavamo a sedersi in salotto mentre facevamo sketch, balletti, canzoni originali».
Quali temi hanno conquistato di più i follower?
Leo: «Le relazioni, sicuramente. Ci scrivono in direct: “Il mio migliore amico mi ha chiesto di uscire, che faccio?”. Anche le amicizie. Però ci piace portare anche temi che ci stanno a cuore, come femminismo, libri, ambiente».
Matilde: «Facciamo intrattenimento, ma vogliamo bilanciare con temi importanti per i nostri coetanei».
In una puntata avete detto che le amicizie deludono più degli amori. È davvero così per i ventenni?
Matilde: «La friendship breakup, la rottura di un’amicizia, a volte, fa più male della fine di un amore: ci investi tempo, energie, sentimenti. È una puntata in cui in tanti si sono riconosciuti».
Leo: «Un tema molto da ventenni è come bilanciare amicizia e amore: tenere insieme persone diverse senza perderne nessuna».
Chi di voi è più brava in quest’arte?
Matilde: «Io non ho molto da bilanciare, non sono fidanzata, mi perdo in relazioni terrificanti finché le amiche mi dicono: “Basta, non ne possiamo più”».
Leo: «Io ho un ragazzo da due anni e spero di riuscire a mantenere insieme tutti. Vorremmo fare una puntata con lui, ma si vergogna troppo».
Una puntata di successo sull’amore?
Matilde: «Quella di “consigli per gli uomini”. È piaciuto quello di mettere poche storie su Instagram, per essere più misteriosi».
La situationship cos’è?
Matilde: «Io sono la massima esperta al mondo. All’inizio è normale stare in una situationship, ma se dopo mesi che frequenti un ragazzo non conosci gli amici, non ti dice se siete monogami e tu sei presa, il consiglio è andarsene. Io lo non seguo mai, però lo diamo».
Si dice che la vostra generazione sia fragile e iperprotetta. È così?
Matilde: «In parte, sì. Però abbiamo anche più informazioni, più possibilità di capire cosa succede nel mondo».
Leo: «A casa, a noi, hanno insegnato a leggere il giornale tutte le mattine, ora, ascoltiamo podcast di notizie. In famiglia ci scambiamo consigli su quali seguire».
Matilde: «Non è comune tra i coetanei. Nel mio contesto milanese, quasi nessuno approfondisce l’attualità. A Torino, studiando anche giornalismo, è diverso: sappiamo distinguere fra clickbait e notizia e che il rischio dei social è che ti diano la versione fatta per emozionarti e tenerti lì, e tu finisci per ragionare in bianco e nero».
Davvero, come dite in una puntata, tutte le ventenni fanno l’uncinetto?
Leo: «Noi no, perché non abbiamo manualità, ma lo fa il 90 per cento delle nostre amiche. Ti mette in uno stato zen, fai qualcosa con le mani e non scrolli».
Matilde: «È l’unico modo per staccarsi dal telefono e per pulire la mente».
Nel podcast, ogni tanto compare anche vostro fratello Diego, 16 anni. Che cosa aggiunge al racconto?
Matilde: «Viene a dirci che siamo vecchie, sfigate e cringe, cioè imbarazzanti».
Che cosa farete da grandi?
Matilde: «Scriverò. Mi sto laureando in Lettere moderne. Leggo tantissimo, scrivo da quando ero bambina, ho scritto anche canzoni. La Holden mi sembra il posto perfetto per me. Penso a giornalismo culturale, sceneggiature, e lavoro a un romanzo».
Leo: «Io amo l’intrattenimento. Mi piacerebbe lavorare in tv, anche dietro le quinte: autrice, produzione. Da piccola, seguivo sui set mamma e mi piaceva ascoltare le riunioni degli autori: inventare giochi, sfide, idee».
Cucina e sport non vi hanno contagiate?
Matilde: «Io vivo da sola e brucio tutto. E la cosa più attraente che mi può dire un ragazzo è: preferisco il basket».
Leo: «Io, quando ho conosciuto il mio ragazzo, gli ho chiesto di giurarmi che non seguiva il calcio. Invece, passo le serate con lui, mio fratello e mio papà che parlano di partite. Quanto alla cucina, mamma ne è gelosissima, arriva e dice “faccio io”».
In un’intervista al «Corriere», i vostri genitori hanno detto che la regola di casa Caressa è “mai in pigiama”. Perché voi fate il podcast in pigiama?
Matilde: «La cameretta è l’unica stanza libera per le riprese e l’idea è un pigiama party fra amiche».
Qual è un valore della vostra generazione che gli adulti non colgono?
Matilde: «La combattività viene scambiata per politically correct».
Leo: «In realtà è sensibilità verso gli altri. A volte, viene letta come fragilità, ma è anche capacità di capire le difficoltà degli altri».
Quanto durerà il vostro podcast?
Matilde: «Idealmente, vorremmo farlo per tutta la vita, ma deve crescere con noi. Se un giorno il pigiama sul letto non funziona più, cambieremo. Io sogno di portarlo in teatro. E anche in radio».
Leo: «Io dico che, finché interessa alle persone, potrei farlo anche ogni giorno».