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 2025  dicembre 19 Venerdì calendario

«Milano Cortina, archiviare l’indagine sulle assunzioni vip». Le carte alla Corte dei conti

Assunzioni nella fase iniziale della Fondazione Milano-Cortina 2026 «proposte da Vincenzo Novari (allora amministratore delegato, ndr) e Giovanni Malagò (ex presidente del Coni, ndr) in via prevalente di loro conoscenti ed ex collaboratori»; assunti caratterizzati da «rapporti di parentela con persone politicamente esposte»; «presenze rendicontate attraverso autodichiarazioni via mail» fino a febbraio 2024, ma non sempre riscontrate già solo in un campione esaminato dalla GdF; «mancata pubblicazione delle modalità di selezione dei dipendenti»: la Procura di Milano ha trasmesso alla sezione regionale lombarda della Corte dei conti, «per le valutazioni di competenza» sull’eventuale danno erariale, gli atti su queste «criticità», nonché sulla valutazione del contratto d’affitto nel 2024 da 3,2 milioni di euro l’anno stipulato dalla Fondazione con Tim per la sede del comitato olimpico al posto di quella gratuitamente messa a disposizione dal 2020 da Allianz. Trasmissione di atti contestuale alla richiesta di archiviazione in sede penale del fascicolo, rimasto senza indagati, «alla luce» di due questioni di diritto: «l’intervenuta abrogazione», operata dalla legge Nordio nell’estate 2024, «dell’abuso d’ufficio nel quale tradizionalmente venivano inquadrate tutte le ipotesi di illiceità nelle assunzione pubbliche di dipendenti»; e l’impossibilità, elaborata dalla Cassazione, di applicare la «turbativa d’asta» alle procedure comparative aventi a oggetto l’assunzione di personale, anziché solo all’acquisizione di beni o servizi.
Fra le 30 assunzioni di «potenziali criticità», l’elenco stilato dal Nucleo Pef della GdF di Milano sui «soggetti legati al mondo politico», o a «incarichi in aziende statali», o a «altri soggetti noti», indica tra gli altri Lorenzo Kocis La Russa, figlio dell’attuale presidente del Senato, Ignazio; Lavinia Prono, già segretaria di La Russa ed ex candidata Pdl; Antonio Marano, ex direttore di Rai2 e già amministratore di Rai Pubblicità; Ursula Bassi, già social media manager della Fondazione Open di Matteo Renzi; Livia Draghi, nipote dell’ex premier ed ex governatore Bce, Mario; Vito Kahlun, ex servizio studi di Berlusconi; Giacomo Granata, figlio del numero tre di Eni, Claudio; Flaminia Tamburi, sciatrice figlia del presidente di Enel, Carlo Tamburi; Marta Bertolli, nipote dello stilista Renato Balestra; Lorenzo Giordano, figlio del giornalista Mario; Tommaso Gatta, figlio del dirigente rapporti istituzionali di Palazzo Chigi; e sedici ex manager con Novari in H3G, Wind3 o Nhc.
Per nessuno di essi l’indagine può però certificare che Novari e Malagò abbiano subìto sollecitazioni politiche. Su Malagò, infatti, anche l’ex responsabile del personale della Fondazione, Lara Carrese (andata via in modo burrascoso dalla Fondazione) ha detto ai pm che «a onor del vero Malagò non mi ha mai imposto di prendere nessuno, mi ha sempre detto “questi sono i curriculum arrivati, guardali con attenzione e poi decidi tu…”». E Novari ai pm ha giurato che «solo in due occasioni ricevette sollecitazioni “calde” e “forti”, per le posizioni di Lavinia Prono ed Alessandro Cova, segnalate dal portavoce Paolo Sensale del presidente della Regione Lombardia», Attilio Fontana. Sul punto Novari il 28 maggio 2024 non ha aggiunto nel verbale ai pm il commento salace che invece il 3 marzo 2023, discutendo in chat con il suo collaboratore Massimiliano Zuco un articolo del quotidiano Il Domani sul tema assunzioni, aveva fatto (a proposito della natura dell’interessamento di Fontana alla posizione di Prono) in quella chat ora allegata agli atti inviati alla Corte dei conti.
Il filone iniziale dell’indagine dei pm sulle contestate turbative d’asta in alcuni appalti informatici pende intanto davanti alla Corte Costituzionale, dopo che il 5 novembre scorso la gip Patrizia Nobile ha accolto la richiesta della procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis di sollevare davanti alla Consulta la costituzionalità del decreto legge fatto dal governo Meloni nell’estate 2024 sulla qualifica della Fondazione come soggetto privato anziché (come sostenuto dai pm) organismo di diritto pubblico.