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 2025  dicembre 18 Giovedì calendario

Nel nome della rana

Nella foto di questa meravigliosa creatura, la rana galattica del Kerala, sta la contraddizione dell’essere umano di fronte alla Natura. Le chiamano “magiche” perché sembrano nere, ma colpite da un fascio di luce il loro corpo si illumina e appaiono macchie più chiare brillanti come stelle. Magiche anche perché, secondo i ricercatori, sembra che usino le macchie come mezzo di comunicazione. Il nome scientifico di queste rane è “Melanobatrachus indicus”. Piccole come un polpastrello, rarissime e in via di estinzione. Per questo sono prede ambite di alcuni sciagurati naturalisti (o meglio, loro credono di esserlo ma sono il contrario) che si sono addentrati nella foresta pluviale del Sud dell’India per fotografarle prima che sia troppo tardi.
Il fatto è che per fotografare l’ultima rana galattica hanno ucciso l’ultima rana galattica. Forse non proprio l’ultima, ma tra le ultime. Un paradosso che ricorda gli sforzi del signor Palomar di Calvino nel catturare l’onda del mare. Ci sono realtà che non si possono afferrare, perché quando cerchi di fissarle perdono la loro essenza.
Così le rane in questione, che erano una famiglia di sette e vivevano sotto un tronco caduto in un certo posto del Kerala, oggi non ci sono più. Lo racconta sul Guardian Rajkumar K P, membro e ricercatore della Zoological Society of London. All’inizio del 2020 aveva trovato questi sette rarissimi esemplari e si riprometteva di tornare per studiarli e magari capire come proteggerli. Poi è arrivata la pandemia. Quando è tornato le rane erano scomparse. E il grande tronco caduto era rotto e spostato. Intorno calpestio e orme di umani, vegetazione distrutta. Il ricercatore ha poi scoperto da testimoni locali che vari gruppetti di fotografi “naturalisti” avevano ribaltato i tronchi alla ricerca delle rane. Le prendevano a mani nude e le mettevano in posa scegliendo fondali più belli, tipo su un tronco ricoperto di muschio, per ottenere immagini migliori. Le maneggiavano senza guanti e le rane galattiche respirano attraverso la pelle e sono incredibilmente sensibili. Risultato: contaminate, le rane sono morte.
Queste meravigliose rane mi piacerebbe paragonarle, e spero di non peccare di eresia, a una incarnazione contemporanea della mitologica Euridice, che Orfeo perde per sempre quando si volta per guardarla. Lo sguardo di Orfeo dissolve l’amata. Se le ami, non le guardare.
Allo stesso modo certi luoghi del pianeta minacciati dal cambiamento climatico diventano meta dell’ultimo irragionevole viaggio di turisti ansiosi di visitarli proprio perché a rischio. Si sa che scompariranno, vedi i ghiacciai, e per questo diventano prede ambite di viaggiatori alla ricerca dell’esclusività: cosa c’è di più esclusivo di un luogo che, proprio perché tu ci stai andando, non esisterà più? Si chiama turismo “last chance”. Qualcuno ha provato a sostenere che sia l’amore per la Natura a muovere queste persone. Ti porto a toccare con mano per prendere consapevolezza di quanto sta accadendo. La questione morale è ben diversa: i turisti che vanno in Antartide non sono in grado di capire il danno che procurano, in termini di emissioni di carburante, danni alla fauna, introduzione di germi e malattie. Chi è interessato a sapere lo sa già, non ha bisogno di gente che manifesti in loco il suo amore per il pianeta.
Il nostro dilemma dovrebbe essere quello del dottor Benjamin Tapley, curatore del dipartimento Rettili e Anfibi della Zoological Society of London, che quando vede nel suo feed di notifiche sul telefono la foto di una rana galattica fa una smorfia e si chiede: Come è stata scattata? Qual è stato l’impatto sul microhabitat? Noi oggi pubblichiamo questa foto della rana galattica. E dovremmo porci le stesse domande del dottor Tapley. E darci un’unica risposta: la rana galattica è magica perché si dissolve se la tocchi, come un fiocco di neve o una bolla di sapone. Non cercate di catturarle. Limitati a immaginarla, come l’onda del signor Palomar.