corriere.it, 18 dicembre 2025
Milano, il professore che si traveste da Batman in metrò per studiare l’effetto: «Fanno tutti più attenzione agli altri»
Cosa succede quando un eroe mascherato esce dai film ed entra all’improvviso nella realtà in uno dei luoghi simbolo della routine quotidiana come la metro milanese? L’idea è venuta a un docente universitario di Psicologia clinica che ha deciso di promuovere un esperimento confrontandosi con i passeggeri della metro: cosa cambia a livello comportamentale quando una presenza insolita entra nelle nostre abitudini? Per rispondere a questa domanda il professor Francesco Pagnini, con alle spalle dieci anni ad Harvard, ed oggi ordinario di Psicologia in Cattolica si è travestito da Batman e aiutato dai suoi assistenti si è «calato» sulle banchine della stazione ed è salito sui treni. «Con la scienza bisogna anche sporcarsi le mani» – dice. Ecco cos’ha scoperto.
Professore Pagnini, autore dell’«Effetto Batman», come le è venuta l’idea di questo esperimento?
«Una delle cose di cui mi occupo è il concetto di mindfulness che tradotto in altri termini è la vera presenza nel momento: esserci con la mente e con il corpo con una forte consapevolezza di sé. Noi studiamo a livello accademico vari modi per promuovere questo senso di presenza. Il contrario di mindfulness è quella distrazione che si crea quando ci muoviamo in luoghi noti e mettiamo “il pilota automatico” e pensiamo seguendo comportamenti predefiniti».
E come entra in gioco la presenza di Batman?
«Nel nostro esperimento occorreva invece un elemento insolito che chiamerei di rottura e Batman era perfetto. La rottura appunto di quegli automatismi che usiamo per muoverci nella realtà di tutti i giorni, magari immersi in mille distrazioni».
E un docente universitario travestito da Batman ha cambiato le cose?
«Assolutamente sì. Le persone escono dal loro guscio abitudinario e prestano improvvisamente attenzione non solo al personaggio mascherato ma a tutto quello che hanno intorno. E qui accade la prima cosa interessante: le persone “vedono” le donne incinte (studentesse o ricercatrici che si sono prestate anch’esse al travestimento) e in percentuale molto maggiore rispetto a un normale vagone fanno sedere i passeggeri più vulnerabili».
Una volta calato nei panni del supereroe com’è stata la sua esperienza?
«Direi molto divertente: quando in università ci siamo tutti vestiti per l’esperimento ho portato il team a bere un caffé in ateneo. E al bar ho incontrato il Preside di Facoltà, il mio capo, che mi guarda stranito e mi dice: “Cosa fai vestito così?”. E io gli rispondo: “Per la scienza ci si immola!” fra le risate generali. È stato un modo per rompere il ghiaccio prima di scendere in metropolitana».
L’esperimento ha avuto delle limitazioni?
«Sì sono stati messi dei paletti: la commissione che ha approvato il mio progetto mi ha suggerito di non indossare la maschera completa nel timore di turbare qualcuno dei passeggeri. Io invece avrei voluto tanto indossarla».
Com’è stata svolta la vostra ricerca?
«Nella prima parte del nostro test, una sperimentatrice, apparentemente incinta, è salita sul treno insieme a una ricercatrice che ha valutato se i passeggeri fossero disposti a lasciare il proprio posto alla donna in gravidanza. Nella situazione sperimentale, invece, io stesso, travestito da Batman sono comparso entrando da una porta diversa del convoglio. Davanti a questa presenza inattesa, i passeggeri si sono mostrati molto più inclini a cedere il posto: il 67,21 per cento lo ha fatto quando Batman era presente, ovvero più di due persone su tre, contro il 37,66 per cento della «condizione di controllo», cioè poco più di una su tre».
Quali le reazioni? Sconcerto, indifferenza, un sorriso...
«Il 44 per cento di chi ha ceduto il posto nella condizione sperimentale ha affermato di non aver notato Batman. Ma in qualche modo, che stiamo analizzando, la mia presenza ha cambiato l’ambiente sul vagone e promosso una maggiore pro-socialità, cioè il sintonizzarsi maggiormente sui segnali sociali che abbiamo intorno e magari agire con altruismo».
Dov’è sono stati pubblicati i risultati dell’esperimento?
«Nel nuovo numero della rivista scientifica americana Nature Mental Health. In tutto, dopo l’incontro con Batman, abbiamo intervistato 138 passeggeri per elaborare i loro comportamenti».
Si è ispirato a qualche esperimento simile?
«Per quel che ne so siamo i primi in assoluto».