Corriere della Sera, 18 dicembre 2025
Dal mammut Pietro al Barocco. L’Aquila riabbraccia il suo museo
Per gli aquilani è Pietro, una creatura di mezza età rimasta sottoterra un milione e 300 mila anni prima di venire scoperta in una cava d’argilla, a Scoppito, nell’Aquilano. Per i visitatori che ancora non lo conoscono, lo scheletro fossile del Mammuthus Meridionalis sarà l’attrazione ludica del Munda restaurato, il Museo nazionale d’Abruzzo dentro il Castello cinquecentesco dell’Aquila. Travolto dalla foga del terribile terremoto del 6 aprile 2009, il museo riapre al pubblico il 20 dicembre, più di sedici anni dopo quelle scosse che sembravano non finire mai.
Novantotto opere esposte abbracciano il periodo che va dal Medioevo all’età barocca e riempiono le sale del piano terra e del primo piano del Castello, in un percorso che non lascerà da soli i visitatori, pieno di schermi interattivi con linguaggi inclusivi per abbattere le barriere cognitive. Pietro sarà lì, alla fine della visita al piano terra, pronto ad accogliere le risate e lo stupore dei bambini. Con la sua zanna gigante e lo scheletro quasi intatto, questo mammut è uno dei migliori esemplari preistorici per stato di conservazione. Gli abruzzesi più danarosi hanno fatto una colletta e raccolto più di 600 mila euro per rimettere in sesto le sue fragili ossa antiche dopo il sisma. Il resto è stato un lavoro di restauro enorme e faticoso.
«Abbiamo cominciato l’allestimento del museo poco più di un anno fa, quando gli uffici del ministero ci hanno consegnato le sale del castello ricostruite e restaurate». Massimo Osanna è il direttore generale dei musei del ministero della Cultura. Al Munda ha lavorato a stretto contatto con la direttrice Federica Zalabra e un’équipe specializzata tutta al femminile. Da quando ha preso la guida dei nostri musei nazionali Osanna si è battuto per far uscire le opere dai depositi. Spiega adesso: «Liberare le opere chiuse in mezzo alla polvere è una mia fissazione. Per questo museo sono riuscito a tirar fuori una bellissima Annunciazione di un artista tedesco, Walter Monich che aveva lavorato molto in Abruzzo. Era nel museo del Bargello a Firenze e l’ho portata qui all’Aquila insieme a una Madonna lignea con Bambino da Castel Sant’Angelo».
Sabato prossimo il museo non verrà riaperto per intero, con le scosse violente del 2009 il secondo piano è collassato e si dovrà aspettare ancora un po’ prima di poter sistemare dentro le opere e riaprirlo per le visite. Per dieci anni le opere del Munda sono state ospitate negli spazi dell’ex mattatoio di Borgo Rivera accanto alla Fontana delle 99 cannelle, opere che nel 99% dei casi sono tutte abruzzesi e legate strettamente alla regione.
Un’intera sala del Munda è dedicata a San Pietro Celestino V e alla Basilica di Collemaggio, qui dove è nata la storia dell’Aquila. Un’intera sezione è invece tutta per la scultura lignea medievale, tipica dell’area appenninica, raffigurante effigi della Madonna e di Cristo. Ci sono poi acquisizioni recenti come il trittico Dragonetti de Torres di Antoniazzo Romano e la pala La sacra parentela di Nicola Filotesio, detto Cola dell’Amatrice e infine la grande tavola del Maestro del Trittico di Beffi, la Dormitio Virginis, alta espressione dell’arte abruzzese di fine Trecento.
«Il nostro è un lavoro di work in progress», dice ancora Osanna spiegando che quando verrà aperto il secondo piano del castello si potrà completare il percorso storico con opere dal Seicento all’Ottocento, ma anche con la caffetteria, il ristorante, la biblioteca, la sala conferenze.