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 2025  dicembre 17 Mercoledì calendario

Meno aggressioni agli insegnanti Valditara: «Merito delle regole»

Per mesi sembrava un’emergenza senza fine. Docenti aggrediti, dirigenti minacciati, genitori trasformati in “avversari”. Ora, quasi sottotraccia, qualcosa è cambiato all’interno degli Istituti. Nei primi quattro mesi dell’anno scolastico 2025 gli episodi di violenza contro il personale sono scesi a 4 in tutta Italia, contro i 21 dello stesso periodo del 2024 e i 19 del 2023. Un crollo netto, certificato dai dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, che segna una discontinuità dopo anni difficili.
Il trend è chiaro anche guardando all’intero anno scolastico: 71 aggressioni nel 2023, scese a 51 nel 2024. Episodi fotografano un fenomeno che si sta ridimensionando anche nella sua distribuzione. Tre aggressioni si sono verificate nelle scuole del primo ciclo (elementari e medie), una alle superiori. Nessun caso è stato registrato nelle scuole dell’infanzia o né nei centri di formazione professionale. A essere colpiti sono stati soprattutto i docenti: tre episodi hanno coinvolto insegnanti, uno un dirigente scolastico (in un caso insieme ai docenti). Nessuna aggressione ha riguardato il personale Ata (Amministrativo, tecnico e ausiliario). Quanto agli autori, il dato è chiaro: in quattro casi su quattro si tratta di familiari, con un solo episodio in cui è stato coinvolto anche uno studente. Episodi che nascono quasi sempre da conflitti legati alla valutazione, alla disciplina, alla gestione dei rapporti interni famiglia-scuola.
Ma la curva, per la prima volta, scende davvero. A sorprendere è soprattutto la geografia del fenomeno. Lazio, Lombardia e Campania, tra le regioni più colpite negli anni passati, oggi segnano zero episodi nei primi mesi del nuovo anno scolastico. Un risultato che pesa, perché parliamo di territori ad alta densità di studenti e scuole.
Diverso il quadro al Nord: Emilia-Romagna e Piemonte restano ferme a 2 episodi ciascuna, confermando una difficoltà strutturale a invertire la rotta. Il Sud, che in passato dominava la classifica negativa, oggi mostra un netto ridimensionamento: Calabria, Sicilia, Sardegna, Puglia e Basilicata sono tutte a quota zero.
Secondo il ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, la chiave è nelle regole: «Sono dati molto importanti. Un ruolo significativo lo ha giocato l’introduzione di sanzioni più severe e la linea della tolleranza zero. Chi aggredisce un docente aggredisce lo Stato». Una frase forte, che fotografa il cambio di passo politico e simbolico.
Ma c’è anche un altro fattore: dal 2023 il ministero ha avviato un monitoraggio puntuale, rendendo visibile un fenomeno che prima veniva registrato in modo frammentario. Più trasparenza, più responsabilità. Il rischio di nuove tensioni non è azzerato, e nessuno parla di problema risolto. Ma per la prima volta dopo anni di escalation, la scuola italiana manda un segnale diverso: meno paura, più regole, più autorevolezza. È la prova che intervenire davvero funziona.