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 2025  dicembre 17 Mercoledì calendario

Sberla al Garante Privacy: il Tribunale di Roma assolve Report e cancella la multa

La multa del Garante Privacy contro Report non stava in piedi. E ora lo certifica il Tribunale di Roma. Con una sentenza depositata il 16 dicembre 2025, il giudice ha annullato il provvedimento con cui nel luglio 2023 l’Autorità aveva ammonito la Rai per la messa in onda di due email di Andrea Mascetti nella puntata di Report “Vassalli, valvassori e valvassini”, trasmessa il 26 ottobre 2020.
Il caso era già stato raccontato dal Fatto Quotidiano: il Garante aveva ritenuto illecito l’uso delle email – provenienti dal database del consorzio di giornalismo investigativo OCCRP – sostenendo che la loro diffusione violasse la privacy di Mascetti e dei suoi interlocutori. Da qui l’ammonimento, il divieto di ulteriore diffusione dei documenti e l’annotazione del provvedimento nei registri interni dell’Autorità.
Il Tribunale ribalta l’impostazione. E lo fa con una motivazione ampia, che non lascia molto spazio a interpretazioni creative. Prima di tutto chiarisce un punto dirimente: Report è giornalismo d’inchiesta, non semplice cronaca. Un’attività protetta dall’articolo 21 della Costituzione, caratterizzata – scrive il giudice – da ricerca autonoma delle fonti, collegamento critico delle informazioni e funzione di controllo sull’esercizio del potere.
In questo contesto, le due email contestate non sono un dettaglio accessorio né un’invasione della sfera privata. Al contrario, costituiscono un elemento essenziale dell’inchiesta, perché servono a verificare e smentire una dichiarazione dello stesso Mascetti, che aveva scritto alla redazione sostenendo di non avere più alcun ruolo politico nella Lega. Le email mostrano invece un coinvolgimento nel programma culturale del partito e scambi con l’entourage del governatore lombardo Attilio Fontana.
Secondo il Tribunale, quei documenti non rivelano aspetti della vita privata, ma riguardano Mascetti come professionista attivo in un contesto pubblico, inserito in una rete di rapporti politici e istituzionali che – come emerge dal servizio – ha inciso sull’assegnazione di incarichi e consulenze in Lombardia. Non a caso le email vengono mandate in onda per pochi secondi, con gli indirizzi oscurati, e fanno da sfondo alle dichiarazioni del conduttore Sigfrido Ranucci.
Il giudice richiama esplicitamente il principio di “essenzialità dell’informazione”: la privacy può cedere quando la diffusione dei dati è indispensabile per comprendere un fatto di interesse generale. Ed è esattamente questo il caso. Le email sono funzionali alla ricostruzione del “sistema feudale” descritto nell’inchiesta – quello dei vassalli, dei valvassori e dei valvassini – e corroborano le testimonianze di politici ed ex amministratori che raccontano la centralità di Mascetti nei rapporti tra Lega, enti pubblici e professionisti.
La sentenza contiene anche una critica netta all’operato del Garante. Le regole deontologiche sul trattamento dei dati personali in ambito giornalistico, ricorda il Tribunale, non possono essere interpretate in modo estensivo, perché incidono su un diritto costituzionale. Il potere sanzionatorio dell’Autorità è limitato alle violazioni evidenti e non può trasformarsi in uno strumento per comprimere il diritto di informare quando l’inchiesta è fondata su documenti leciti e rilevanti.
Risultato finale: sanzione annullata. Le spese di lite vengono liquidate in oltre 9.200 euro e compensate al 50%, con condanna di Garante e Mascetti a rimborsarne metà alla Rai. La compensazione parziale è legata solo al rigetto di un’eccezione tecnica sui termini del procedimento, ma sul merito la decisione è inequivocabile.
La sentenza chiude così una vicenda che va oltre il singolo caso. E manda un messaggio chiaro: la tutela della privacy non può diventare una scorciatoia per colpire il giornalismo d’inchiesta. Quando l’informazione documenta un sistema di potere e lo fa con fatti verificabili, il diritto dei cittadini a sapere viene prima. Anche se dà fastidio. Anche se qualcuno preferirebbe non vedere quelle mail, nemmeno sfocate.