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 2025  dicembre 17 Mercoledì calendario

Che cos’è AfroféminasGpt, la versione antirazzista di ChatGpt

«ChatGpt, che cos’è il razzismo?». Prima risposta: «Il razzismo è un insieme di idee, atteggiamenti e comportamenti basati sulla convinzione che alcune persone siano superiori o inferiori ad altre». C’è una versione di ChatGpt che dà una definizione diversa: «Il razzismo non è semplicemente un’opinione o un insulto: è un sistema di potere». Stessa domanda, risultato diverso. Ma sempre di ChatGpt si tratta. La seconda risposta si ottiene se si usa la versione AfroféminasGpt. Si tratta di uno strumento di intelligenza artificiale creato nel 2025 da Antoinette Torres Soler, una filosofa e attivista cubana residente in Spagna, che da decenni lotta contro il razzismo e la discriminazione nei confronti delle donne razzializzate. Lo strumento non nasce per rispondere a tutto, una competenza che invece pretendiamo dai chatbot di intelligenza artificiale generativa che ormai usiamo quotidianamente. Il punto di partenza è un altro, e il risultato pure. «Il suo obiettivo è essere coerente, rigoroso e fedele al pensiero nero e alle comunità che serve. Il suo più grande valore sta nel sapere quando restare in silenzio per non tradire lo scopo etico per cui è stato creato». Lo si legge dal sito ufficiale del progetto.
Entrambe le versioni sono in grado di svolgere i compiti di un normale assistente, ma le differenze si notano anche da pochi esperimenti. «Che cos’è il giorno del Ringraziamento?». ChatGpt “tradizionale” risponde così: «La festa del Ringraziamento (Thanksgiving Day) è una ricorrenza celebrata soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, dedicata al ringraziare per ciò che si ha». AfroféminasGpt aggiunge un pezzo: «Per molte persone indigene e per pensatrici decoloniali, la festa del Ringraziamento non è motivo di celebrazione. È vista come un mito fondatore che nasconde il genocidio, la colonizzazione e il furto delle terre indigene».
Ma come lo può fare usando contemporaneamente la stessa interfaccia di ChatGpt? AfroféminasGpt non è connesso a una rete internet proprio perché l’obiettivo non è mostrare tutto. E questo non è un dettaglio. Questo chatbot non accede a tutti i siti internet presenti nel web come invece fanno Perplexity o ChatGpt dove possiamo trovare tutto, ogni punto di vista e ogni sfumatura, anche la più problematica e discriminante. Non accede alle notizie e non segue i dibattiti in tempo reale. È uno strumento di intelligenza artificiale che viene educato manualmente con testi di figure chiave del pensiero afroamericano e decoloniale: dalla filosofa femminista Angela Davis alla scrittrice e attivista bell hooks. AfroféminasGpt conosce Stuart Hall, Frantz Fanon, la pensatrice dominicana Yuderkys Espinosa Miñoso.
Per Torres, l’intelligenza artificiale generativa è terreno fertile per i movimenti sociali, aprendo alle stesse incoerenze dello strumento: «A prescindere dalle contraddizioni che possono esistere nell’IA – perché ne sono consapevole – c’è spazio per creare, persino per preservare la conoscenza». Parlando al quotidiano spagnolo El País sottolinea l’importanza dell’etica in questo nuovo progetto, che parte unicamente da documenti royalty-free: «Non è un libro che ho comprato, fotocopiato e inserito. Capisco che ci siano ancora molte cose che non sappiamo sull’intelligenza artificiale: non sappiamo esattamente dove ci porterà. Ma ciò di cui sono certa è che ogni passo che faccio è il più etico possibile. Per me, questa è la strada da seguire».
Sugli sviluppi dell’intelligenza artificiale generativa – quella branca dell’IA che crea nuovi contenuti e testi originali – non ci sono ancora risposte. Nemmeno la possibilità di un futuro “etico” è certa. AfroféminasGpt è un’iniziativa collettiva e autogestita, che prova a immaginare un utilizzo diverso, aprendo a uno sguardo di comunità, dal basso. Per Torres l’intelligenza artificiale è un luogo in cui la tecnologia non sostituisce la consapevolezza politica che ci costruiamo nel mondo. L’intento è chiaro come la sua realizzazione. Ma la domanda resta: può l’IA essere davvero etica, smussando pregiudizi e discriminazioni che popolano i materiali di cui si nutre? È solo un’altra illusione?