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 2025  dicembre 17 Mercoledì calendario

Federico Pellegrino: "Io e il tricolore a San Siro, che emozione Papà e atleta, ai Giochi chiudo un cerchio"

Lunedì prossimo Federico Pellegrino, colonna dello sci di fondo, 35 anni, valdostano (Polizia), riceverà il tricolore dal presidente Mattarella. Sarà, con Arianna Fontana, il portabandiera alla cerimonia di apertura dei Giochi il 6 febbraio a San Siro, Milano.
Federico, se lo aspettava?
«Diciamo che mi avevano sussurrato la possibilità, ma non ci ho pensato più di tanto fino a quando mi hanno davvero chiesto se ero disponibile. Sono contento e fiero di questa opportunità. Perché l’Olimpiade in casa ha un valore importante. Per me ancora di più, perché ho già dichiarato che a fine stagione chiuderò la carriera. Insomma, si chiude un cerchio. E a fine marzo a Saint-Barthélemy farò una festa importante a cui parteciperanno le leggende del fondo mondiale».
Tra meno di due mesi i Giochi tornano a casa, in Europa, dopo tre edizioni complicate. Contento?
«Sì. Da noi il fondo ha una forte tradizione, soprattutto nelle località storiche come la Val di Fiemme che ha ospitato tre Mondiali di sci nordico (1991, 2003 e 2013, ndr). C’è passione. Ritrovare il tuo mondo ai Giochi di casa sarà un’emozione fortissima. Un lusso che pochi si possono permettere».
Un ricordo di Russia e Corea, dove ha vinto il primo argento a cinque cerchi?
«Diciamo che sono Paesi che hanno meno cultura della neve rispetto a noi, perché a dominare è il ghiaccio. Ad esempio in Corea tutti praticano short track. Le gare più belle sono state a Sochi, avevamo un grande pubblico».
E Pechino, dove ha fatto il bis con la medaglia d’argento, in quei giorni durissimi per il pugno di ferro usato dal governo cinese?
«Ero pronto dal punto di vista fisico e mentale. Sapevo che sarebbe stata difficile e proprio in virtù di questo mi sono caricato. Quando il gioco è troppo facile perdo grinta. Invece più le situazioni sono complicate più trovo energie in me stesso. Archiviata Pechino, Milano-Cortina mi sembrava lontana. Così avevo messo in pausa la decisione di partecipare».
Invece ha continuato e, stando ai brillanti risultati che ha centrato nel fine settimana scorso a Davos, è in gran forma.
«Sì. Non mi aspettavo di essere così sul pezzo, mi sono divertito, è stato speciale. Anche perché c’erano mia moglie Greta (Laurent, ex fondista azzurra, ndr) e i bimbi tra il pubblico. Tappa programmata da tempo. Per i Giochi ci sono, ci credo, sono convinto che noi azzurri del fondo vinceremo medaglie».
Quando ha deciso di arrivare a Milano-Cortina?
«Dopo la Cina ero incerto perché, io che ho una vita così organizzata, non sapevo se sarei stato in grado di fare l’atleta e il padre. Mi sembrava un salto nel vuoto. Poi, a dicembre 2022, è nato Alexis, vivevo sulle nuvole e ho chiuso la stagione sul podio della classifica generale. Insomma ho capito che potevo farcela».
Progetti futuri?
«Mille. Mi sono iscritto all’università, economia e management alla Luiss, in primavera l’ultimo esame. Ora però stacco. L’obiettivo si lega a ciò che farò da grande. Intanto, dopo i Giochi trascorrerò più tempo con la famiglia, contestualmente studierò e continuerò con la politica sportiva. Sono membro Coni, mi interessa vivere il mondo dello sport anche dietro le quinte. Sono nella commissione atleti. In più, con Greta, prende forma una struttura con sette-otto appartamenti dove accogliere gli appassionati di natura e di montagna. Si chiama “De Goldene Traum”, che vuol dire sogno d’oro in dialetto Titsch, ci ha insegnato ad accogliere con cura».
Federico, è preciso come agli inizi della carriera?
«Cerco di esserlo. Mi è stato insegnato a vivere così, ad assumermi le responsabilità e ad accettare che a volte le scelte possono anche essere sbagliate e in quel caso correggo la rotta. Lo sport mi ha aiutato. Punto in alto ma con umiltà. In più ho avuto la fortuna di trovare una persona come Greta che mi supporta. Voglio rallentare, la serenità per me è giocare a casa, sul tappeto, con i bimbi».