la Repubblica, 17 dicembre 2025
Il maxisequestro di Labubu contraffatti
Avevano i denti aguzzi, sì, ma erano di meno. Un dettaglio che a un collezionista non sarebbe mai sfuggito e che invece ha tradito una partita di pupazzi pronti a finire sugli scaffali romani per Natale. I Labubu, le creature dispettose della serie The Monsters, disegnate dall’artista Kasing Lung e amatissime da appassionati e collezionisti, erano destinati a invadere i negozi della Capitale. Ma qualcosa non tornava. Gli occhi erano leggermente diversi, il sorriso meno affilato, il numero dei denti non coincideva con l’originale. L’odore nauseabondo. Segnali minimi, ma sufficienti a far scattare i controlli.
A scoprirlo sono stati i finanzieri del comando provinciale di Roma, impegnati in una serie di verifiche nei quartieri del litorale e del quadrante sud-ovest della città. Tra Ostia, Dragona e Acilia, le “fiamme gialle” del 6° Nucleo operativo metropolitano hanno passato al setaccio cinque esercizi commerciali, trovando oltre 4 mila articoli contraffatti e non conformi agli standard di sicurezza europei e nazionali. I Labubu, acquistati all’ingrosso a circa 15 euro, venivano poi rivenduti ai clienti al doppio. In alcuni casi, i pupazzi erano nascosti sotto il bancone, pronti a essere mostrati solo ai clienti più insistenti. Tre dei negozi controllati sono risultati gestiti da commercianti cinesi, due da italiani. In totale, sei le persone denunciate a piede libero. Uno dei due grossisti individuati è risultato estraneo ai fatti.
Non solo Labubu. Sugli scaffali c’erano anche pupazzi e giocattoli ispirati a personaggi amatissimi dai bambini, dai Pokémon a Stitch, messi in vendita in vista delle festività natalizie senza le necessarie certificazioni. Accanto ai giochi, anche capi di abbigliamento e accessori con marchi riconducibili a grandi griffe come Gucci e Prada, riprodotti illecitamente.
Le verifiche hanno fatto emergere un altro elemento di rischio: molti dei prodotti destinati ai più piccoli erano privi delle indicazioni sulla composizione dei materiali e delle avvertenze d’uso. Un’assenza che alimenta il timore della presenza di sostanze nocive, con potenziali pericoli per la salute dei bambini.
Le ipotesi di reato contestate vanno dalla contraffazione alla ricettazione. Sono ora in corso ulteriori accertamenti per ricostruire l’intera filiera di distribuzione e risalire ai canali di produzione e smistamento della merce proveniente dalla Cina.