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 2025  dicembre 17 Mercoledì calendario

La missione americana dell’Afd. A lezione dai Maga per capire come prendere il potere

“Cancelliere Merz: butti giù il muro!”. La citazione di Ronald Reagan rimbomba tra le colonne del Cipriani Wall Street. Dovid Holtzmann sta tenendo la laudatio a Markus Frohnmaier, ospite d’onore dei Maga e spitzenkandidat dell’Afd alle prossime elezioni in Baden-Württemberg. È il momento clou della serata di gala newyorchese dei “Young Republicans”. E si scioglie in un applauso scrosciante. I giovani trumpiani si sono preparati per settimane ad accogliere l’ultradestra tedesca sabato scorso a New York – anche con slogan inequivocabili: “Afd über alles”, ad esempio -. Un omaggio alla strofa dell’inno tedesco, proibita dopo il nazismo.
Sono gli stessi Maga, del resto, finiti di recente nella bufera per le chat in cui inneggiavano a Hitler e scrivevano, a proposito delle partite di basket dell’Nba, che “se voglio vedere le scimmie vado allo zoo”. Ma il senso della citazione di Reagan al gran gala newyorchese è chiaro: nel 1987 il presidente americano si rivolse a Gorbaciov e lo invitò a buttare giù il Muro di Berlino. I Maga chiedono a Merz di abbattere il cordone sanitario verso l’Afd e sdoganare uno dei partiti più radicali e isolati in Europa.
Che i trumpiani abbiano un debole per l’Afd è stranoto. Basti pensare al sostegno di Elon Musk all’ultradestra durante la campagna elettorale tedesca e la surreale intervista del patron di X ad Alice Weidel culminata nel celebre “Hitler era comunista!”. A febbraio, poco dopo l’insediamento di Trump, il vicepresidente JD Vance venne alla Conferenza di Monaco a insultare l’Europa: l’accusò di minare la libertà di parola e la civiltà occidentale. Vance concesse appena 20 minuti all’allora cancelliere in pectore Friedrich Merz, mentre volle incontrare lungamente Weidel in un ristorante di lusso.
Non è un caso allora che da mesi alcuni parlamentari dell’Afd viaggino regolarmente negli Stati Uniti. E che la scorsa settimana una delegazione di quaranta esponenti del partito sia volata a Washington e a New York per elaborare convergenze con i Maga, studiare le loro tecniche di propaganda, farsi fotografare con lobbisti e parlamentari, incontrare riservatamente sottosegretari di Trump, ordire piani per la conquista del potere in Germania e assicurarsi il loro sostegno per scongiurare una messa al bando del partito. E adesso Frohnmaier ha invitato i Maga in Germania, in concomitanza con la Conferenza di Monaco del prossimo febbraio.
La politologa dell’Università di Kiel Paula Diehl ci spiega al telefono che “per i tedeschi, soprattutto quelli cresciuti nella Germania Ovest, gli Stati Uniti sono sempre stati il ‘fratello maggiore’, non c’è un antiamericanismo radicato e antico come in Francia o in Italia. Quindi l’endorsement di quel ‘fratello maggiore’ all’Afd è una legittimazione importante”.
La settimana del tour americano dell’Afd è stata anche quella in cui la Strategia per la Difesa americana ha scosso la Ue: un documento in cui Trump si impegna nero su bianco a sostenere la resistenza delle destre contro i governi attuali. Maximilian Krah, uno dei leader dell’Afd, si è precipitato su X a festeggiarlo come la “Perestroika per Merz & Co”. L’ex candidato alle Europee che dichiarò a Repubblica che “le SS non erano tutte criminali” fu cacciato nel 2024 con l’intero partito dal gruppo europeo di Marine Le Pen e Matteo Salvini. Ma la reietta Afd sta rientrando nel giro dei grandi grazie al sostegno sfegatato dei Maga americani.
A conferma, una fonte autorevole dell’Afd ci rivela a microfoni spenti che “anche dall’entourage di Salvini sono arrivati segnali di grande distensione e interesse verso Weidel”. E la stessa fonte racconta che nella Cdu – storica alleata dei Repubblicani – “c’è un enorme nervosismo per i nostri buoni rapporti con i Maga: prima del viaggio di Merz a Washington, alcuni maggiorenti della Cdu hanno fatto sapere ai Maga di non avere alcuna intenzione di vietare l’Afd. E c’è una parte del partito di Merz, com’è noto, che lavora a un’alleanza con noi”.
Una delle pioniere dei legami coi Maga è la vicecapogruppo dell’Afd Beatrix von Storch. Da anni coltiva rapporti con l’ala trumpiana del partito, era tra le poche “elette” in Europa invitate all’inaugurazione di Trump e insieme a suo marito Sven tiene stretti legami anche con le destre sudamericane. Siamo andati a trovarla nel suo ufficio parlamentare, alle pareti sono appesi ritratti di Reagan, Papa Wojtyla e Claus von Stauffenberg, l’aristocratico ufficiale delle SS che tentò di ammazzare Hitler. Von Storch stessa è una baronessa dell’antico casato degli Oldenburg, il nonno fu ministro delle Finanze nella Repubblica di Weimar e poi nel Terzo Reich. Storch ci racconta che “i partiti tradizionali hanno cercato di diffamarci in ogni modo. Ma queste campagne contro l’Afd sono fallite e ci hanno solo rafforzati”.
Trump, grazie alla sua palese simpatia per Putin, ha sciolto anche le contraddizioni di un ex partito atlantista poi divenuto putiniano: l’Afd può ora può serenamente conciliare la sua predilezione per l’America e la Russia senza cadere in contraddizione. E le somiglianze tra i Maga e l’Afd sono enormi, racconta von Storch: “Noi vogliamo mantenere sovrane le democrazie. Siamo per l’Occidente cristiano, per la nostra cultura e identità. Sul fronte opposto ci sono la sinistra, i socialisti, i sostenitori dell’isteria sul clima e dell’agenda woke, delle frontiere aperte e dell’abolizione degli Stati nazionali”. Più trumpiani di così.