la Repubblica, 17 dicembre 2025
Ponte sullo stretto, il giorno nero: decreto bocciato e fondi rinviati
La giornata nera del Ponte di Matteo Salvini. Bocciato nuovamente dalla Corte dei conti, mentre il governo è costretto a far slittare le somme impegnate quest’anno per la sua realizzazione al 2033, considerando che dell’apertura dei cantieri annunciata più volte dal vicepremier della Lega non si vede nemmeno l’ombra. L’opposizione, da Pd ai 5 stelle e Avs, chiede adesso compatta di utilizzare tutte le risorse impegnate, 13,5 miliardi di euro, per altro liberando anche i fondi congelati a Sicilia e Calabria: «Il governo si fermi».
La Corte dei conti dopo aver bocciato la delibera Cipess ha bocciato anche l’atto aggiuntivo: il contratto, in soldoni, tra il ministero dell’Economia, il Mit e la società Stretto di Messina. L’iter messo in piedi dal governo Meloni per realizzare l’opera «non rispetta le norme europee», sostengono i magistrati contabili. Tre le azioni nel mirino delle motivazioni appena pubblicate sulla bocciatura del contratto tra ministeri e Sdm: si doveva «fare una nuova gara perché sono cambiati i criteri, considerando che prima i costi erano a carico dei privati ora invece solo del pubblico»; in ogni caso non solo non c’è alcuna certezza «che rispetto alla vecchia gara del 2005 i costi non salgano di più del 50 per cento, ma anche i calcoli fatti per l’aggiornamento della spesa a carico dello Stato sono troppi generici; terzo, «non si può prevedere in queste condizioni alcun risarcimento» e penale a favore dei privati che hanno vinto la vecchia gara.
Le reazioni politiche a questa dura delibera della Corte dei conti, che si aggiunge alla bocciatura della delibera Cipess, arrivano subito. Anche perché di fatto la magistratura contabile sta dicendo che se non si rifà una nuova gara l’Europa potrebbe aprire una procedura di infrazione all’Italia, e si rischiano anche contenziosi civili infiniti da parte di altri privati che magari avrebbero partecipato alla vecchia gara aggiornata alle nuove condizioni. «Con le motivazioni depositate con la seconda delibera della Corte dei conti sul Ponte ormai è chiaro che Salvini e l’ad di Stretto di Messina Pietro Ciucci hanno fallito e dovrebbero trarne le conseguenze», dice Angelo Bonelli di Avs. «Non ha senso continuare a inseguire un’opera che rischia di consumare miliardi di denaro pubblico senza benefici chiari per le comunità», dice il capogruppo del Pd nella commissione Trasporti della Camera, Anthony Barbagallo. «Questo conferma quanto abbiamo sempre sostenuto: il Ponte così come concepito non si farà», dice Sergio Costa dei 5 stelle.
Quella della Corte è un nuovo colpo per il principale sponsor dell’opera, il ministro Matteo Salvini che ha più volte annunciato l’apertura dei cantieri: cantieri che invece non partono, tanto che il governo ha presentato nella manovra di bilancio un emendamento che riscrive il calendario delle spese per la realizzazione del Ponte: 780 milioni, iscritti nel bilancio di quest’anno, saranno spostati in avanti, nel 2033.
Difficile comunque che in queste condizioni partano anche il prossimo anno. Le due bocciature, sulla delibera Cipess e sul contratto, convergono su un punto difficilmente aggirabile: si deve rifare una nuova gara di appalto. E, come ha detto Salvini, rifare le procedure dall’inizio significa “addio avvio del Ponte” in questa legislatura. Ma di fronte a questo scenario, il ministro delle Infrastrutture cosa fa? Aizza la polemica “territoriale” tra Roma e il Sud: «Perché c’è una metropolitana che va bene e un Ponte che va male?», dice intervenendo all’inaugurazione della stazione Colosseo-Fori Imperiali della metro C, Ma sul Ponte il tema è che l’iter voluto dal governo, che ha ripescato i vecchi contratti e il vecchio progetto affidato al consorzio Eurolink, sembra non poter avere al momento alcun via libera dagli organi di controllo.