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 2025  dicembre 17 Mercoledì calendario

Diana Nyad: «Nuotai da Cuba alla Florida La sfida oggi? Arrivare a 100 anni»

Cinquantadue ore, 54 minuti e 18 secondi in mare, nuotando da Cuba alla Florida, senza sosta. Una bracciata dopo l’altra, per 177 chilometri. L’americana Diana Nyad, oggi 76 anni, donna energica e che non ama i compromessi, il 2 settembre 2013 arrivò sfinita nella spiaggia di Key West, prima persona a portare a termine la traversata senza gabbia protettiva contro gli squali. Ci aveva già provato quattro volte, fallendo e sfiorando la morte. Ha anche ispirato un film: Nyad – Oltre l’Oceano.
Diana, è vero che è entrata nella sua prima squadra di nuoto grazie all’insegnante di geografia?
«Sì: ci aveva promesso una A se l’avessimo fatto. Nuotavo già, ma così la mia carriera è iniziata per davvero».
Ha spesso nuotato nel Golfo di Napoli.
«Una delle gare più famose negli anni ’70 si svolgeva da Capri a Napoli. Un anno ho battuto tutti uomini, ma ufficialmente non mi hanno riconosciuta come la vincitrice, solo come la prima donna».
L’abbiamo incontrata a Milano in occasione del Leadership Forum, organizzato da ROI Group. Lei parla nei palcoscenici di tutto il mondo, quale può essere il suo mantra?
«“Never give up”, non arrendersi mai».
Durante la traversata, si è mai dovuta dire: “Don’t give up”?
«Mai. Mi ripetevo: “Se lo stai facendo, non puoi mai avere un momento di dubbio”».
Cinquantatré ore di fila in mare: ma come è possibile?
«Può sembrare strano, ma per me era semplice: dovevo solo pensare ad andare. Una bracciata dopo l’altra».
Nonostante i pericoli nel nuotare in oceano aperto.
«Di giorno c’erano le onde, di notte la paura degli squali. Con il buio, l’oceano è completamente nero, il loro corpo si mimetizzava: davanti a me c’era un gruppo di sommozzatori che individuavano gli squali vedendo i loro occhi. Dovevo solo fidarmi».
Nel tentativo del 2011 è stata colpita da una medusa.
«Sono stata attaccata da una cubomedusa. In due minuti mi sono sentita paralizzata. Mi ha stretto il collo, le braccia. Stavo morendo. Sono venuti con la maschera dell’ossigeno, mi hanno iniettato adrenalina. Ma dicevano che non ce l’avrei fatta».
Nel 2013, al quinto tentativo, è arrivata a destinazione.
«Dalla partenza all’arrivo ho perso 13 chili. E, una volta arrivata, avevo tagli alla bocca a causa dell’acqua salata: non ho mangiato nulla di solido per una settimana».
È stata celebrata da Barack Obama, ai tempi presidente degli Stati Uniti.
«Mi ha ricevuto alla Casa Bianca, è stato un presidente che ho amato. Se Trump mi invitasse, non andrei».
Poche settimane dopo, a ottobre, ha nuotato 48 ore di fila in una piscina installata a New York.
«Era un evento di raccolta fondi dopo l’uragano Sandy. Una piscina di 40 metri, installata all’Herald Square, nel centro di Manhattan. Facevo avanti e indietro. Non c’erano meduse, onde, acqua salata: eppure, le ultime 12 ore sono state durissime».
Cos’è diventato per lei il nuoto dopo quella traversata?
«Ero cresciuta con quel sogno, il sacro Graal. Dopodiché, la vita è cambiata: ora giro il mondo per ispirare le altre persone con un microfono sul palcoscenico».
Se si guarda indietro, è felice?
«È ancora lunga. Ho 76 anni e sono sicura che arriverò a 100».