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 2025  dicembre 17 Mercoledì calendario

Forza multilaterale, chi può partecipare. Come faranno gli Usa a offrire protezione

Prima la tregua, poi la «forza multinazionale» schierata in Ucraina e, in parallelo, l’introduzione di un meccanismo simile a quello previsto dall’articolo 5 della Nato: tutti gli alleati corrono in aiuto del partner aggredito. Sono questi i tre passaggi fondamentali, le cosiddette «garanzie di sicurezza» che, secondo la «formula di Berlino», dovrebbero scongiurare future aggressioni russe. Restano, però, molti interrogativi.
1 Il governo americano dichiara di essere pronto a intervenire per difendere l’Ucraina. Che cosa significa in concreto?
Questo impegno era già previsto in un allegato al piano russo-americano in 28 punti, pubblicato il 20 novembre scorso. A Berlino, i negoziatori Usa hanno assicurato che questa promessa sarà fissata in una legge approvata dal Senato americano. Tuttavia la Casa Bianca mantiene i vincoli introdotti da Joe Biden. Il Pentagono non invierà soldati sul territorio ucraino. In che modo, allora, gli Stati Uniti garantiranno la protezione del Paese? Finora gli Usa hanno continuato a fornire informazioni di intelligence all’esercito ucraino. Ma, chiaramente, ci vorrà qualcosa di più. Si sta discutendo su questo schema: Francia e Regno Unito guideranno una «forza di interposizione», dislocata in Ucraina. In caso di necessità, Washington ordinerà alle basi americane nell’Est Europa, in particolare in Polonia, di usare la contraerea, con i missili Patriot, i droni o di far decollare immediatamente i jet da combattimento.
2 Come sarà organizzata la «forza multinazionale»?
Nella capitale tedesca è tornata alla ribalta la proposta franco-britannica di costituire un contingente multinazionale da inviare in Ucraina, subito dopo l’accordo di pace. Sembrava un’idea accantonata, perché, per oltre un anno, ha causato profonde divisioni nel campo europeo. Tra gli Stati più contrari ci sono Italia e Polonia. Il progetto originario prevedeva la costituzione di una forza composta da almeno 30 mila soldati, da impiegare per sorvegliare infrastrutture strategiche, reti elettriche e idriche, raffinerie, stazioni ferroviarie, porti, aeroporti e così via. Il comando militare sarebbe affidato ai generali francesi e britannici. Ma, chiaramente, Londra e Parigi seguirebbero le indicazioni di Kiev sugli obiettivi più sensibili da proteggere.
3 Chi potrebbe partecipare?
Non c’è ancora la lista ufficiale dei partecipanti. Stando alle indiscrezioni, potrebbero inviare militari la Finlandia, la Danimarca, la Norvegia. La Germania ci sta pensando: il ministro della Difesa, Boris Pistorius, si mostra prudente, pur considerandola un’iniziativa «positiva». I socialdemocratici della Spd, partner del governo di Friedrich Merz, «non escludono» l’adesione. Il premier spagnolo Pedro Sánchez starebbe aspettando un vero accordo di pace, prima di decidere. Nei mesi scorsi gli ucraini avevano fatto filtrare la notizia che avevano ricevuto la disponibilità anche di nazioni molto lontane, come il Canada, l’Australia e la Nuova Zelanda. Tutte offerte che andranno verificate di nuovo. Zelensky punta ad ampliare il più possibile la platea, offrendo compiti diversi agli Stati: «Dall’intelligence, alla logistica ai contributi militari».
4 La trattativa con i russi può cambiare le garanzie di sicurezza?
Ieri da Mosca è arrivato un secco «niet»». I russi non accetteranno lo schieramento di militari in Ucraina da parte di Paesi che fanno parte della Nato e/o della «Coalizione dei volenterosi». Questo significa depennare dalla lista tutti i partner che abbiamo citato, compresi Australia, Nuova Zelanda, Canada e anche il Giappone. Alcuni diplomatici europei, tuttavia, fanno notare che il Cremlino dice «no» alla composizione del contingente, ma non al concetto in sé di una forza di interposizione. Già, ma allora chi ne dovrebbe fare parte? Uno scenario di riserva prevede il coinvolgimento dell’Onu. Altri suggeriscono che la disponibilità a modificare la conformazione del contingente multinazionale potrebbe essere usata da Zelensky come pedina di scambio nella trattativa con Mosca. Ammesso che, a breve, ci si arrivi davvero.