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 2025  dicembre 16 Martedì calendario

Fontana di Trevi a pagamento. Per vederla un ticket da 2 euro

La Fontana di Trevi, il monumento più visitato della Capitale, secondo soltanto al Colosseo, dal 7 gennaio sarà a pagamento. Il ticket per i turisti (per i romani l’accesso continuerà a essere gratuito) sarà di due euro. Ieri gli steward con i gilet blu armati di fischietto che sorvegliano la piazza e assicurano il deflusso contingentato dei visitatori – dallo scorso 22 dicembre nell’area possono sostare soltanto 400 persone in contemporanea – erano pronti ad accogliere la rivoluzione, preceduta dall’esempio analogo del Pantheon che nel luglio 2023 ha introdotto l’ingresso a 5 euro (gratuito per i giovani tra i 18 e i 25 anni). Il nuovo assetto prevede due corsie, una per i turisti e una per i romani, delimitate da paletti di ottone più eleganti rispetto alle attuali transenne, e la possibilità di pagare utilizzando la carta di credito.
La scelta, caldeggiata dall’assessore al Turismo e grandi eventi, Alessandro Onorato, e sposata dall’amministrazione, arriva alla fine di un lungo percorso per salvaguardare la fontana più grande di Roma e si concretizza grazie alla sinergia tra il Campidoglio, Zètema, società in house del Comune che gestisce e valorizza il patrimonio artistico-culturale, e la Sovrintendenza. È probabile che la tempistica, subito dopo l’Epifania e la fine del Giubileo, sia stata dettata da una sorta di moratoria per le festività natalizie, sebbene le ultime previsioni dell’Ente bilaterale per il turismo stimino 338.100 arrivi (+2,92% sul 2024) e 770.200 presenze (+2,39%) tra il 23 e il 28 dicembre con un ulteriore incremento per Capodanno (il tradizionale concertone al Circo Massimo avrà come protagonisti Alessandra Amoroso, Fabri Fibra e Tananai). Numeri da record che, forse, si è preferito non aggredire nell’immediato per evitare un rimbalzo di impopolarità in un momento di grande visibilità internazionale con la Capitale piena di turisti e la chiusura della Porta Santa alla basilica di San Pietro.
L’introduzione del ticket rappresenta per le casse comunali un tesoretto che potrebbe valere 20 milioni di euro, considerata l’attrattività del capolavoro tardo-barocco legato al rito del lancio della monetina di buon auspicio per il ritorno nella città eterna: soltanto nei primi sei mesi di quest’anno la Fontana di Trevi ha registrato oltre 5 milioni e 300mila visitatori, più di quanti ne ha totalizzati il Pantheon nell’intero 2024 (4.086.947 ingressi) con un incasso di 14.712.752 euro, e potrebbe chiudere il 2025 intorno agli 11 milioni. Il primato assoluto resta all’Anfiteatro Flavio con 14.733.395 ingessi e introiti per 101.902.884 di euro nel 2024, ma le potenzialità dello scenografico catino progettato da Nicola Salvi come mostra terminale dell’acquedotto Vergine sono un assist imperdibile.
Le risorse derivanti dal pagamento del ticket potrebbero essere investite nel miglioramento dell’offerta e dei servizi turistici come avviene per i proventi ricavati dal contributo di soggiorno – l’anno scorso il Campidoglio ha incassato 200 milioni di euro — utilizzati per interventi ad ampio spettro: dalla valorizzazione ambientale alla manutenzione stradale, dalla modernizzazione della rete di trasporto pubblico alla riqualificazione e al restauro delle fontane storiche. Motivo per cui la proposta, rilanciata in più occasioni, ha raccolto consensi trasversali. Il sindaco l’ha sempre definita «un’ipotesi molto concreta» per arginare l’assalto dei visitatori altrimenti difficile da gestire. Favorevole anche la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che già più di un anno fa aveva promosso la misura per «mettere a reddito le nostre ricchezze» e regolare i flussi con un meccanismo di prenotazione in grado di limitare il sovraffollamento e la «disneylandizzazione» della Grande bellezza diventata ostaggio dell’iperturismo.
Il cambio di passo scatta in un momento in cui la città sembra trovare maggiore ascolto in ambito nazionale tra l’iter parlamentare per la riforma dei poteri speciali all’insegna di una più ampia autonomia e l’emendamento del governo alla manovra finanziaria che introduce un cambiamento significativo: dal 2026 la Capitale non parteciperà più al Fondo di solidarietà comunale attraverso il meccanismo attualmente in vigore basato sulla differenza tra le capacità fiscali e i fabbisogni standard, ma per il Campidoglio saranno stabiliti importi fissi di versamento e perequazione verso il Fondo.