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 2025  dicembre 16 Martedì calendario

«Volevo solo essere figlia. Fa male la richiesta di soldi dalla vedova di mio padre»

Francesca Michelon è figlia legittima di Stefano D’Orazio. Lo ha riconosciuto il tribunale di Roma un anno fa, quando il batterista dei Pooh era ormai morto. Ora la vedova di D’Orazio, Tiziana Giardoni, le chiede 100 mila euro per danni esistenziali. Che effetto le fa? «Sono rimasta basita, trovo tutto questo incomprensibile. Devo dire che vivo con estrema fatica l’intera situazione. La vicenda giudiziaria dura da molti anni e a ogni passo si riaprono ferite che procurano sofferenza. Nel leggere le motivazioni ho provato sconcerto, è una versione mai sentita prima».
La richiesta di 100 mila euro per danni esistenziali sarebbe motivata, secondo i legali della vedova D’Orazio, dal fatto che se Francesca Michelon e suo padre avevano rapporti difficili era per colpa del comportamento di lei «affatto interessata a vedersi di riconoscere come sua figlia, avanzando sempre e solo richieste economiche». In poche parole Francesca avrebbe causato sofferenza psicologica a suo padre. Da qui la richiesta di danni esistenziali post mortem. «Non ho capito quale sia la mia colpa – afferma lei —. Ho inseguito per anni una sola verità, vedere riconosciuto il mio diritto di figlia. E quando un tribunale, dopo un’attesa lunga e dolorosa, ha stabilito ciò che sognavo, qualcuno vuole calpestare questa realtà. Io so come sono andate le cose e non ho mai cambiato la versione dei fatti. Ho raccontato tutto quello che è accaduto, senza nascondere nulla. Ho sofferto moltissimo per quel rapporto così limitato con mio padre».
Francesca Michelon ha dovuto attendere più di dieci anni della sua vita (oggi ne ha 41 anni) perché i giudici le riconoscessero, grazie al test del Dna, che era la figlia di Stefano D’Orazio (nata da una relazione con la madre, Oriana Bolletta). C’è chi scrive sui social che lei si è fatta viva solo per denaro e solo dopo la morte del padre. «I fatti smentiscono queste cattiverie – replica lei —. La vicenda giudiziaria che ho intrapreso dura da undici anni, è iniziata nel 2014. I tempi della giustizia purtroppo sono lentissimi, e non è colpa mia se la storia è diventata pubblica solo ora, dopo la sentenza».
Al termine del processo di primo grado i giudici, oltre a stabilire la paternità, hanno anche annullato il testamento firmato da D’Orazio. Hanno scritto nero su bianco che l’eredità doveva essere divisa a metà tra figlia e vedova. E che a Francesca Michelon spettava un risarcimento di 60 mila euro di danni esistenziali. Denaro che la figlia del musicista non ha mai visto. C’è un ricorso in appello e fino al terzo grado di giudizio tutto resterà com’è. L’eredità del batterista dovrebbe essere cospicua se si pensa ai dischi, ai concerti e alla lunga carriera con i Pooh. D’Orazio possedeva tra le altre cose, una splendida villa a Pantelleria, due attici a Roma, ma nessuno sa a quanto ammonti esattamente il patrimonio. La vedova Giardoni però, nel ricorso in appello, ha chiesto che a Francesca venga riconosciuta non la metà dell’eredità ma solo la quota di legittima, cioè un terzo del patrimonio di D’Orazio.
«Non è mai stato il denaro il mio obiettivo – spiega Michelon —. Ho portato avanti per tutti questi anni un’azione legale non per rivendicazione economica ma per bisogni di verità. Chi non è passato da una vicenda come la mia, di frustrazione, di ricerca delle proprie radici e della propria identità, non può capire».
È attesa nei prossimi giorni la decisione della Corte d’Appello di Roma sul ricorso. Il giudice potrebbe sciogliere la riserva e fissare la prossima udienza oppure valutare meglio carte e testimoni. I tempi inevitabilmente si allungano e le ferite non si rimarginano. «Sento però di avere vicine tante persone che hanno capito chi è dalla parte della verità – conclude —. Sui social la gente mi scrive e mi incoraggia nella mia battaglia. Non me lo aspettavo, non è nella mia natura essere ottimista. Tutto questo mi dà enorme forza».