Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  dicembre 16 Martedì calendario

Scrittori, religiosi e premi Nobel. Corsa ai testimonial del referendum

Fosse una sfida a colpi di best seller, di qua ci sarebbe la saggistica e di là la narrativa. Di qua Alessandro Sallusti, autore con Luca Palamara di quel libro ( Il sistema ) che a quasi cinque anni dall’uscita rappresenta ancora un tomo fondamentale per chi si esercita sulla deriva correntizia delle toghe; di là Maurizio De Giovanni e Viola Ardone, che scalano le classifiche dei libri a ogni uscita dei loro romanzi. Qua e là sono rispettivamente i comitati per il Sì e per il No nella campagna del referendum sulla riforma della giustizia del governo di Giorgia Meloni, la madre di tutte le battaglie politiche di quel che rimane della legislatura.
Comunque andrà a finire, il dopo non sarà più lo stesso. Ecco perché, in omaggio all’antica regola di Marco Pannella, che per i referendum faceva incetta di testimonial sapendo che in una sfida tra «sì» e «no» mostrano quell’efficacia che per esempio alle elezioni politiche non hanno, i comitati dei favorevoli e dei contrari alla riforma del ministro Nordio fanno incetta di frontwoman e frontman che macinino consensi nelle presenze televisive, sui giornali e facciano il pieno di like e interazioni sui social network.
E così, se un garantista come Sallusti si troverà ad avere come compagno di strada un antico «nemico» (le virgolette ovviamente sono d’obbligo) come Antonio Di Pietro, ascritto suo malgrado a nume tutelare dei giustizialisti dall’epoca di Mani Pulite, gli oppositori alla riforma pescano nel mondo dell’accademia che si trova storicamente meglio sintonizzata col mondo della sinistra.
Al comitato per il No che ha scelto per la presidenza il fisico Giovanni Bachelet (figlio del giurista Vittorio, assassinato dalle Brigate Rosse), lo stesso che schiera Rosy Bindi, si preparano ad accogliere tra i testimonial il premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi. Del pacchetto di mischia dei volti noti – alla composizione dei comitati a cui stanno lavorando, su tutto il territorio nazionale, anche l’Anpi, le Acli e la Cgil – faranno parte padre Alex Zanotelli, Benedetta Tobagi, forse don Ciotti, di sicuro l’attore Massimiliano Gallo, da anni grande nome del cinema italiano che il pubblico generalista ha conosciuto grazie alla fiction dei Bastardi di Pizzofalcone (tratta dai libri di De Giovanni) e al ruolo da protagonista nella serie Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso. Si vocifera di un coinvolgimento nel medio periodo (la campagna è lunga) di personalità del mondo della musica che raramente si sono tirate indietro quando in gioco c’era un referendum, come Fiorella Mannoia. In campo, con un ruolo da prim’attore, anche Mitja Gialuz, ordinario di procedura penale a Genova nonché compagno di Debora Serracchiani, figura di primo piano del Pd ed ex vicepresidente del partito.
Alla guida del comitato per il Sì promosso dai partiti della maggioranza ci sarà l’ex giudice costituzionale Nicolò Zanon, che l’altro giorno è stato ospite di Atreju. Tra i partecipanti alla kermesse di Fratelli d’Italia, anche un’altra testimonial del Sì: l’ex deputata del Partito democratico Anna Paola Concia, che per un periodo è stata assessore a Firenze nella giunta dell’allora sindaco Dario Nardella. Molti dei testimonial del Sì finora sono stati messi assieme dalla Fondazione Einaudi, la prima organizzazione a uscire dai blocchi nel fronte che sostiene la riforma della giustizia di Nordio. Tra questi, Raffaele Della Valle, già primo capogruppo alla Camera di Forza Italia e prima ancora difensore di Enzo Tortora; i politologi Ernesto Galli della Loggia e Sofia Ventura; i giornalisti Pierluigi Battista, Alessandro Barbano, Andrea Cangini, Flavia Fratello e Tiziana Maiolo, più Claudio Velardi, il direttore del Riformista con un passato molto remoto da braccio destro di Massimo D’Alema.
Ma questa è la foto ai nastri di partenza di una gara lunghissima. Nel fronte del No sostengono che i grossi calibri, soprattutto dal mondo del cinema e della musica, si mostreranno solo strada facendo. E la strada è ancora lunghissima.