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 2025  dicembre 16 Martedì calendario

La Fieg: sostegni ai giornali o rischio blackout dell’informazione

 L’allarme è ormai esplicito da settimane. Gli editori dei giornali tornano a chiedere al governo e al Parlamento uno stanziamento nella legge di Bilancio per sostenere un settore in crisi. A pesare è anche l’assenza di una legge di sistema che disciplini lo strapotere delle big tech nel cannibalizzare i contenuti prodotti dalla stampa quotidiana e periodica. «Nelle prossime ore il Parlamento sarà chiamato ad esprimersi sulle risorse da destinare ai giornali: è questo il momento per evitare un futuro che metta a rischio l’informazione, con rischio di black out della conoscenza della attività politica e di governo», sottolinea Andrea Riffeser Monti, presidente della Federazione italiana editori giornali (Fieg). Nella legge di Bilancio in discussione al Senato per ora non figura alcuna misura certa per l’editoria. Un quadro che preoccupa Riffeser:«Rivolgo un ennesimo invito al governo e alle forze di maggioranza e di opposizione, perché si garantiscano ai giornali e all’informazione di qualità adeguate risorse – spiega – perché con meno informazione ci sarà meno libertà e meno democrazia».
L’emergenza del settore riguarda 90 mila addetti e la vicenda della cessione del gruppo Gedi (che investe il destino di testate storiche come La Stampa e la Repubblica) da tempo in difficoltà è la spia di un allarme in corso e sotto gli occhi di tutti. Una crisi strutturale che il governo e le forze di maggioranza per ora non trattano, limitandosi a ipotesi di stanziamenti ritenuti da Fieg ormai insufficienti. «Abbiamo già detto – specifica la Federazione degli editori – che i sessanta milioni di euro aggiuntivi per i giornali previsti in alcuni emendamenti sono ampiamente insufficienti. Ribadiamo con forza che per contrastare una crisi senza precedenti dell’informazione e per evitare di mettere in pericolo l’occupazione dei 90 mila addetti del settore è necessario aggiungere altre risorse per i giornali». Il governo per voce di Alberto Barachini, sottosegretario con la delega all’Editoria e all’Informazione, nei giorni scorsi ha ribadito che il governo è impegnato a individuare i sostegni per tutta l’editoria, ammettendo però quanto sia complesso trovare le coperture poiché «la manovra deve rientrare nei parametri europei del 3% del deficit, ma il governo sa bene che quello dell’informazione è un asset strategico».
Nel frattempo ci sono stati i tagli alle risorse al settore del cinema e dell’audiovisivo, ridotte da 700 milioni di euro a 550 per il 2026 e poi a 500 per il 2027. Una sforbiciata che gli emendamenti del governo hanno in parte contenuto, riportando la dotazione per il 2026 a 610 milioni. Scenario che spinge anche la Federazione nazionale della stampa (Fnsi) a intervenire. «L’informazione deve essere sostenuta e finanziata in modo corretto e la legge di Bilancio – per la Fnsi – non può trasformarsi ogni volta in un gioco delle tre carte, a discapito dell’articolo 21 della Costituzione. Non è sottraendo soldi all’emittenza radiofonica e televisiva che si aiuta l’informazione e non è togliendo risorse alla carta stampata che si sostiene il pluralismo».