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 2025  dicembre 16 Martedì calendario

Giorgetti in Senato rivendica le scelte per la crescita delle imprese. L’uso di Tobin tax e dazi sui pacchi

Senza nessuna sollecitazione ieri mattina il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si è presentato in Commissione Bilancio al Senato per illustrare i nuovi emendamenti del governo alla manovra. Un gesto di cortesia irrituale in un contesto surreale, perché in fondo l’esame della Legge di Bilancio dopo due mesi dalla sua presentazione non è ancora iniziato e mancano quindici giorni di calendario, feste comprese, per evitare l’esercizio provvisorio. Alla manovra del 2026 da 18,7 miliardi vengono aggiunti 3,5 miliardi di euro, molti dei quali destinati a sostenere gli investimenti delle imprese. Una scelta che Giorgetti ha voluto rivendicare presentandosi in Parlamento. La sua preoccupazione è quella di sostenere la crescita dell’economia, e con il progressivo esaurimento della spinta del Pnrr e dei fondi pubblici, la spesa dei privati è indispensabile.
Qui, poi, si trattava di non tradire scelte già fatte dalle imprese, di non deludere le loro ambizioni e le forti aspettative della Confindustria. Le domande per i crediti di imposta a fronte degli investimenti nella Zona economica speciale unica, estesa ora anche alle Marche e all’Umbria terremotate, sono state molto superiori alle disponibilità. A metà dicembre l’Agenzia delle Entrate ha dovuto comunicare alle imprese che avevano fatto domanda che il contributo sarebbe andato a riparto, non più del 60,3% dell’importo richiesto. Per le piccole imprese, titolate ad un credito di imposta del 60%, il bonus effettivo sarebbe stato del 36% su una spesa già fatta.
Stesso problema per le risorse di Transizione 5.0. Ci sono voluti lunghi mesi prima di arrivare ai regolamenti attuativi, parte dei fondi fino ad allora non spesi è stata dirottata si Industria 4.0, e quando la misura è diventata operativa ha fatto il pieno. Lasciando molte imprese a bocca asciutta. L’esigenza di un rifinanziamento delle due misure era impellente. Così come quella di dare respiro temporale agli investimenti delle imprese. L’iper-ammortamento, che consente di dedurre dalle imposte le spese per i macchinari, sarà reso triennale, non sarà più concentrato sugli investimenti per la transizione ecologica e quindi più ampio.
Le risorse per finanziare il pacchetto imprese, che contiene anche i fondi per adeguare la spesa per le opere pubbliche (ci sono 13 mila cantieri in sofferenza per il caro-materiali, 4.300 dei quali relativi al Pnrr), arriveranno dalla Tobin Tax, dalla tassa sui pacchetti extra-Ue, dall’aumento di quella sulla RC auto dei conducenti, e dagli anticipi delle imprese finanziarie. Il contributo delle banche dovrebbe essere definito, ma non c’è ancora certezza finché il testo della proposta governativa non arriverà in Senato e anche le assicurazioni potrebbero essere chiamate a dare di più. Ancora incerta è anche la possibile riprogrammazione dei fondi per il Ponte di Messina: con le nuove regole europee di contabilità non è così facile la rimodulazione dei fondi. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha chiarito, in ogni caso, che un’eventuale modifica della scansione temporale della spesa non pregiudicherà l’opera, sulla quale è assolutamente determinato. Giorgetti ieri al Senato è stato vago sul Ponte. Oggi è il suo compleanno, ne fa 59, ed è alla finanziaria numero 26 nella sua vita parlamentare. Un soluzione, dice ai suoi, si troverà.