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 2025  dicembre 15 Lunedì calendario

L’oligarca Bojkov e il sacco dei 300 reperti dell’Antica Roma. La procura: “Deve restituirli”

Nei caveau di Sofia è stata individuata una collezione di reperti della Roma antica che non avrebbe mai dovuto trovarsi lì. È da quel ritrovamento che prende avvio l’inchiesta della procura di Roma su Vasil Bojkov, l’oligarca bulgaro soprannominato “il Teschio”, per anni dominatore del gioco d’azzardo nel suo Paese, a lungo considerato l’uomo più ricco della Bulgaria e sospettato dagli Stati Uniti di aver intrattenuto rapporti con ambienti politici russi per condizionare la vita politica del suo Paese.
Secondo gli investigatori italiani, Bojkov avrebbe detenuto illecitamente 300 beni archeologici di epoca romana, sottratti al patrimonio storico e culturale nazionale. Si tratta di pezzi di valore inestimabile, oggi sotto sequestro, per i quali è stata richiesta la restituzione.
A 68 anni, Bojkov non è una figura marginale. Il suo nome è al centro di alcune delle più rilevanti inchieste per corruzione ed evasione fiscale in Bulgaria. È stato indicato dal procuratore bulgaro Angel Kanev come vicino a Yevgeny Prigozhin, il defunto capo del gruppo mercenario russo Wagner, ed è sospettato – secondo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti – di aver intrattenuto rapporti con ambienti politici di Mosca per condizionare la vita politica del suo Paese. Accuse che collocano la sua vicenda ben oltre i confini nazionali.
Ora Bojkov compare anche negli atti di un procedimento giudiziario italiano. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal pm Paolo Francesco Marinaro, riguarda esclusivamente la detenzione illecita di reperti archeologici, ma apre di fatto un nuovo fronte giudiziario europeo su uno degli oligarchi più discussi dell’Europa dell’Est.
La segnalazione è arrivata dalle autorità bulgare. La procura di Roma ha reagito immediatamente, inviando a Sofia una squadra del comando carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, coordinata dal colonnello Paolo Befera. Dopo un accurato lavoro di analisi e expertise, ogni dubbio è caduto, i reperti erano autentici.
La collezione attribuita a Bojkov sarebbe in realtà molto più vasta e comprenderebbe oltre mille opere antiche, provenienti da diverse aree del mondo e custodite in caveau dislocati in vari Paesi europei. Ma per la magistratura italiana il perimetro è circoscritto a quei 300 reperti ritenuti parte integrante del patrimonio archeologico italiano. Le opere sono state congelate a Sofia e ora si attende l’esito delle indagini bulgare per procedere al loro rientro.
Dagli anni Novanta, Bojkov è stato associato a un impero economico costruito tra affari, politica e sospetti legami criminali. Nato nel 1956 a Velingrad, laureato in matematica all’Università di Economia Nazionale e Mondiale di Sofia, era già noto ai servizi di sicurezza della Bulgaria comunista per attività di gioco d’azzardo illegale sin dalla metà degli anni Ottanta.
Dopo il cambio di regime del 1989 avviò una rete di uffici di cambio valuta, quindi si espanse nel settore del gioco, nelle costruzioni e nel calcio. Dal 1999 al 2006 fu proprietario del Cska Sofia e nel 2019 acquisì anche il Levski, storico club rivale.
Nel 2011 il suo nome compare in un cablogramma dell’ambasciata statunitense a Sofia, pubblicato da WikiLeaks, che analizzava i legami tra affari e criminalità organizzata in Bulgaria. Dopo la nazionalizzazione della sua National Lottery nel 2020, Bojkov – allora in autoesilio a Dubai – fondò un partito politico, Bulgarian Summer, che non riuscì però a entrare in Parlamento. Per la procura capitolina, tuttavia, il nodo resta un altro: riportare in Italia i reperti della Roma antica.