la Repubblica, 15 dicembre 2025
Sydney, la strage di Hanukkah: padre e figlio uccidono 15 persone alla festa ebraica a Bondi Beach
Il carretto dei gelati, quello dei dolci. I bambini nel parco giochi, famiglie e anziani che chiacchierano al sole, ragazzi in costume, con un aperitivo o le tavole da surf, perché ieri era una delle domeniche più calde, oltre 30 gradi. È Bondi Beach, iconica spiaggia dell’australiana Sydney, piena di bar, ristoranti e cinema all’aperto. In mille accorrono a festeggiare Hanukkah, la festa ebraica delle luci. Ma alle 18.47 locali, 14 minuti prima del tramonto, piombano improvvisamente le tenebre e una pioggia di proiettili, per il peggiore attentato antisemita dopo il pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023.
La strage si consuma in 9 minuti, tra il panico e le urla dei disperati in fuga dalla violenza di due terroristi vestiti di nero e bianco, che sparano senza pietà con fucili semi automatici da un ponte pedonale. Una telecamera riprende la strage, senza pause, incluso lo stupefacente eroismo di Ahmed El Ahmed, 43 anni, fruttivendolo dal cognome di origine araba che sorprende uno degli stragisti, lo placca alle spalle e gli sottrae l’arma, prima di essere ferito due volte dal secondo aggressore.
Il generoso coraggio di El Ahmed salva molte vite, ma sono almeno 15 i morti, tra cui una bambina di 10 anni, un sopravvissuto all’Olocausto, un giovane francese e il 41enne rabbino Eli Schlanger, che solo domenica aveva pubblicizzato su Facebook la festa a Bondi Beach per Hanukkah, che celebra la riconquista del Tempio di Gerusalemme e la riconsacrazione dell’altare nel 164 a.C. Mentre sono almeno 42 i feriti ricoverati in ospedale. Per molti, la fatale illusione è stata che quegli atroci botti fossero fuochi d’artificio.
«È stato un bagno di sangue in spiaggia», racconta all’Herald Harry Wilson, 30enne che vive nei pressi di Bondi Beach, «ho visto almeno dieci persone a terra». I genitori hanno protetto i loro bambini con i propri corpi, come una giovane donna australiana con due pallottole in corpo per salvare i figli di 5 e 6 anni: «Mamma, mamma!».
Coinvolti anche italiani. Letizia Prete, 25enne di Como in Australia per un master, era sul lungomare con la coinquilina al momento del tremendo attacco: «Abbiamo sentito gli spari – ha detto al Tg1 – siamo state travolte da gente che correva, che cadeva, nel panico». E Riccardo Gambarin, italiano che lavora in un ristorante a 200 metri dal luogo dell’attentato: «La gente ha iniziato ad alzarsi dai tavoli. Chi piangeva, chi cercava parenti e urlava i loro nomi».
I due attentatori sono clamorosamente padre e figlio di origine libanese-palestinese. Ucciso il primo, 50 anni, con regolare porto di ben sei armi. Un bagnante a torso nudo gli ha sferrato un calcio in bocca, con lui a terra: «Bastards!». Mentre è stato arrestato in gravi condizioni il 24enne Naveed Akram, la cui patente è finita sui social con allegato un messaggio di un suo ex collega: «Questo stronzo ha fatto il muratore con me per anni, prima che venisse licenziato per possesso di armi da fuoco». Uno dei due, pare il figlio, era attenzionato dai servizi anche se «non sembrava rappresentare un pericolo immediato». Ritrovate bombe nell’auto dei due.
«È stato un atto di atroce antisemitismo, ma il terrorismo non vincerà», assicura il premier australiano Anthony Albanese. Il leader israeliano Benjamin Netanyahu lo attacca: «Canberra ha gettato benzina sul fuoco dell’antisemitismo», riferendosi al riconoscimento dello stato palestinese.
Re Carlo, capo di Stato australiano, si dice «sconvolto». Trump: «Antisemitismo lampante». Tutte le capitali occidentali, tra cui Londra, Berlino e New York, aumenteranno la sicurezza per i restanti sette giorni di Hanukkah. Il leader britannico Keir Starmer, dopo l’attentato in sinagoga a Manchester lo scorso 2 ottobre, ha acceso la Menorah, il candelabro giudaico, insieme alla moglie ebrea Victoria: «La luce vincerà sempre sulle tenebre».