Corriere della Sera, 15 dicembre 2025
Il rabbino, il superstite della Shoah. Tra i caduti anche una bambina
Qualcuno fugge in costume, qualcun altro si butta in acqua. C’è chi corre riparandosi con la tavola da surf e chi si guarda alle spalle, confuso. Centinaia di persone scampano alla furia dei due terroristi – padre e figlio – che ieri, a Bondi Beach, la più famosa spiaggia di Sydney, hanno compiuto una strage di matrice antisemita durante la festa religiosa ebraica dell’Hanukkah. Centinaia scampano, tranne quindici, di cui ancora non si conoscono tutte le identità. Per il momento si sa che tra i morti ci sono una bambina, due rabbini, un ingegnere di cittadinanza francese, un sopravvissuto all’Olocausto, un uomo della comunità. L’età delle vittime, dice la polizia, va dai 10 agli 87 anni e in ospedale ci sono 42 feriti.
Il primo nome spunta da un post sui social. «Il mio caro cugino, il rabbino Eli Schlanger, è stato assassinato nell’attacco terroristico». Lo scrive Zalman Lewis, anche lui rabbino. «Lascia la moglie e cinque figli piccoli, così come mio zio, mia zia e i fratelli. Era un ragazzo incredibile».
Schlanger era anche l’organizzatore della festa ebraica in riva al mare presa di mira dai fucili dei terroristi, a cui partecipavano oltre duemila persone. Era capo della missione Chabad – un movimento ebraico – a Bondi ed è stato rabbino e cappellano nella comunità per 18 anni. I media australiani raccontano che all’inizio di quest’anno, Schlanger aveva fatto sapere che la comunità locale aveva rafforzato le misure di sicurezza in seguito all’aumento degli episodi antisemiti. Lo descrivono come «un rabbino e cappellano devoto, che lavora instancabilmente». La televisione israeliana Channel 12 racconta che qualche settimana fa Schlanger ha scritto una lettera al primo ministro australiano Anthony Albanese – storicamente duro nei confronti di Benjamin Netanyahu – chiedendogli di sostenere Israele: «Come rabbino di Sydney, ti prego di non tradire il popolo ebraico e non Dio stesso. Gli ebrei sono stati strappati dalla loro terra più e più volte da leader che ora sono ricordati con disprezzo nelle pagine della storia». Il profilo Instagram racconta il lavoro nella comunità, ma da ieri, i suoi post sono invasi da commenti con doppia matrice: di cordoglio e di accuse a tratti antisemite. Ai «riposa in pace», si alternano i «è quello che meriti, ebreo». Oppure: «Per i bambini di Gaza».
Muore nell’attentato anche Alex Kleytman, 87 anni, originario dall’Ucraina e sopravvissuto all’Olocausto. A raccontare di lui è la moglie Larisa, anche lei superstite della Shoah: «Gli hanno sparato alla testa mentre mi stava facendo da scudo». La stava proteggendo dalle pallottole dei terroristi: «Eravamo a Bondi Beach per celebrare Hanukkah, per noi è sempre stata una festa molto, molto bella». Stavano insieme da 57 anni.
Nella lista dei morti c’è anche Dan Elkayim, francese, ingegnere emigrato a Sydney un anno fa. Il ministro degli Esteri di Francia, Jean-Noël Barrot, commenta: «Con profondo dolore, abbiamo appreso che il nostro connazionale è tra le vittime dell’atroce attacco. Questo atto criminale è un’altra tragica manifestazione dell’epidemia di antisemitismo, che dobbiamo fermare con forza».
Nella serata di ieri sono stati resi noti anche i nomi di un altro rabbino, Yaakov Halevi Levitin, e di Reuven Morrison, di Melbourne, un altro membro della comunità ebraica. Non si sa quasi nulla, invece, della bambina uccisa nell’attacco, si conosce solo la sua età: dieci anni.