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 2025  dicembre 14 Domenica calendario

Cedere territori ucraini alla Russia Per 6 italiani su 10 fermerà il conflitto

Un sondaggio realizzato da Only Numbers per la trasmissione Porta a Porta, rivela che il 46,1% degli italiani si mostra favorevole all’uso dei beni finanziari congelati della Russia sui territori europei per finanziare il riarmo e la ricostruzione dell’Ucraina. Si tratta di un progetto che raccoglie ampi consensi tra tutti gli elettorati, con alcune eccezioni significative. Tra i sostenitori del Movimento 5 Stelle, ad esempio, i “favorevoli” si arrestano al 39,0%, mostrando invece una netta concentrazione di giudizi negativi nei confronti della proposta (47,5%). Stessa posizione critica è assunta da alcuni partiti più piccoli, come ad esempio Democrazia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo (67,0%), e dal 40,5% dei cittadini che, da almeno un paio di tornate elettorali, non partecipano più alla chiamata al voto o si sentono “indecisi”.
Tra i partiti della maggioranza, il tema raccoglie – comunque – consensi, ma in misura più moderata (49,1%), a differenza delle opposizioni che si mostrano decisamente più favorevoli, con percentuali che sfiorano il 60.0%. Questo divario evidenzia una spaccatura politica e sociale che rende il tema dell’utilizzo dei beni congelati uno degli argomenti più controversi nel dibattito pubblico italiano ed europeo. A questo quadro si aggiunge una preoccupazione diffusa tra gli italiani riguardo l’evoluzione dello scenario geopolitico internazionale. In particolare, un italiano su due (51,1%) è convinto che un eventuale accordo tra Donald Trump e Vladimir Putin, con il sostegno a latere della Cina – e magari dell’India -, escluderebbe totalmente l’Europa dal contesto geopolitico globale. Anche su questa posizione emerge una certa sintonia da parte di tutti gli elettorati, addirittura con una certa assonanza di Alleanza Verdi e Sinistra (58,8%) con la Maggioranza (60,0%), ma con una certa freddezza tra le fila del Partito Democratico (42,6%) e -ancora una volta- del Movimento 5 Stelle (45,8%). È come se i partiti di governo si dimostrino più fiduciosi nell’avere ancora un margine di manovra importante con gli Usa, mentre le opposizioni sembrano confidare maggiormente –ad eccezione di Alleanza Verdi e Sinistra- nella democrazia del “vecchio continente”.
Questa visione si inserisce in un contesto più ampio di crescente incertezza riguardo al futuro ruolo dell’Europa nel panorama internazionale, e solleva interrogativi sulle scelte strategiche dell’Italia e dei suoi alleati. A queste preoccupazioni si aggiunge una riflessione sulle scelte politiche in relazione all’Ucraina. Un numero significativo di italiani (57,4%) ritiene che Volodymyr Zelensky dovrebbe accettare un accordo di pace anche con la concessione di territori alla Russia. Tra i sostenitori di questa posizione, spiccano il 75,5% degli elettori della Lega di Matteo Salvini e il 64,0% degli elettori di Fratelli d’Italia, e il 54,4% dei sostenitori di Forza Italia. Più sorprendente è posizione del Movimento 5 Stelle (57.6%), che si avvicina – ancora una volta – con maggiore convinzione a quelle della Lega e di Fratelli d’Italia. Questo scenario suggerisce una dinamica complessa, in cui l’Europa sembra trovarsi compressa tra le scelte atlantiche di Donald Trump da un lato e quelle asiatiche della Cina dall’altro. Un processo che rischia di escluderci dalle decisioni globali che dovrebbero invece vederci protagonisti, o quanto meno partecipi.
Trump non ha mai nascosto il suo obiettivo di ottenere il Nobel per la pace: un intento che, se da un lato potrebbe spingere verso significative trattative di pace, dall’altro solleva forti perplessità sul metodo. Le sue modalità – per così dire – “ruvide” di condurre i dialoghi diplomatici sembrano entrare in pieno conflitto con i valori dell’Unione Europea e, a tratti, con quelli stessi della civiltà occidentale, alimentando dubbi su quale direzione potrebbe prendere una sua eventuale mediazione. Il tema del riarmo e della ricostruzione dell’Ucraina, alimentato dall’uso dei beni congelati della Russia, non solo solleva questioni economiche, ma riflette una spaccatura profonda all’interno della politica e della società italiana. L’opinione pubblica sembra divisa tra chi vede in questa proposta una soluzione pragmatica e chi, invece, ne percepisce i rischi, non solo in termini di giustizia internazionale, ma anche di coerenza con i valori europei.
L’orientamento di partiti ed elettorati dimostra una tensione tra il pragmatismo geopolitico e la difesa dei principi fondanti della nostra Unione Europea, una posizione che potrebbe presto trovarsi schiacciata tra le scelte di potenze come Stati Uniti e Cina. Mentre cresce il disorientamento riguardo al futuro ruolo dell’Europa nel mondo, è necessario riflettere su come l’Italia e l’Unione Europea possano riacquistare una posizione di centralità nelle negoziazioni globali. La proposta di un accordo di pace, con la possibile concessione di territori, apre una riflessione più ampia sulla nostra identità geopolitica. La domanda che ci dobbiamo porre è se l’Italia, e con essa l’Europa, siano pronti ad affrontare un futuro in cui le scelte vengono fatte altrove, o se, al contrario, siano capaci di esercitare una vera influenza nelle trattative internazionali. Non possiamo permetterci di rimanere spettatori passivi di una realtà che evolve in direzioni sempre più complesse e imprevedibili. L’Europa ha le carte per giocare un ruolo di primo piano, ma deve ritrovare la sua coesione interna e una visione comune per poter contare davvero. Le sfide sono immense, tuttavia sono anche un’opportunità per riaffermare un ruolo attivo e strategico. La domanda finale resta: siamo pronti a fare le scelte politiche necessarie per non rimanere esclusi dal gioco globale?