la Repubblica, 14 dicembre 2025
Cile oggi al ballottaggio per le presidenziali: favorito il candidato di ultradestra Kast
Chiunque abbia partecipato agli ultimi eventi della campagna elettorale di José Antonio Kast, candidato di ultradestra alle presidenziali cilene, è dovuto passare attraverso il metal detector mentre gli addetti alla sicurezza controllavano meticolosamente il contenuto di borse e zaini, ripetendo: “Il nostro candidato è in pericolo, dobbiamo prenderci cura di lui”. Ma non solo: a diversi eventi (compreso l’evento di chiusura della campagna dello scorso) Kast si è presentato a parlare sul palco, rimanendo dietro a un grosso vetro blindato perché sosteneva di poter essere vittima di un attentato.
José Antonio Kast, 59 anni, ha una lunga carriera politica alle spalle e – secondo i sondaggi – sarà il prossimo presidente del Cile. Oggi concorrerà al ballottaggio finale contro una sfidante forte, la candidata di sinistra e politica del Partito comunista cileno Jeannette Jara. Kast ha conquistato voti con una campagna quasi monotematica su un tema sentito dai cittadini cileni: la sicurezza. Il Cile negli ultimi anni sta vivendo una situazione paradossale: la sicurezza è al centro del dibattito pubblico, nonostante il Paese abbia livelli di criminalità molto più bassi rispetto ad altri stati latinoamericani. I cileni risultano essere tra i più preoccupati al mondo per crimine e violenza: il 63% indica questi temi come di primaria importanza, più che in Paesi con tassi di omicidio di quattro volte superiori, come Messico o Colombia. Ma questa percezione di insicurezza (alimentata fortemente dai media) non riflette i dati reali: nonostante negli ultimi anni ci sia stato un aumento dei crimini violenti (soprattutto legati al narcotraffico), con sei omicidi ogni 100.000 abitanti, il Cile è ben lontano dall’avere il maggior problema di criminalità e violenza in America Latina o nel resto del mondo.
Secondo i sondaggi, Kast dovrebbe vincere con almeno 10 punti di vantaggio sulla candidata di sinistra, che lo scorso 16 novembre ha vinto il primo turno con il 26,9%, distanziandosi di pochi punti da Kast, che ha ottenuto il 23,9%. Quello che avvantaggia molto il candidato per il ballottaggio finale è che Johannes Kaiser ed Evelyn Matthei – candidati di destra che al primo turno hanno ottenuto rispettivamente il 13,9% e il 12,5% delle preferenze – hanno invitato i loro sostenitori a votare per Kast al ballottaggio. Mentre Franco Parisi, un candidato populista di centro che si è rivelato essere la vera sorpresa di questo primo turno elettorale ottenendo il 19,7% dei voti (un risultato che nessuno sondaggio aveva previsto), ha invitato i suoi sostenitori a votare nullo. José Antonio Kast è un noto sostenitore della dittatura di Augusto Pinochet e la sua storia familiare è particolare. “Proviene da una famiglia di origine tedesca arrivata in Cile dopo la seconda guerra mondiale – spiega Stéphanie Alenda, politologa dell’università cilena Andrés Bello – Suo padre è stato membro del partito nazista in gioventù.
Mentre suo fratello Miguel ha svolto un ruolo cruciale durante la dittatura: era un Chicago boy, è stato ministro e presidente della Banca centrale cilena”. Questa è la terza volta che si candida alla presidenza, nel 2017 ha ottenuto solo l’8% dei voti mentre nel 2021 ha vinto il primo turno con quasi il 28% delle preferenze e competendo al ballottaggio contro il candidato di sinistra Gabriel Boric. “Nel 2021 – continua Alenda – la campagna di Kast è stata più estrema rispetto a quella di oggi, il candidato aveva fatto dichiarazioni controverse sulla dittatura di Pinochet, i diritti della comunità Lgbt e delle donne. Questo lo aveva penalizzato al ballottaggio finale perché aveva spaventato molti cittadini che temevano un retrocesso in tema di diritti, portandolo a perdere contro l’attuale presidente cileno Gabriel Boric”.
A sfidare Kast è Jeannette Jara, 51 anni, che milita nel Partito comunista cileno sin da quando aveva 15 anni, ex Ministra del lavoro del governo Boric e proveniente da una famiglia e un barrio molto umile, fatto non da poco in un Paese, il Cile, estremamente classista, Jara ha portato avanti una campagna elettorale molto forte, vincendo le primarie della sinistra con il 60%, e ha una lunga e rispettata carriera politica alle spalle. La sua candidatura viene però penalizzata da due fattori: il primo è quello di appartenere al Partito comunista in un Paese che ha il terrore del comunismo, e il secondo è quello di appartenere allo stesso fronte politico (la sinistra) dell’attuale governo. I cileni infatti da quasi 20 anni eleggono il partito politico opposto rispetto a quello uscente e, inoltre, il governo progressista di Gabriel Boric, che aveva generato grandi aspettative, ha deluso sotto vari aspetti e ha una bassa popolarità fra i cittadini, fattore che non sta aiutando Jara.