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 2025  dicembre 14 Domenica calendario

«Charlie Kirk? Ucciso da personaggi oscuri della Casa Bianca di Trump»: le folli teorie del complotto che mandano in frantumi l’universo Maga

«Fermatevi», pausa lunga, poi ieri sera Erika Kirk, intervistata da Bari Weiss, nuovo direttore della Cbs News ripete: «Fermatevi! Non ho bisogno di aggiungere altro». 
Il «fermatevi» di Erika Kirk, la vedova di Charlie Kirk, era riferito alla domanda sulla «bomba» di qualche giorno fa di Candace Owens, una giovane nera di estrema destra che «rivelava» come dietro l’assassinio di Kirk ci fossero militari americani guidati da personaggi oscuri della Casa Bianca di Trump. 
La Owens non è un personaggio secondario. Ha cominciato a lavorare con Kirk a Turning Point USA, l’organizzazione per i giovani conservatori. Erano molto vicini. Poi si è messa per conto suo. 
Sul tema, le tesi del complotto, quelle rilanciate appunto da Owens dominano. Alcune settimane fa questa giovane, bella, sveglia, aggressiva e con 5,6 milioni di sottoscrittori su YouTube e 2,5 su Instagram molto influente podcaster, aveva detto che gli esecutori materiali dell’uccisione erano stati agenti del Mossad e che Tyler Robinson, l’assassino, era solo una pedina. Poi aveva suggerito che qualcuno dell’organizzazione di Kirk potesse avere avuto complicità con i mandanti e gli assassini. 
Ma il «fermatevi» accorato, severo, ultimativo della Kirk non era solo per le fantasie della Owens che certo bruciano per la vecchia amicizia. Era piuttosto rivolto a tutte le schegge impazzite di una destra estrema che hanno frantumato e stanno frantumando il movimento MAGA, ex zoccolo duro di Donald Trump e, soprattutto, punto di riferimento proprio di Kirk. 
Ecco perché la moglie non usa il singolare, rivolgendosi soltanto alla Owens, ma usa il plurale. La questione della crisi MAGA e del conservatorismo americano, diviso e in caduta verticale nei sondaggi rischia di affossare la causa. La battaglia in corso fra i giovani militanti diventa anche una battaglia per la successione di Kirk.
Ed ecco perché Bari Weiss, che si definisce una «centrista radicale» non trumpiana, ma con chiare simpatie per il centro destra, assume anche lei un ruolo centrale.
L’intervista ha segnato il suo «debutto giornalistico» nella nuova veste di direttrice. Controverso, perché in America i direttori tradizionalmente assegnano le interviste, ma non le conducono. Si tratta però di un debutto pur sempre importante perché da ieri la Weiss diventa anche «mediatrice» fra la Kirk e la base repubblicana, per affermare un ruolo della nuova Cbs di Paramount e di David Ellison e contribuire a portare ordine e coerenza a un conservatorismo a pezzi «che rischia di essere divorato da neo nazisti e razzisti promulgatori di odio», come ha denunciato Ben Shapiro un ebreo ortodosso, altro protagonista del conservatorismo Maga. 
Questi conflitti interni dati in pasto al pubblico rappresentano per Donald Trump un serio problema. Ci si rende conto che il suo movimento non è indebolito soltanto dagli attacchi di una ex fedelissima come Marjorie Taylor Greene, che criticò il presidente per le sue reticenze nel rilasciare i files di Jeffrey Epstein, ma da una crisi molto più profonda e trasversale che vede schierati sulla stessa linea personaggi Maga o ex Maga come Tucker Carlson, ex star televisiva della Fox con estremisti neo-nazisti come Nick Fuentes e il suo movimento dei Groypers, con la stessa Owens, ma anche con istituzioni che furono pilastri di riferimento per la crescita del movimento conservatore americano, come l’Heritage Foundation e il suo leader, Kevin Roberts. Il problema è che ciascuno di questi personaggi ha milioni di followers sui social media, dove operano in modo autonomo e perderne anche una parte è un rischio che non si può correre. 
In questo caleidoscopio di conflitti emerge centrale la figura di Tucker Carlson. Fu lui, qualche settimana fa, a cercare di sdoganare in circoli più ampi dell’estremismo il neo nazista Nick Fuentes. E in questo suo tentativo di accreditare un altro ex nemico fu appoggiato dall’Heritage Foundation, il think tank di destra che giustificò quell’intervista nel corso della quale non ci fu alcun contraddittorio. La spiegazione? Carlson era stato a sua volta attaccato da Fuentes e voleva cercare di recuperare un rapporto e creare una nuova alleanza. E se Carlson sembrava poter riflettere alcuni valori dei Maga quando mesi fa criticava Trump per l’attacco all’Iran e per altre forme di interventismo contrarie allo storico isolazionismo di quella destra americana, più recentemente sono emersi suoi intrecci che danno un quadro più oscuro e preoccupante alle sue motivazioni. Carlson ad esempio aveva da tempo rapporti separati e individuali con il Qatar (dove ha anche comprato una casa), con la Russia di Putin e persino con l’Iran. 
Il passaggio qualitativo delle ultime settimane è quello che vede Carlson al centro di un’equazione politica dove queste sue relazioni estere sono in realtà coordinate e si muovono lungo la stessa direttrice. È lui, attraverso interviste e pubblicizzazioni di tesi pro Putin e persino pro Hamas a consentire a interessi esteri contrari a quelli degli Stati Uniti di penetrare l’opinione pubblica americana in modo coordinato, contrabbandando come vere fake news o news manipolate. 
È lui che «normalizza» personaggi come Fuentes, favorevoli allo stupro delle donne, all’introduzione di leggi razziali, alla persecuzione degli ebrei, dei gay e naturalmente dei liberals. Un esempio delle sue posizioni? «Diciamo la verità, – dice abitualmente Fuentes ai suoi milioni di fans (sentirlo in televisione produce una sgradevole reazione epidermica) – le donne vogliono essere violentate… fanno finta di resistere, ma amano la violenza… i “niggers” (termine dispregiativo bandito) come gli ebrei sono inferiori e chiedo ai miei seguaci di alzare la mano destra e giurare che andranno a violentare le donne a uccidere e a morire per Fuentes». Queste affermazioni – e c’è di peggio – sono ricorrenti in questo altro podcaster della destra con un milione di followers su X ( su Youtube era stato bandito). 
«Hitler  figo, ebrei da eliminare». Il «profeta» del suprematismo che fa litigare il   mondo Maga
Che Carlson avesse compiuto questo passaggio e soprattutto avesse avuto l’appoggio dell’Heritage Foundation fu uno scandalo all’interno del partito repubblicano e del Centro Studi, con dimissioni a catena in protesta contro Kevin Roberts e polemiche a non finire. Ma niente di tutto questo ha convinto Carlson ad evitare nuove provocazioni e nei giorni scorsi è andato oltre. Ha dichiarato che le assurde tesi della Owen di cui sopra, sull’assassinio di Kirk, vanno esplorate perché «interessanti». 
E appena martedì scorso ha attaccato Bari Weiss definendola «un’idiota», ha attaccato il finanziere Bill Ackman schierato contro i Pro-Pal come parte di una congiura ebraica. La Weiss ha risposto che Carlson è «antiamericano e antisemita». Una leader Maga, Laura Loomer, anti musulmana e vicinissima a Trump ha riscritto il nome Carlson in Qatarlson. Ted Cruz il potente senatore repubblicano del Texas ha fatto di peggio ha pubblicato due giorni fa un meme in cui Carlson appare con le gambe aperte in alto e lo ha affiancato al «sesso orale» come sua specialità. Insomma non solo tra i repubblicani volano gli stracci, ma la volgarità più becera ormai domina il dibattito fra i militanti della nuova generazione, soprattutto fra quelli più giovani e arrabbiati. La risposta più articolata contro Carlson è venuta da Ben Shapiro anche lui un pdcaster indipendente con milioni di followers, un conservatore ebreo osservante, personaggio centrale del Maga e fedelissimo di Trump con 7 milioni di followers su YouTube. 
Shapiro ha messo insieme una documentazione video devastante per Carlson: emergono contraddizioni, falsità, cattiverie. Susan del Percio, una consulente politica repubblicana, ha detto al New York Times che «Carlson cerca disperatamente l’assurdo per restare rilevante, ma sta diventando sempre più la caricatura di se stesso». Ma questi contrattacchi o analisi non spiegano fino in fondo le violente lotte intestine al Maga e al conservatorismo in genere. La constatazione davanti agli occhi di tutti è che il partito «trumpiano», che fino a mesi fa regnava incontrastato si trova improvvisamente in difficoltà molto serie. L’ultimo colpo devastante è venuto dalle elezioni per il nuovo sindaco a Miami: Eileen Higgins è stata la prima donna sindaco e la prima democratica a vincere in 28 anni e a vincere in modo schiacciante, con il 60% del voto. Questo nonostante il suo avversario Emilio Gonzales avesse l’appoggio di Donald Trump e del Governatore DeSantis. E Miami non è New York, un bastione democratico. 
La spiegazione dunque è più complessa. Trump e i suoi si sono arresi all’evidenza e devono arginare una debacle politica e guardano alle elezioni del prossimo novembre con apprensione. In qualunque ambiente politico nazionale oggi si dà per certo che i repubblicani perderanno la maggioranza alla Camera l’anno prossimo, ma dovrebbero tenere la maggioranza al Senato. Occorre dunque cercare bacini di voti là dove possibile. 
Il primo e il più importante riguarda il voto «cristiano» e dei cristiani fondamentalisti. Per questo i funerali di Charlie Kirk divennero un palcoscenico sul quale si faceva a gara per esprimere timore riverenziale. Persino Marco Rubio, in genere più distaccato, continuava a invocare «Jesus Christ». Ma l’altro serbatoio di voti da conquistare è quello dell’estrema destra e dei giovani e giovanissimi che spesso ne sono parte. Questa bagarre interna viene perciò anche spiegata come il tentativo disperato di identificare quel limite che non si potrà superare per non avere conseguenze controproducenti. Per questo sia Donald Trump che il suo vice Vance non si sono espressi quando ci fu la polemica su Carlson/Fuentes/Heritage. Attendono e osservano: «Devono capire fino a che punto si possono spingere per guadagnare un voto in più senza perderne un altro in reazione. È un equilibrio difficile – ha detto alla Cbs Michael Warren, un analista politico – ma questo ci dà anche la misura di quanto i repubblicani siano disperati e allo sbando».