Corriere della Sera, 14 dicembre 2025
L’elisir di lunga vita dello spazzacamino del film di Mary Poppins
Dick Van Dyke ha raggiunto quota 100 e non li sente: ha spento cento candeline, battendo sul tempo Mel Brooks che li compirà il 28 giugno ’26. Sì, ogni tanto sente e vede non perfettamente, ma va ancora tre volte alla settimana in palestra, cura il giardino, gioca con i cinque nipoti e bis nipoti, frutto di due matrimoni. In Italia è noto perché era lo spazzacamino di «Mary Poppins», uno di quei titoli che per le feste ritornano: per tutta la vita ha fatto il ballerino in musical che hanno spopolato a Broadway e che noi abbiamo visto al cinema, «Bye bye birdie» e «Citty Citty Bang Bang». La sua forza è stata l’alleanza con i minorenni: «A volte ho più energia, altre meno» ha dichiarato in un’intervista a Vanity fair «ma non mi sveglio mai di cattivo umore. Finché i bambini canteranno con orgoglio Supercalifragilistichespiralidoso la parte più importante di me sarà viva».
Nasce attore di cabaret e varietà, il teatro è stata la sua vera palestra, l’allenamento serale, oltre alla popolarità derivata dagli show tv. Oggi fa yoga e stretching: «I dottori non riescono a crederci quando mi tocco le dita dei piedi».
Dice di non aver paura della morte, «ho avuto una vita così piena ed entusiasmante che non posso lamentarmi». «Mi sento davvero bene per uno che ha cent’anni» dice a People il divo del film con Julie Andrews che quell’anno vinse l’Oscar come governante magica del film Disney, battendo Audrey Hepburn. Dicono che sia longevo il mestiere dell’attore, l’impegno fisico, la continua esercitazione della memoria e, in particolare, quel grande sport che è il tip tap.
Anche oggi lo spazzacamino, che tutti ricordano ballare sui tetti di Londra, non ha mai smesso di cantare insieme alla seconda moglie Arlene Silver, 46 anni in meno di lui, sposata nel 2012. La sua carica di ottimismo l’ha assorbita proprio dai musical: «Mi ha reso felice ogni giorno della mia vita, ogni singolo giorno. È una gioia». Per dare qualche lezione o suggerimento, Van Dyke ha scritto un volume, 100 rules for Living to 100, manuale sulla longevità, e anche di riflessioni sulla sua filosofia di vita che non è sempre stata una canzonetta. Se oggi pensa a ciò che lascia, non sono i premi o la fama: «Quello che ho dato nell’intrattenimento, musica per bambini, quella è la mia eredità». Mica male per il super ego di un attore: ogni bambino che canta una sua canzone nel mondo gli dà, oltre al diritto d’autore, il diritto alla memoria.
Nato in bianco e nero, Dick, che ha vinto Emmy, Tony e Grammy, tre dei più importanti premi dello spettacolo live, continua a bere il caffè con cinque zollette di zucchero, forse affinché la pillola vada giù. Per lui è importante restare sempre in contatto con il bambino che gli è rimasto dentro «e anche gli animali domestici sollevano il morale, ho tre gatti e un cane». Prima regola per non invecchiare, tenere saldi i rapporti sociali. Eppure non è sempre stata un giardino fiorito la sua vita: nato non ricco in una cittadina del Massachusetts, New York era abbastanza vicina per le gite allo zoo del Bronx ma lontana come mito da raggiungere. Da giovane, dopo mille lavori, alla sera si trovava solo: «Non ero mai stato in una relazione adulta» ha confessato, ed era un silenzioso allarme per il suo futuro, finché non accettò l’idea che era gay, ma allora non si poteva dire. Ciò, comunque, non gli ha impedito di avere due mogli.
L’aver saputo convivere con una doppia natura fu il suo grande successo, il segreto di una carriera cha avrebbe rischiato grosso allora per colpa dei gossip. E per noi resta lo spazzacamino che balla di notte come un gatto.