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 2025  dicembre 14 Domenica calendario

Assalto Usa a un cargo sulla rotta Cina-Iran: sequestrate armi destinate agli ayatollah

Un abbordaggio nell’Oceano Indiano per bloccare un possibile traffico di armi tra la Cina e l’Iran. Ad eseguirlo, come ha rivelato il Wall Street Journal, le forze speciali americane.
L’intelligence statunitense, secondo la ricostruzione, ha tracciato i movimenti di un cargo partito da uno scalo cinese con meta finale un porto iraniano. A bordo materiale dual use, ossia tecnologia suscettibile di impiego civile e militare. E quando la nave ha incrociato una rotta a sud dello Sri Lanka è scattato un blitz da parte di un team delle Special Forces, probabilmente appoggiate da unità dell’Us Navy. I militari, una volta sul cargo, hanno confiscato diverse componenti.
L’operazione, avvenuta il mese scorso ma emersa solo in queste ore, racchiude diversi aspetti. Gli Usa hanno adottato tattiche sempre più aggressive nei confronti degli avversari: è di pochi giorni fa il sequestro di una petroliera al largo del Venezuela, mossa legata alla campagna contro Maduro e i suoi alleati. La nave era parte di un asse che unisce Caracas, gli iraniani e Cuba.
Washington, poi, tiene sotto pressione Teheran usando un doppio linguaggio: da un lato prospetta il dialogo, dall’altro minaccia l’uso della forza. L’intercettamento del cargo in arrivo dalla Cina è un tentativo di contrastare i programmi della Repubblica islamica. Dopo il breve conflitto in estate tra Israele e Iran i pasdaran hanno moltiplicato le iniziative per migliorare il loro arsenale missilistico ed acquisire nuovi sistemi.
È noto che i bombardamenti dell’Idf, insieme a quelli americani, hanno distrutto parzialmente alcuni siti dove si mettono a punto vettori a lungo raggio. E, secondo gli esperti, gli iraniani si sono rivolti a Pechino per ottenere i pezzi necessari a rimettere in moto la catena produttiva. Un passo quasi scontato vista la stretta collaborazione militare tra i due Paesi.
A questo proposito erano già trapelate informazioni sull’invio in Iran da parte della Repubblica popolare di componenti chimiche indispensabili per il combustibile dei missili. Possibile che il mercantile intercettato il mese scorso sia parte della stessa filiera di rifornimento, un canale tenuto d’occhio dai servizi segreti. Analoga sorveglianza è svolta nel Mar Rosso nei confronti degli Houthi yemeniti.
In questi giorni sono apparse analisi di fonte israeliana che hanno ridimensionato l’impatto dei bombardamenti sullo schieramento iraniano: ci sono stati danni ma i guardiani della rivoluzione, assieme ai loro ingegneri, hanno rilanciato con maggiore vigore i loro progetti. Scelta rinforzata dal timore, condiviso tra molti osservatori, di un nuovo conflitto, questa volta con un impiego ancora più massiccio di mezzi.
Infine, un dato più generale. La Casa Bianca ritiene di poter agire come e quando crede, senza badare a regole o al diritto internazionale: lo dimostrano i ripetuti affondamenti di scafi nel Pacifico e nei Caraibi, battelli accusati di trasportare droga.
Siamo sempre in una partita complessa dove ognuno cerca di mettere a segno dei punti quando si presentano le occasioni. Teheran ha annunciato in queste ore di aver bloccato una petroliera nel Golfo di Oman: secondo le fonti ufficiali sarebbe coinvolta nel contrabbando di greggio.
Un episodio non inedito in questo quadrante dove i pasdaran spesso attuano questo modus operandi.