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 2025  dicembre 14 Domenica calendario

Aumenti, detassazione al 10%. Duello sul reddito d’inclusione

È l’ora degli ultimi pressing sulla manovra da 18,7 miliardi per il 2026. Il disegno di legge di Bilancio riprende il suo percorso parlamentare questa sera alle 23 in Commissione Bilancio al Senato. E si entra nel vivo. Nel senso che il governo comincerà a esprimere i propri pareri sugli emendamenti e proporrà la riformulazione di alcuni di essi. Poi, tra stanotte e lunedì si comincerà a votare.
E scatterà una corsa contro il tempo per portare nel giro di qualche giorno il testo della manovra nell’aula del Senato e poi, dopo l’approvazione, consegnarlo alla Camera, che avrà pochi giorni per ratificare il disegno di legge senza modifiche entro il 31 dicembre ed evitare che scatti l’«esercizio provvisorio». Un risultato che forse si potrà ottenere, come spesso accade, solo forzando i tempi della discussione con il ricorso al voto di fiducia.
Visti i tempi ristretti, il pressing su alcuni argomenti è inevitabile. E così il comparto della logistica è allarmato per il rischio di doppia imposizione sui pacchi di piccolo valore, quelli fino a 150 euro. C’è infatti un emendamento presentato dal governo che prevede l’introduzione, dal prossimo anno, di una tassa di 2 euro su ogni spedizione «proveniente da Paesi non appartenenti all’Unione europea di valore dichiarato non superiore a 150 euro» (il balzello si applicherebbe dunque solo in entrata e non sulle spedizioni dall’Italia verso Paesi extra Ue). La tassa è finalizzata ad arginare l’invasione di merci a basso costo, in particolare dai mercati asiatici, acquistate sulle grandi piattaforme online.
Ma giusto l’altro ieri è arrivata la notizia da Bruxelles che il Consiglio europeo ha deciso di mettere, dal prossimo luglio, un dazio di 3 euro sugli stessi pacchi fino a 150 euro in entrata da Paesi fuori dall’Unione. Notizia che ha messo in allarme le associazioni dei consumatori, che parlano di stangata sui piccoli consumatori, ma anche il settore della logistica per il probabile calo delle spedizioni. E così Confetra, associazione di rappresentanza del comparto, ha scritto al ministero dell’Economia chiedendo rassicurazioni sul fatto che le due tasse non verranno sommate tra loro poiché produrrebbero un «sovraccarico fiscale».
Ed è pressing anche sull’emendamento del governo che interviene sui liberi professionisti (notai, avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti) che lavorano per la pubblica amministrazione o devono ricevere compensi finanziati da soldi pubblici, stabilendo che il pagamento delle parcelle sia subordinato alla regolarità fiscale e contributiva dello stesso professionista. Non protestano solo le associazioni di settore, ma anche forze della maggioranza. Secondo Fratelli d’Italia, la proposta va corretta, altrimenti, dice Matteo Gelmetti, si avrebbe «il blocco del pagamento nei confronti dei professionisti, e in particolar modo degli avvocati, qualora si trovassero ad avere situazioni anche soltanto di presunta pendenza nei confronti dello Stato». Più tranchant la Lega, che ha presentato un emendamento soppressivo, sostenendo che la norma sarebbe «discriminatoria rispetto ai lavoratori dipendenti».
Dal fronte delle opposizioni partono invece bordate sull’emendamento del governo sull’Assegno di inclusione che stabilisce il dimezzamento dell’importo del sussidio nel primo mese di rinnovo della prestazione, anche se la proroga non avverrà più con la sospensione di un mese tra i primi 18 di fruizione e l’eventuale rinnovo di 12 mesi. Dalla novità il governo si attende un risparmio di circa 100 milioni di euro l’anno. «L’ennesimo attacco ai poveri, un emendamento vergognoso», tuonano i 5 Stelle, già creatori del Reddito di cittadinanza, poi sostituito dall’Assegno di inclusione dal governo Meloni.
Novità potrebbero arrivare su tv, lavoro e pensioni. Un sub-emendamento alla manovra di Fratelli d’Italia cancella i tagli previsti per la Rai e le tv locali. Un altro sub-emendamento sempre di FdI estende la detassazione prevista per i rinnovi contrattuali: all’aliquota del 5% fissata per chi ha redditi da lavoro dipendente fino a 28 mila euro, già prevista nel disegno di legge di Bilancio, si aggiunge un’aliquota del 10% per chi ha un imponibile compreso tra la soglia di 28 mila e 35 mila euro. E non è ancora tramontata la possibilità che Opzione donna, il canale di prepensionamento per determinate categorie di lavoratrici, possa essere prorogato fino alla fine del 2026. Emendamenti in tal senso sono stati infatti proposti non solo dai partiti di opposizione ma anche da quelli della maggioranza. E a chiederlo sono anche i sindacati. In pressing.