1 marzo 2025
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Biografia di Daria Perrotta
Daria Perrotta, nata a Napoli il 2 marzo 1977 (48 anni). Magistrato contabile. Ragioniere generale dello Stato (dal 7 agosto 2024). «Chiamatemi ragioniere» • «La Ragioneria dello Stato è una struttura molto vasta, ramificata in tutto il territorio, con circa cinquemila dipendenti: oltre al corpo centrale a Roma a Palazzo Sella, ci sono 11 ispettorati generali, 14 uffici centrali di bilancio, 103 ragionerie provinciali. “Non sfugge nemmeno uno spillo”, s’inorgogliva un tempo un ragioniere generale. Se i conti non tornano, dunque, non è per scarsa conoscenza: può accadere perché si cede al primato della politica, per la complessità del reale, per le interdipendenze tra finanza pubblica e privata, tra Stato e mercato, tra singoli Paesi e vasto mondo. Giurista, economista, artista, ma anche manager, il ragioniere generale è davvero una figura chiave che ogni ministro vorrebbe avere al suo fianco e mai contro. Anche per questo, tra tutti i princìpi e le funzioni, l’imparzialità resta fondamentale» (Stefano Cingolani) • Scarsissime le informazioni personali di pubblico dominio. «Nata a Napoli (come Gaetano Stammati, uno dei suoi predecessori alla Ragioneria) ma formatasi a Roma, dove ha studiato dai gesuiti al liceo Massimo (lo stesso di Mario Draghi) e poi alla Luiss: dopo essersi laureata a pieni voti in Scienze politiche, è stata più volte docente a contratto» (Andrea Ducci). «Il giorno della sua laurea riuscì a far impuntare il professore, che, raccontano, le negò la lode (meritata). A 22 anni ha vinto il concorso come documentarista della Camera, e da allora conosce le combinazioni delle leggi finanziarie» (Carmelo Caruso). Laureata in Scienze politiche e in Giurisprudenza, con un master in Economia applicata, è stata documentarista della commissione Bilancio della Camera dal 2000 al 2020. «La sliding door di Daria Perrotta risale a oltre venti anni fa, quando, giovane funzionaria della Camera dei deputati, collabora con Giancarlo Giorgetti, all’epoca presidente della commissione Bilancio di Montecitorio. In quell’occasione l’attuale ministro dell’Economia impara a conoscere le caratteristiche di Perrotta: grande capacità di lavoro e granitico senso delle istituzioni. […] Negli ultimi dieci anni Perrotta ha ricoperto una serie di incarichi di stretta collaborazione con i vertici di ministeri e di Palazzo Chigi: tra gli altri, è stata consigliere giuridico di Maria Elena Boschi quando era ministra nel governo Renzi, capo delle attività dell’ufficio di segreteria del Consiglio del ministri nel governo Conte, consigliere per gli Affari economici di Dario Franceschini ministro della Cultura, capo di gabinetto di Roberto Garofoli nell’esecutivo di Draghi» (Ducci). Sostituto procuratore generale presso la sezione lombarda della Corte dei conti dal giugno 2020 e presidente del collegio dei revisori dei conti del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) dal marzo 2022, nell’ottobre di quell’anno fu nominata capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’Economia e delle Finanze, guidato da Giancarlo Giorgetti. «Pignola, un ritmo da 15 ore di lavoro al giorno. Come quelle trascorse alla Camera nella notte tra il 19 e il 20 dicembre 2022, per la prima manovra del governo Meloni. Lei fuori dall’aula della commissione Bilancio, a filtrare gli emendamenti dei gruppi parlamentari. A mediare, da tecnica vestita da politica. Seduta a pochi metri dai deputati di Fratelli d’Italia, che intanto gettavano veleno su Mazzotta [l’allora ragioniere generale dello Stato – ndr], accusato di aver chiuso la Ragioneria di notte. È durante quella notte che Giorgetti, irritato, ha iniziato a pensare alla sostituzione del ragioniere» (Giuseppe Colombo). La mattina del 7 agosto 2024 «a Palazzo Chigi è entrata da capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’Economia. Ombra e scorta di Giancarlo Giorgetti per l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva. È uscita dal Palazzo dopo un paio d’ore. Da ragioniera generale dello Stato. La prima donna dopo 154 anni e 21 ragionieri. Ma lei, fresca di nomina, ha messo subito le cose in chiaro: “Chiamatemi ragioniere”. Ha fatto tutto Giorgetti durante il Cdm. Prima la revoca dell’incarico a Biagio Mazzotta, accompagnato alla porta con addosso la grande colpa di aver sbagliato i conti del Superbonus. […] Quando […] il titolare del Tesoro ha presentato l’atto per l’avvicendamento alla Ragioneria, i ministri non hanno fatto obiezioni. Poi sul tavolo del Cdm è arrivata l’indicazione del successore: “Daria”, come Giorgetti la chiama dal 2008, quando da presidente della commissione Bilancio della Camera si imbatté in una giovane funzionaria, fresca vincitrice di concorso, che, raccontano a Montecitorio, “già sapeva il fatto suo”. […] Perrotta […] arriva alla Ragioneria da candidata unica. E in una struttura dove è ancora caldo il malumore per la cacciata di Mazzotta. Anche Giorgia Meloni ha detto “sì” senza battere ciglio. […] Il mite Giorgetti […] ha voluto Perrotta a tutti i costi. Anche se non arriva dalla Banca d’Italia, la palestra che ha allevato i futuri ragionieri. Anche se, al netto dell’esperienza alla Corte dei conti, il suo curriculum non può contare su esperienze da “esterna”. Ecco la scommessa di Giorgetti: promuovere una “interna” al governo alla guida della Ragioneria, che, per esperienza e storia, è considerata un fortino di indipendenza, anche se è un dipartimento del Mef. “Se non arriva dalla Banca d’Italia ma dalla Corte dei conti, ho compiuto un peccato mortale? Ok, ho compiuto un peccato mortale, ma, siccome è brava – lo dicono tutti – ho pensato di indicarla”, si è difeso il ministro. […] È la ragioniera che piace alla politica. Tutta. Da destra a sinistra. Solo il Pd si è messo contro, ad eccezione del senatore Filippo Sensi, che le ha intestato “una conoscenza al laser del bilancio dello Stato”» (Colombo). «Nel suo caso, la regola dello spoils system – il cambio degli alti funzionari al cambiare dei governi – sembra più esplicita che in passato (anche se un precedente fu la scelta del governo di Enrico Letta di non confermare Mario Canzio nel 2013). […] Non […] una forzatura, perché formalmente la Ragioneria non è esente dallo spoils system in vigore nell’alta funzione pubblica da un paio di decenni. Ma non era mai successo che un leader politico del livello di Matteo Salvini desse la sua benedizione in anticipo a una candidatura di questo tipo (“sceglierà Giorgetti”, ha detto, […] “però io, con Perrotta, ci ho sempre lavorato positivamente”). […] A momenti è parso che gli attacchi a Mazzotta per gli sfondamenti del Superbonus partissero dall’interno del ministero dell’Economia. E parte di quegli sfondamenti è avvenuta nel 2023, con emendamenti legislativi del centrodestra, quando era Perrotta a seguire quelle questioni accanto a Giorgetti. Ma alla dirigente preparazione e determinazione non mancano» (Federico Fubini) • Legata sentimentalmente al costituzionalista Massimo Rubechi, capo di gabinetto del ministero dell’Università e della Ricerca dal 4 novembre 2024 (già capo dell’ufficio legislativo del medesimo dicastero) • «Sognava di fare cinema e teatro ma ha scelto diritto e contabilità. Guarda tutti i film di Luca Guadagnino» (Caruso) • «Pratica nuoto ogni giorno. Durante il governo Draghi si era appassionata all’equitazione; la mattina invece correva con Francesco Giavazzi e Alessandro Aresu lungo l’Appia Antica. Desiderava andare al Dagl [Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi – ndr], almeno è quello che dicono, e se ne dicono sempre tante, ma venne nominato Carlo Deodato, oggi segretario generale di Palazzo Chigi» (Caruso) • «Ha la debolezza dei capelli. Li porta lunghi e non si accontenta dei parrucchieri di Roma. Va al Nord, e non ha mai rivelato in quale città. […] In un cassetto tiene una scatola di cerchietti colorati. I vestiti, li compra a Roma, in via Vittoria, dalla stilista che li creava per Giulietta Masina, la moglie di Fellini» (Caruso) • «Esistono oggi le “perrottine”: esiste una giovane generazione di donne che lavora al Mef con Perrotta. La imitano nel modo di vestire, di pensare, la portano come esempio di fierezza» (Caruso) • «La sua fotografia, l’entelechia, scriverebbe Barthes, l’immagine che racconta la vita intera, la possiede un suo caro amico. Seduta su una panchina di Houston, allo Space Center: il cielo infuocato dietro e un libro di diritto tra le mani» (Caruso) • «La parte buona della notizia è che la Ragioneria generale dello Stato per la prima volta sarà guidata da una donna, che tutti giudicano capace, competente, gran lavoratrice. La parte cattiva è che alla contabilità pubblica continueranno a mancare gli strumenti per evitare che si ripeta un caso disastroso come quello del Superbonus, una falla nientemeno che di 200 miliardi di euro, che l’Italia continuerà a ripagare per anni. […] La Ragioneria dello Stato ha l’ingrato compito di dire ai governanti che non ci sono i soldi per fare tutto quello che si vuole. […] Il guaio è che sul Superbonus la Ragioneria ha fallito. Non seppe indicare all’inizio che quella misura avrebbe potuto costare moltissimo; non si accorse per tempo che la falla nei conti si allargava con rapidità mai vista. Può aver pesato, per l’appunto, una mentalità da ragionieri più che da economisti (alcuni dei quali avevano segnalato che incentivi generosi come il 110% potevano travolgere tutti i consueti criteri di previsione contabile). Giorgetti aveva avuto la tentazione di prendere la Ragioneria come capro espiatorio. Ma il ragioniere uscente, Biagio Mazzotta, ha avuto buon gioco a far presente che tutti i partiti erano stati intensamente favorevoli, e così le rappresentanze degli interessi economici, a cominciare dall’Associazione costruttori. Quando Draghi si accorse del disastro, nel 2022, i partiti che lo sostenevano gli impedirono di provvedere; e il principale partito di opposizione, Fratelli d’Italia, invece di denunciare lo scandalo giocò al rialzo. Ci sarebbe voluto qualcuno che sapesse capire fino in fondo la gravità economica del caso, e che sapesse autorevolmente dire di no ai politici. La Ragioneria attuale non ha le doti per far questo; difficilmente potrà farlo diretta da una persona, pur di grandi capacità, che deve la sua carriera alla politica» (Stefano Lepri).