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 2025  marzo 10 Lunedì calendario

Biografia di Valerio Lundini

Valerio Lundini, nato a Roma l’11 marzo 1986 (39 anni). Autore tv, conduttore, musicista. «Io mi definisco autore di cose» [Baglio, RollingStone] • Occhiali da vista, erre moscia, ha una «maschera imperturbabile da Buster Keaton contemporaneo, che gli permette di creare le situazioni più folli ed esilaranti rimanendo perfettamente serio» [Aluffi, Rep] • «Troppo intelligente per essere un intellettuale e troppo esilarante per essere un comico» [Grasso, Cds] • «Quando i critici dicono che il suo umorismo è “stralunato” si sente capito? “[…] Stralunato è meglio di scemo”» [Panizza, U].
Titoli di testa «Non ho mai avuto grandi ambizioni, credevo che avrei fatto un lavoro timbrando il cartellino» [Aimi, RollingStone].
Comicità «Come è arrivato al gusto per lo sguardo dispari e trasversale? “Alle elementari, quando ho visto Una pallottola spuntata con Leslie Nielsen. Lì ho intuito che si potevano fare cose estremamente divertenti pur rimanendo dignitosi, senza essere dei clown, senza fare gli scemi o le smorfie […]”. Che comicità le piace? “Non ho mai amato la comicità dove quello che fa ridere è un cretino, mi piace che lo sia senza che se ne accorga nessun altro. In un certo senso la stessa cosa si può dire di Nino Frassica: sbaglia le parole, spara cazzate ma nessuno gli dice che è un cretino. Idem Totò: era sempre sicuro di sé, non esprimeva mai goffaggine ma una sicumera quasi antipatica nell’essere fuori controllo”» [Franco, Cds] • «Non ho mai amato i personaggi cazzoni tipo Jim Carrey, preferirei morire piuttosto che fare le facce che fa lui. Far ridere per me significa prendere delle persone reali e non delle macchiette. Mi ha sempre dato fastidio che L’aereo più pazzo del mondo e film simili venissero chiamati demenziali, a me sembrava demenziale tutto il resto» [Ansaldo, Internazionale] • «Ride mai per cose deprecabili? “Spesso. Per le canzoni dei Profilax, piene di fregne e culi. La volgarità infantile mi piace, quella del bambino che sente le parolacce e le ripete a raffica. Quando Christian De Sica scivola nel becero mi fa impazzire. Lui, non i suoi film. E se qualcuno entrasse nella chat della mia band, i VazzaNikki, troverebbe cose abominevoli e smetterei di lavorare all’istante”» [Panizza, cit.] • «Mi ha sempre affascinato molto la parodia di altri film, cosa che adesso probabilmente sembrerebbe molto strana […] Forse all’epoca c’era molto di più la differenza tra il serio e il faceto, invece adesso anche nei film con i supereroi, ad esempio, c’è un forte elemento di ironia, per cui forse la parodia non è più necessaria» [Bellemo, RivistaStudio] • «La simpatica derisione. Negli anni sono passate decine di programmi imperniati su quello. Non la sopporto, non la voglio, cerco di non cascarci mai» [Di Pollina, Rep] • «Non mi piacciono le pacche sulle spalle. […] Mi diverte se chi sta sul palco è antagonista rispetto al pensiero di chi si trova di fronte» [Aimi, cit.].
Vita «Ho avuto e ho una vita normale. Genitori normali. Nessun problema adolescenziale, niente droga o alcool; (altro sospiro) non ho subito bullismo, violenze, attacchi vari. E ho pure molti amici» [Ferrucci, Fatto] • Genitori impiegati statali, un fratello. Romano, cresciuto all’Alberone, nel quartiere Appio Latino, dove vive ancora. «Ci sto bene, conosco le strade e sono al riparo da quell’effetto-nostalgia che si prova passando per una via e dicendo a se stessi ecco, qui sei stato felice» [Panizza, cit.] • Da bambino «guardavo gli episodi dei Simpson a ripetizione, li registravo e poi me li rivedevo. È stato involontariamente uno studio con tanto di ripasso» [Menichella, Gq] • «Avevo un amico che si chiamava Marco: facevamo un finto programma radio, registrandolo su nastro. Essendo nato nel 1986, mi sono fatto tutta l’infanzia senza Internet: e quindi quegli intrattenimenti che avevo, come le videocassette, li consumavo fino alla noia» [Aluffi, cit.] • Con gli amici «“chiamavamo i numeri verdi delle compagnie e poi chiudevamo con pernacchie o facevamo abbonamenti a nome d’altri”. E da solo? “Quando ero all’università stampavo artigianalmente avvisi falsi. Che appendevo in facoltà”. Esempio? “‘Causa sciopero la macchinetta del caffè è guasta. Rivolgersi in direzione’. Restavo lì a vedere l’effetto che faceva. Funzionava, di solito”» [Mannucci, Fatto] • «Un’amica delle elementari mi ha detto: “Eri già un comico, ma qualcuno non ti capiva”» [Privitera, Cds] • Ha fatto le scuole elementari dalle suore salesiane, le medie pubbliche e il liceo scientifico Newton (voto di maturità: 72) • «Andava alle manifestazioni? “No”» [Ferrucci, cit.] • «“Con i miei compagni di liceo avevo l’hobby di girare film stupidi; insomma, non avevo la furia o la convinzione di intraprendere questa strada”. E poi? “Con il tempo mi sono reso conto che mi arrivavano molte idee”» [ibid.] • «“Scrivevo fumetti e racconti surreali e li leggevo in posti dove tutti portavano poesie drammatiche. Nessuno mi conosceva, tutti si aspettavano l’ennesimo piagnisteo invece li sorprendevo con una cosa strana […]”. Nel frattempo studiava Legge… “Sono cresciuto tardi, non sapevo cosa fare, pensavo di studiare qualcosa di sicuro, perché le velleità artistiche sono aleatorie, i percorsi artistoidi sono un rischio. A Legge ho dato quattro esami ma in tre anni, ho passato mesi e mesi a studiare Diritto Privato uno e due senza passarlo”. Poi ha virato su Lettere. “Ma solo per procrastinare la fine dell’adolescenza”» [Franco, cit.] • Quella di Lettere «era una facoltà di editoria e giornalismo, ma non c’era un solo esame di giornalismo né un esame di editoria. Mi sembrava una facoltà creata per chi come me non sapeva che fare e non gli andava di dire ai genitori che non si sarebbe laureato» [Aluffi, cit.] • Comunque, alla fine si laurea («Non ricordo quanto presi. Cento? Boh» [Mannucci, cit.] con una tesi comparativa su giornalismo digitale e cartaceo. «Mi autoplagiai. Copiai un capitolo della mia tesi per il corso triennale e lo riutilizzai per la specializzazione» [ibid.].
Musica Durante gli anni dell’università suona ne I VazzaNikki, dove fa il tastierista e occasionalmente, se manca Andrea, il cantante, canta. «Ho cominciato a suonare da bambino perché Babbo Natale mi portò una piccola pianola da venti tasti. E io imparai a suonare Sheriff degli Oliver Onions trovando le note a orecchio. Ho preso qualche lezione di musica classica da piccolo, poi mi sono messo da solo a suonare cose tipo boogie woogie. Al liceo volevo mettere su una band rock anni cinquanta, ma senza internet era impossibile trovare un contrabbassista. Alla fine siamo riusciti a mettere su un gruppo, i VazzaNikki. Ci divertivamo, facevamo rock’n’roll americano e pezzi nostri, e per me è stata una bella gavetta per quanto riguarda lo stare sul palco» [Ansaldo, cit.] • «“Il nome ce lo aveva dato Greg. Lui ha diverse band in giro per Roma, frequentavamo gli stessi locali e ci conoscevamo”. Che vi aveva fatto Iva Zanicchi di male? “Niente, era semplicemente un gioco di parole, ‘i’ articolo, VazzaNikki come fosse un sostantivo, il plurale di VazzaNikko. Non è né un omaggio né una derisione, solo un gioco di parole”» [Franco, cit.]. «Una volta sono andato ospite di un programma di Serena Bortone, che mi ha fatto la sorpresa di mandare in onda un videomessaggio di Iva Zanicchi dove mi salutava e spiegava di averci scoperti. Mi è sembrata sinceramente lusingata della circostanza» [Aimi, cit.] • «Tra un brano e l’altro abbiamo iniziato a dire qualche scemenza. Divertivano il pubblico, ma non c’era l’ansia da prestazione, nessuno pretende che una band ti faccia ridere. Sparavamo cavolate, finché con il tempo sono diminuite le canzoni e aumentate le cavolate. Siamo finiti a fare concerti che avevano due canzoni e introduzioni lunghe tre quarti d’ora» [ibid.] • «Facevamo cover di Elvis Presley, Chuck Berry, Blues Brothers e poi ci aggiungevamo pezzi nostri in italiano che non avevano nessun senso. A volte parlavano di un amico nostro logorroico, un’altra dei tipi che ci stavano antipatici in modo che loro non lo capissero. Solo che alla fine non lo capiva nessuno» [ibid.] • «Abbiamo suonato in un migliaio di situazioni di qualsiasi tipo, tutte tranne quelle fighe. […] i migliori casi era pub o matrimoni, nel peggiore in locali orribili dove dovevamo portarci noi dalle prese della luce alle casse per poi suonare di fronte a tre persone […] Da feste dei motociclisti, che ci chiamavano due volte l’anno, a ristoranti di paese dove suonavamo rock and roll per signori attempati» [ibid.] • «Spesso trovavamo un pubblico che stava lì per fare altro ed era bellissimo. Eravamo un sottofondo» [Menichella, cit.] • «Vorrei smentire il falso mito secondo cui ai matrimoni sarebbe facilissimo tornare a casa con qualche “trofeo”. In realtà: mai successo. Mai!» [Aluffi, cit.] • «Una volta uno esigeva a tutti i costi una canzone di Bennato. Il nostro frontman non sapeva il testo, e io che suono le tastiere mi sono immolato: la canto io. Come ho aperto bocca ho scoperto di non ricordare una parola» [Mannucci, cit.] • I VazzaNikki sono tuttora attivi. Nel 2022 si sono esibiti al concertone del primo maggio con la canzone La guerra è brutta. L’anno scorso hanno pubblicato l’album Innamorati della vita. La loro bio su Instagram è «la sexy boy band di cui hai bisogno».
Radio Nel 2015 Nino Frassica, visti alcuni suoi video pubblicati su Internet (tra i quali l’ormai famoso Disguido stradale drammatizzato), lo chiama a lavorare coma autore a Radio2 nella trasmissione Programmone Diventa autore anche di 610, con Lillo e Greg, dove conosce Emanuela Fanelli («È una delle poche persone che mi fanno ridere» [Bellemo, cit.]) • «In radio ho la sensazione che non mi senta nessuno. La gente ascolta mentre sta parcheggiando l’auto. Ti puoi sciogliere» [Menichella, cit.] • Ha scritto anche per I sociopatici, Happy hour, Black Out. «Mi è capitato anche un paio di volte di fare l’autore per programmi che non erano nelle mie corde, ma mi sono divertito anche di più. Compilare, scrivere tracce per dei conduttori, fare l’autore per qualcosa di cui sinceramente ti importa poco – senza rovinarla sia chiaro – è comunque più facile, perché non devi preoccuparti del fatto che non sia abbastanza brillante» [Casali, TerniToday].
Tv Nel 2019 l’autore tv Giovanni Benincasa era in cerca di battutisti per il programma di Rai2 Battute?. Su suggerimento del cantautore Calcutta, va a prendere un tè con Lundini al bar Pontisso nel quartiere Prati. Dopo averci parlato, lo assume come autore Nel 2020 co-conduce con Nicola Savino L’altro festival, il dopo Sanremo trasmesso in streaming su RaiPlay • Nello stesso anno crea insieme a Benincasa Una pezza di Lundini, che va in onda per tre stagioni, dal 2020 al 2022, in seconda serata su Rai2 • «Giovanni pensò a un programma senza pubblico (per via del Covid), e mi disse di proporlo in Rai con il mio nome. Io all’inizio non volevo che si chiamasse Una pezza di Lundini. Dicevo: “Ma la gente che ne sa, di chi è Lundini?”. […] Ma Giovanni insisté: “No, no, va messo, va messo”» [Aluffi, cit.] • Varietà surreale da lui presentato, sempre in completo blu e cravatta da conduttore istituzionale di mezza età. Lundini intervista ospiti vari affiancato da Emanuela Fanelli, attrice dalla «comicità lunare e borgatara. […] Nel suo artificio narrativo, Una pezza di Lundini è un riempitivo messo su in fretta per tappare il buco di una trasmissione immaginaria saltata all’improvviso. […] La “situazione alla Lundini” è un momento di disagio, uno spaesamento. Può essere anche un tempo morto che precede il disastro, un malinteso che si piazza lì e paralizza la scena. “Un momento di grande imbarazzo che non viene risolto”, spiega Benincasa, “un imbarazzo non coperto, ma che resta sotto gli occhi di tutti anche solo per pochi secondi”» [Minuz, Foglio] • «Lundini sbaglia le domande, non sa nulla dell’ospite che deve intervistare. È un uomo impreparato chiamato a fare qualcosa che non sa fare, e questo ha a che vedere con la vita, non solo con la televisione» [Benincasa a Minuz, cit.]. «Mi piacerebbe che lo spettatore pensasse che il programma è in mano a un pazzo» [ibid.] • Una pezza di Lundini «è una grande lezione sulla tv generalista dove si dimostra come l’insignificanza sia il motore principale di quasi tutti i discorsi, dove finalmente si smette di blandire il pubblico (bello rivolgersi ad anziani livorosi e populisti), dove il buonismo mostra la sua vera anima cinica (“il pubblico questo vuole e noi glielo diamo”), dove intervistare una formica è più interessante che intervistare i vicini di casa di un assassino» [Grasso, cit.] • Nell’ultima puntata, a conclusione della terza stagione, ha detto: «Abbiamo finito le idee». «Mi divertiva tanto, poi ho smesso perché avevo paura che non venisse bello come le prime puntate» [Dondi, Espresso] • Nel 2024, prima su RaiPlay e poi su Rai3, vanno in onda i dieci reportage surreali di Faccende complicate. Rispetto a Una pezza «secondo me questo programma è molto meno artefatto, più vero. Ci sono molti momenti in cui ci sono semplicemente io incuriosito da molte realtà, che faccio domande. C’è più presenza mia che domande assurde» [Parrella, FanPage] • Negli sketch dei suoi programmi cerca sempre di usare attori improvvisati. «“Gli attori veri, salvo eccezioni, sono un disastro”. Secondo te perché? “Non l’ho capito. Ma non gli credi mai. Non c’è disinvoltura, si impegnano troppo”» [Villoresi, venerdì].
Teatro Ha portato in tournée lo spettacolo Il mansplaining spiegato a mia figlia. «Il titolo è casuale: io mi diverto molto a dare titoli che poi non hanno alcuna attinenza con quello che porto in scena. In questo caso non c’è una trama o un tema: sono situazioni che si susseguono, è un misto tra un monologo, uno show teatrale e un concerto. Sul palco sono solo, nonostante ciò creo dei quadri che possono sembrare a volte dei Ted Talks, altre dei quiz televisivi, e poi ci sono dei momenti musicali» [Cassine, Sta].
Cinema Ha recitato ne Gli idoli delle donne (2022) e ne Il migliore secolo della mia vita con Sergio Castellitto (2023) Sulla possibilità di girare un film da regista, nel 2022 ha detto: «Ho la percezione che i film non li veda più nessuno se non distrattamente, mentre smanetta sul cellulare. E poi ci vuole un sacco per girarli e spesso sono brutti. Non vedi un film bello da secoli. Quelli che mi piacciono sono su pellicola e raramente sono italiani. E poi, se dovessi fare cinema, avendo la mania del controllo, dovrei fare la regia, ma non sono regista» [Baglio, cit.], e ad aprile 2024: «Sto scrivendo un film […]e lo dirigerò pure, insomma faccio tutto io, già che mi trovo. Di che parla? Bah, dovrebbe far ridere, con un elemento crime da cui parte tutto. Ma ci vuole tempo» [Dondi, cit.].
Libri Ha scritto due libri: Era meglio il libro (2021) e Foto mosse di famiglie immobili del (2022). Sono entrambi raccolte di racconti, genere che apprezza anche da lettore, anche se, dice, in generale legge poco.
Altro Ha avuto un tumore alla tiroide e dal 2016 ha il diabete di tipo 1. «Ti definisce? “Non credo, però è un argomento di conversazione quando vado a cena con delle persone che conosco da poco” […] Come hai reagito alla diagnosi? “Bene, conoscevo persone con la Sla in quel periodo, quindi quando ho capito di avere il diabete ho pensato che tuttavia non era nulla di gravissimo”. In che cosa è cambiata la tua vita? “Prima mangiavo malissimo, ora uguale ma so che stavolta è sicuro che mi farà male”» [Mengolini, Rizzoli] • È astemio. «Non mi piace l’alcol. Come la verdura. Non mi piacciono le cose degli adulti» [Villoresi, cit.] • È fidanzato da diversi anni con Luna Piccioni, laureata in filosofia, scrittrice e autrice tv • Grande fan degli Oasis sin da ragazzo, quando ascoltava anche rock anni cinquanta e swing • «Io sono ateo, però mi spiace l’idea che la fede sia considerata un credo meno glamour dell’oroscopo» [Aimi, cit.] • Non va a vedere molti spettacoli di stand-up comedy, «non sono un grande fan degli stand-up comedian americani, non seguo tutti quegli special su Netflix. Dopo un po’ che parlano mi viene da dire: vabbè ma fai qualcosa» [Aimi, cit.] • Non gli dispiacerebbe condurre Sanremo • «La tv la vedo ogni tanto, quando sono a pranzo da mia madre che guarda soprattutto la Rai» [Dondi, cit.] • Sulla politica: «La seguo distrattamente, vado a votare e mi rendo conto che il Paese sta cambiando in peggio ma non mi va di riderci su: lo fanno tutti e questa soddisfazione alla politica non gliela voglio dare. Però non voglio fare quello anti impegnato a tutti i costi. Ci sono cose che uno (che poi sarei io) veicola che sembrano solo scherzose poi in realtà hanno un sottotesto politico e soprattutto sociale» [ibid.] • Gli piacciono i musical «nonostante sia serenamente eterosessuale» [Franco, cit.] • Fan della serie Better call Saul (spin-off di Breaking Bad), che considera un’ottimo esempio di scrittura per la tv • Non gli piacciono i film fantasy e quelli con attori asiatici: «Non riesco a immedesimarmi. Appena vedo una katana o un saggio mi viene il rigetto. Forse è mancanza di empatia. Forse razzismo puro» [Panizza, cit.] • «Con l’acconciatura ben sistemata e gli occhiali sembro Virgilio Savona del Quartetto Cetra» [Gq] • «Mi fermano per strada soprattutto 30-35enni con gli occhiali: i miei fan mi assomigliano proprio esteticamente» [Aluffi, cit.] • «Può capitare, avverte con ironia minacciosa un conoscente, “che Lundini sia intento a scarabocchiare qualcosa mentre tu gli parli e neanche te ne accorgi”. Che cosa disegni si sa e non si sa, perché non tutto viene salvato dalla furia iconoclasta dello stesso Lundini (che disegna sopra ai propri disegni, a volte, o almeno questa è la leggenda metropolitana)» [Rizzini, Foglio] • «Quando scrive, dice chi ha lavorato con lui, Lundini è al tempo stesso lento e veloce (scrive tanto, ma con un ritmo tutto suo. Soprattutto: prima scriveva e lasciava le cose da parte e poi le riprendeva, racconta un osservatore informato dei fatti, ora le scrive e basta)» [ibid.] • «Cosa la imbarazza? “[…] stare al centro dell’attenzione senza avere nulla da dire, poi vedere altre persone che drammaticamente si prendono sul serio, magari gli attori impegnati quando guardano il cielo alla fine di un pezzo; o i cantanti che ringraziano con la voce finta-sfinita. (Silenzio) Parte del mio lavoro nasce dal desiderio di smitizzare tutto questo”. Basta? “Mi fa schifo assistere alla gente che si bacia nei film”» [Ferrucci, cit.] • «Ci stupisca. “Mi piace il Natale”» [Privitera, cit.].
Titoli di coda «Un giorno cammino per Roma, metto male il piede e mi rompo la caviglia; due ragazzi mi sentono imprecare e pensano che sto scherzando, invece chiedevo di chiamare l’ambulanza e cercare del ghiaccio. Si avvicinano. Mi guardano. E soddisfatti esclamano: “No, vabbè, fai troppo ride’!”» [Ferrucci, cit.].