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 2025  marzo 11 Martedì calendario

Biografia di Cecilia Strada

Cecilia Strada, (Cecilia Maria Strada), nata a Milano il 12 marzo 1979 (46 anni) («ma per qualche oscuro motivo non so mai rispondere prontamente alla domanda “Quanti anni hai?”») • Europarlamentare per il Pd (ma senza tessera del partito) dal 2024 • È stata presidente della ong Emergency dal 2009 al 2017.
Titoli di testa Su Instagram si presenta come «amante dei diritti umani, campionessa di cause impopolari-ma-giuste».
Vita Cresce a Milano, nel quartiere Città Studi, figlia unica di Teresa Sarti, insegnante, e di Gino Strada, chirurgo di guerra e fondatore di Emergency. «“Il primo [ricordo, ndc] che ho di lui è di questo viaggio pazzesco coast to coast nei parchi del Nordamerica, lo avevamo raggiunto con mia madre mentre lavorava all’Università di Pittsburgh facevamo sempre un gioco, quello della famiglia degli orsi”. Che gioco era? “Lo aveva inventato lui. Eravamo una famiglia di orsi che raccoglieva salmoni in un torrente immaginario. Per me – avrò avuto 4 anni o giù di lì – era divertentissimo. Giravamo in tenda. Mi vengono in mente risate, scherzi, era un papà felice […] Ci sono stati periodi in cui lo vedevo tre volte all’anno. Chiamava, scriveva, certo. Addirittura c’era il box post office a Quetta, in Pakistan, al quale gli mandavo le lettere. Ogni volta che partiva avevamo questo rito: gli mettevo bigliettini ovunque nascosti nei bagagli così li avrebbe poi trovati man mano”. E quando tornava? “Era una festa incredibile. Le sue valigie erano una festa, saltava fuori di tutto, anche paccottiglia presa nei mercatini. Mi ero andata a fare i buchi alle orecchie perché continuava a portare a casa orecchini di ogni tipo. Il regalo più caro è un pesciolino costruito con le cannule di una flebo che gli aveva dato il padre di un paziente bambino. Ma c’era anche la sua inquietudine continua. Ci scherzavamo sempre anche con la mamma: mentre era via non facevamo altro che chiedergli ‘quando torni’. E poi quando tornava, ‘quando riparti?’. Era il nostro gioco”. È mai stata gelosa del fatto che suo padre fosse altrove a curare altre persone? “No, in realtà ne ero fiera. Con la mamma chiamavamo Emergency ‘il mio fratello più piccolo’. Avevo 15 anni all’epoca e certo non è facile vedere qualcos’altro che si porta via tutta l’attenzione. Ma sono stata parte di quel momento. La prima centralinista di Emergency ero io che rispondevo al telefono di casa. Certo, poi c’erano i periodi in cui mi arrabbiavo e dicevo ‘perché nessuno qui mi si fila?’. Ci ha tolto tempo e quotidianità ma ci ha dato anche tantissimo”. Suo padre era molto amato ma anche osteggiato, considerato burbero e troppo diretto, a volte. Che cosa ha ereditato del suo carattere? “In positivo sicuramente la tenacia e l’ostinazione. In negativo, la tendenza a mettere in secondo piano gli affetti rispetto ai miei obiettivi e capisco quanto questo possa essere difficile per le persone che mi stanno intorno”» [Serafini, Cds] • Quando suo padre era in missione, capitò che «io e la mamma non ci dicevamo ad alta voce “sarà morto?”, ma quel punto interrogativo si è seduto a tavola con noi per diversi mesi» • Quando suo padre era a casa, le vietava di andare in discoteca • «Da bambina sognava di fare l’anatomopatologa legale […] Ancora da bambina, nel 1987 la mamma la porta al cinema a vedere Grido di libertà, diretto da Richard Attenborough, la storia dell’attivista sudafricano Steve Biko: “Credo che con quel film si sia formato il mio senso della giustizia e dell’ingiustizia”, racconta. “Al quel tempo in Sudafrica c’era ancora l’apartheid, e mentre guardava il film pensavo ‘questa cosa non è giusta, non deve succedere più’”». [Attanasio, MarieClaire].
Emergency Inizia a fare volontariato per Emergency nel 1994, quando aveva 15 anni, e inizia a lavorarci come dipendente nel 2000. Nel 2007 diventa co-direttrice dei Programmi Umanitari, occupandosi cioè delle missioni estere. È stata sul campo in Afghanistan, Cambogia, Iraq, Sudan, Sierra Leone e Palestina • Alla morte di sua madre Teresa, nel 2009 per un tumore, le succede alla presidenza di Emergency (per elezione interna). Disse: «Spero di meritare la fiducia che mi viene data. Metterò tutto l’impegno e la passione di cui sono capace in questa storia cominciata quindici anni fa» • Nel luglio 2017 viene sostituita alla presidenza di Emergency da Rossella Miccio, coordinatrice dei programmi umanitari dal 2007 e assistente di Gino Strada. La notizia venne data per primo dall’Espresso, che scrisse: «La decisione trova le sue ragioni principalmente in due aspetti, il principale dei quali è il grande bivio della linea politica che l’associazione deve tenere: cioè se ritornare all’impostazione originaria più “idealista” (cultura di pace, denuncia degli orrori delle guerre, distanza da qualsiasi governo e istituzione) oppure “normalizzarsi” e fare come la gran parte delle altre ong, accettando i soldi dei governi e delle grandi imprese, come Eni e Impregilo, che sembrano interessate a utilizzare il logo di Emergency per migliorare la propria reputazione. Su questo, negli ultimi mesi, la discussione è stata accesa. Con Cecilia Strada e quasi tutti i volontari schierati contro collaborazione con governi e corporation private; e il direttivo – costruito con i nuovi innesti a misura del fondatore e padre di Cecilia, dopo svariate epurazioni – schierato per metà dalla parte della “normalizzazione”» [Botta, Espresso]. Cecilia scrisse su Facebook: «Si è conclusa la mia lunga avventura con Emergency. Sono stati anni importanti, difficili ed entusiasmanti. A Emergency va il mio solito augurio: che diventi inutile bella mia. Che tu possa finalmente vedere gli ospedali di guerra svuotarsi di feriti e riempirsi di rose». «Chi le sta vicino racconta che non avrebbe gradito chi dice che è stata una scelta sua: “Quando le hanno tolto la presidenza ha chiesto di avere un altro incarico e invece niente”» [Baldi e Poletti, Sta]. Lasciò «dopo un accordo per la buonuscita ottenuto davanti all’ispettorato del lavoro. Padre e figlia litigavano da tempo» scrisse Dazzi su Repubblica, alla quale Gino Strada diede in risposta un’intervista: «“Non c’è nessun dissidio, nessun siluramento e nessuna lite familiare. Tutto falso. Cecilia la sento tutti i giorni, fra noi c’è un rapporto di amore profondo. Ci possono essere differenze di vedute su alcune cose, come è normale in tutte le famiglie. Ma non penso sia vietato per legge. […]”. Si potrebbe evincere che allora ci sono divergenze fra Cecilia e il resto del vertice. Altrimenti perché questo improvviso ribaltamento? “C’è una campagna che ci vuole danneggiare. Non c’è niente da imputare a Cecilia. Lei era presente alla discussione in cui è emersa la necessità di organizzarci meglio”. Nega che ci siano dissidi sui finanziamenti di aziende come Eni e Impregilo, interessate a usare il logo dell’organizzazione per migliorare la propria reputazione? “Non diciamo sciocchezze. Noi curiamo le vittime di guerra: otto milioni di persone, dagli inizi. Questa è la mission. Poi, certo, abbiamo discusso quando sono arrivate proposte di finanziamenti da parte di privati e aziende. Abbiamo sempre fatto politica molto attenta di controllo sui finanziatori, decidendo in base al nostro codice etico. Una cosa doverosa anche a garanzia dei nostri milioni di singoli sostenitori. I nostri bilanci sono trasparenti, le nostre sedi aperte. Non abbiamo niente da nascondere”. Ma li avete presi i soldi da loro o no? “Da quelle imprese non abbiamo mai ricevuto un centesimo”» • «All’epoca si parlò di dissidi con suo padre sulla gestione. Avete ricucito? “È stato evidentemente un momento molto duro. L’impegno era diventato totalizzante e dunque anche il nostro rapporto passava attraverso quello, all’epoca. Poi uno prende fiato e capisce la differenza tra la missione e gli affetti. Al di là delle divergenze e delle diverse prospettive, l’amore non mi è mai mancato. Così l’ho chiamato e gli ho detto ‘ti va se ci vediamo senza parlare di Emergency?’ e così è stato da quel momento”» [Serafini, 2021, cit.] • Gino Strada muore il 13 agosto 2021: era in vacanza in Normandia con la seconda moglie Simonetta Gola, da tempo aveva problemi al cuore. Quando ricevette la notizia, Cecilia si trovava sulla nave della ong italiana ResQ, a soccorrere i migranti che tentano la traversata del mar Mediterraneo: «Il fatto che, proprio durante il mio primo soccorso, mi abbia lasciato mio padre è stato simbolicamente qualcosa di grosso. C’è stato un passaggio di vita. Quel giorno mi sono ricordata di quando mio padre mi disse: alla fine, vince sempre la morte. […] in quel soccorso salvammo 84 persone» [Serafini, Cds] • «“C’è ancora un goccio di caffè?”. Sei con me ogni mattina, nel nostro identico bisogno di caffeina. Anche quella fredda e abbandonata sul fondo della caffettiera, sì, come sto bevendo ora. Ti vedo spesso quando mi guardo, ti ritrovo nei gesti e nelle posture; nelle incazzature, anche. Ti vedono le amiche quando mi innervosisco e resto zitta ma sbuffo dal naso e loro mi dicono “Ti sta salendo ginostrada, sì?”, sì» [dal suo profilo Facebook, nel terzo anniversario della morte del padre] • Oltre a partecipare ai salvataggi in mare, per la ong ResQ è stata anche responsabile della comunicazione (stipendio: 2 mila euro al mese).
Europarlamentare Nel 2024 si candida alle elezioni europee per il Pd, ma da indipendente (cioè senza tessera del partito). È capolista per la circoscrizione Nord-Ovest • «Da quanto conosce Elly Schlein? “Da tanti anni, non ricordo quanti, forse dieci. Ricordo però che ci siamo incontrate a Bologna. Io ero lì a parlare di disuguaglianze, guerre. Lei mi è venuta incontro. Abbiamo bevuto uno spritz” […] Cosa avrebbe detto Gino della sua scelta? “Gino, ma anche Teresa, mia mamma. Me lo sono chiesta molto in questi giorni. Penso che mamma mi avrebbe appoggiata subito. Con papà invece avrei dovuto affrontare il discorso in molte cene prima di arrivare alla conclusione. Ma sono convinta che alla fine mi avrebbe detto: ‘Vai, ciccia’”» [Arachi, Cds] • Sui manifesti elettorali che invitavano a votarla si leggeva: «La Strada siamo noi» • Gira il territorio per fare campagna: «Di strada (nel senso di chilometri d’asfalto macinati) da settimane lei ne fa a dismisura. Stanca? “Il concetto di stanchezza non rende l’idea”» [Santucci, Cds] • Da candidata chiese che venisse approvata una patrimoniale: «Con diseguaglianze così marcate, servono interventi straordinari come una patrimoniale. Non è comunismo rapace, ma equità e buon senso» • Venne eletta con 282.887 preferenze; più di Schlein, che ne prese circa 220 mila. Disse, a proposito dell’andare a Bruxelles: «Dovrò attrezzare il mio guardaroba, mi servirà qualcosa in più della mia cerata e della mie tre magliette bucate» [Arachi, cit.] • Il primo giorno all’Europarlamento «in quel bar di guerre stellari che è l’Eurocamera rubano l’occhio la ricrescita infelice di Cecilia Strada» [Dago]. «Scherza sulle sue ansie tricologiche: “Mio figlio mi aveva detto di andare dal parrucchiere. Aveva ragione!”» [Marchina, Fatto] • «“Queste ultime settimane tra campagna elettorale e insediamento sono state un po’ un frullatore. Ma il Parlamento europeo offre tutti gli strumenti necessari per lavorare bene”. E le giuste amicizie. La capolista dem al nord ovest sembra aver scelto subito i compagni di banco, tra Ilaria Salis e Mimmo Lucano: se fossimo al liceo, occupazione permanente. “Ferma condanna a Putin e fermo sostegno all’Ucraina”, la premessa. “Ma l’ultima risoluzione è stata eccezionalmente portata avanti senza discussione interna, con dei punti su cui non potevo essere d’accordo”, e come lei il collega Marco Tarquinio" [Gottardi, Foglio] • A Bruxelles, tra le altre cose, si è portata anche una maglia sbrindellata «che è anche un programma politico […] P.S. No, la maglia sbrindellata non l’ho indossata in Parlamento, perché è davvero troppo rovinata e mi sarebbe sembrato inadeguato, però è venuta con me a Bruxelles perché...perché la penso proprio così» [dal suo profilo Facebook] • In quanto parlamentare europea, a febbraio era a Pristina come «osservatrice» delle elezioni parlamentari kosovare (l’account beppesala commentò «Buon lavoro Cecilia» sotto il post in proposito pubblicato sul profilo Instagram di Strada, dove è piuttosto attiva: pubblica video dove spiega cosa fa a Bruxelles, di solito vestita in maglia e giacca nere, a volte con collane vistose) • Ha votato contro il secondo mandato di von der Leyen a capo della Commissione europea • Sul piano ReArm Europe (il piano da 800 miliardi di euro da destinare alla difesa europea, presentato da von der Leyen una settimana fa) «io personalmente la vedo proprio come Elly Schlein, non è questo il piano che ci serve. Ci serve certamente ragionare su un sistema comune di difesa europeo, ma questo sembra piuttosto un piano che porta al riarmo degli eserciti di 27 diversi eserciti di Stati membri», e «i soldi non ci sono» [dal suo profilo Instagram] • Convinta pacifista, anche quando si tratta della guerra in Ucraina: «Qualcuno dice “Non vogliamo trattare col nemico”. Signori, si tratta sempre col nemico, perché con gli amici si va a cena e si è già felici, mentre è col nemico che bisogna negoziare per ottenere la pace. Perché a continuare a morire, adesso, è la popolazione ucraina, ma soffre anche quella parte di popolazione civile russa che che sottostà al tiranno. Perché ricordiamoci sempre che poi, tra vincitori e vinti, comunque i poveracci fanno la fame» [Florio, 2024, Open].
Altro Nel 2021, in occasione del mese del Pride, ha scritto su Facebook di essere bisessuale: «Lo so da quando avevo tredici anni, da allora mi sono innamorata di uomini e di donne, o ancora meglio: mi sono innamorata di persone» • Risulta sposata con il giornalista Tommaso Ferdinando Nogara Notarianni, detto «Maso», ma un anno fa ha scritto su Instagram che nei cinque anni precedenti «un matrimonio è finito […]. La mia famiglia si è ingrandita e trasformata, e ora è un meraviglioso galeone pieno di fratelli e sorelle, figli altrui, cani a cui manca qualche venerdì, mutuo soccorso e risate» • Ha tre figli • È atea: «Sono una donna molto fortunata e dalla vita ho avuto tantissimi regali – ma la fede è un dono che non ho ricevuto. I miei genitori sono cresciuti cattolici e mi hanno allevato nella laicità» • Si è laureata in Sociologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca con una tesi sulle donne afghane • Nel 2017 ha pubblicato per Rizzoli La guerra tra noi • Nel 2018 ha ricevuto il Premio Nazionale Cultura della Pace «per le molteplici attività svolte, per la sua opera sociale all’interno di un’ associazione, così come per il lavoro di informazione, contro-informazione e testimonianza riguardo ai teatri di guerra e alle possibili soluzioni da adottare».
Titoli di coda Del padre Gino «più di tutto mi manca quel giorno in cui giocavi a nascondino con i bambini, le tende del salotto indossate a mo’ di gonna e turbante, gridando “ma come avete fatto a vedermi, ero travestito da tenda!”».