14 marzo 2025
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Biografia di Steve Witkoff
Steve Witkoff , (Stephen Charles W.), nato a New York (New York, Stati Uniti) il 15 marzo 1957 (68 anni). Miliardario. Capitalista del mattone, con decine di proprietà negli Stati Uniti e in giro per il mondo. Vecchio amico (e compagno di golf) di Donald Trump, che lo ha voluto come suo inviato speciale per il Medio Oriente • «Super Witkoff» [Marco Ventura, Mess 13/2/2025] • «L’ex-palazzinaro passato dai cantieri di Manhattan alle stanze negoziali di Doha» [Gian Micalessin, Giornale 25/1/2025] • L’uomo di cui, fuori dalla sua famiglia, il presidente si fida di più, perché è fatto della sua stessa stoffa • Già suo finanziatore durante la campagna elettorale (e collegamento con la facoltosa comunità ebraica di New York). Era con lui al golf club di West Palm Beach, Florida, il 15 settembre 2024, quando il Servizio segreto lo salvò da un matto che voleva sparargli • Ora gira il mondo (Doha, Gaza, Mosca, Riad, Gerusalemme) a bordo del suo jet privato. «Come ha detto al sito Axios un funzionario arabo, se vuoi un accordo devi farlo con lui. Oltre ad aver convinto il premier israeliano Netanyahu ad accettare il cessate il fuoco a Gaza, Witkoff è oggi uno dei tre inviati di Trump in Arabia saudita per avviare con i russi i negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina. Ha già riportato a casa sul suo jet privato il detenuto americano Marc Fogel da Mosca ma soprattutto ha incontrato per tre ore e mezza Putin prima che quest’ultimo parlasse al telefono con Trump. Witkoff è anche l’uomo di punta per i colloqui con l’Iran, dove Trump spera di raggiungere un nuovo accordo sul nucleare entro quest’anno» [Vivana Mazza, Cds 17/2/2025] • A Manhattan parlano di un uomo dalla «personalità sfacciata», dalla «determinazione ferrea», capace, come il presidente, di parlare «senza peli sulla lingua» • Chi ci ha lavorato assieme lo descrive come una persona diretta, ma di buon cuore, «una versione più educata di Trump» • Subito dopo la sua nomina, qualcuno notò che la sua esperienza in politica estera era praticamente nulla. Pare che il presidente abbia commentato: «Be’, ci hanno provato in tanti. Proviamo con lui, che è sveglio e simpatico».
Titoli di testa L’ambasciatore Roger Carstens, inviato speciale per gli affari degli ostaggi di Biden, «dice che negli Studi dei negoziati c’è una “teoria dei re e dei maghi”: i “re” sono i capi di Stato, con le loro posizioni che sembrano a volte inflessibili e i “maghi” sono le “rarissime persone capaci di accorciare le distanze tra i due lati”. “Da quello che ho visto nelle ultime settimane” dice Carstens “Witkoff appartiene alla categoria dei maghi”» [Mazza, cit.].
Vita Nato e cresciuto nel Bronx. Primo di quattro figli. Il padre, Martin, produceva cappotti da donna. La madre, Lois, casalinga • Steve è un ragazzo sveglio. Studia. Diventa avvocato. «Fin da giovane lo descrivevano come “brillante, affabile, talento da negoziatore e un tocco di semplicità”» [Ventura, cit.] • Steve ha vent’anni nella New York degli anni Ottanta. Giovani rampanti. Capitalismo sfrenato. Orari massacranti. Nelle sale esce Wall Street (Oliver Stone, 1987), tutti vedono Michael Douglas che interpreta Gordon Gekko e spiega: «Greed is good. L’avidità è cosa buona. L’avidità, non trovo una parola migliore, è valida, l’avidità è giusta, l’avidità funziona, l’avidità chiarifica, penetra e cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme: l’avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro, ha improntato lo slancio in avanti di tutta l’umanità. E l’avidità, ascoltatemi bene, non salverà solamente la Teldar Carta, ma anche l’altra disfunzionante società che ha nome America» • Steve diventa avvocato. A meno di trent’anni lavora nello studio legale Dreyer & Traub. È lì, nel 1986, che si imbatte per la prima volta in Donald Trump: «Witkoff sta limando le clausole di un contratto che interessa a Trump ma a suo dire non è questo che li ha avvicinati. È stato un panino al prosciutto. Witkoff l’ha raccontata così: “Un giorno, dopo il lavoro, ci siamo incontrati per caso in un deli. Trump non aveva contanti quindi gli ho ordinato un panino col prosciutto e formaggio svizzero”» [Ventura, cit.] • Un deli (cioè un delicatessen), uno di quei negozi che vendono piatti pronti, panini, insalate, carne affumicata, formaggi, zuppe etc., aperti 24 ore su 24, perfetti per chi ha turni massacranti e orari irregolari • Altra frase del film Wall Street: «Il pranzo è per chi ha tempo da perdere» • Steve e Donald vanno subito d’accordo. Entrambi di periferia, uno del Queens e l’altro del Bronx. Entrambi ambiziosi • «Trump è stato il motivo per cui mio padre ha smesso di fare l’avvocato e si è messo a fare soldi coi palazzi», sostiene Alex Witkoff, figlio di Steve • Poco dopo quel fatale incontro «Witkoff fonda una società con Laurence Gluck, un altro avvocato dello studio. La compagnia si chiama Stellar (un mix dei nomi Steve e Larry) […] I due soci si mettono a girare i bassifondi di Harlem alla ricerca di palazzine degradate da comprare e dare in affitto. È la New York degli anni Ottanta, la fear city, la città della paura, dove si contano tremila omicidi all’anno. Witkoff gira con una pistola legata a una caviglia. Nel bilancio della Stellar la manutenzione è la voce di spesa più onerosa e Witkoff una squadra di operai non se la può permettere. Una volta è costretto a lasciare la cena di capodanno in famiglia perché in un condominio c’è una cisterna fognaria che perde liquami […]» [Fabio Tonacci, Rep 15/2/2025] • Per capire quell’epoca Federico Rampini consiglia di vedere il film The Apprentice - Alle origini di Trump (Ali Abbasi, 2024) in cui il futuro presidente è ritratto come «un giovane squalo, cinico e senza scrupoli, addestrato a un’etica degli affari piratesca da un avvocato (Roy Cohn) che era un vero criminale […] Trump ne esce come un capitalista predatorio e immorale, però al tempo stesso coraggioso e lungimirante: si batte per costruire il suo primo albergo di lusso a New York in un quartiere (attorno a Grand Central Station) che allora era degradato, malfamato, abbandonato. Quasi nessuno crede nel suo progetto: dal sindaco ai banchieri. Perché nessuno ha fiducia che New York passa uscire dalla decadenza in cui si è inabissata in quegli anni. L’apprendista Trump riesce ad anticipare quello che pochi altri intravvedono all’inizio degli anni Settanta: che la Grande Mela si risolleverà dal baratro. Nella fattispecie la zona di mid-town Manhattan attorno a Grand Central, Empire State e Chrysler Building, oggi non ha l’alone di degrado, pericolo e impoverimento di allora. Quando Trump muove i suoi primi passi – usando il business paterno come base di partenza – l’America è sconvolta da crisi economiche a ripetizione (lo shock petrolifero del 1973 si sovrappone a un’inflazione già scatenata da forti conflittualità sindacali e all’esplosione del deficit pubblico). L’industria Usa è stremata dall’invasione di importazioni straniere, in provenienza soprattutto da Giappone e Germania. Le tensioni razziali sono all’estremo, s’intrecciano con le guerre ideologiche fra destra e sinistra, acutizzate dalla guerra del Vietnam […] La New York di cinquant’anni fa è un laboratorio impazzito dove tutte le patologie nazionali assumono proporzioni allucinanti. Il mercato immobiliare, depresso, è solo uno dei tanti sintomi di crisi. La città è in preda a criminalità violenta, scontri razziali, tossicodipendenze. Vi esploderà anche l’epidemia di Aids facendo un’ecatombe di vittime soprattutto nella comunità gay. Il municipio è sull’orlo della bancarotta. Poiché New York ha un governo locale di sinistra, mentre a Washington è arrivato il presidente repubblicano Gerard Ford dopo le dimissioni di Nixon, il messaggio della Casa Bianca è: no al salvataggio, i contribuenti non devono pagare per la cattiva amministrazione locale, New York “può crepare” (frase letterale di Ford, che viene sbattuta in prima pagina a caratteri cubitali dai giornali locali)» [Cds, 3/2025] • Il cinismo, l’avidità, il capitalismo sfrenato dunque. Però pure una certa dose di intelligenza pratica, il grande ottimismo americano, la capacità di cogliere, dove tutti vedono un disastro, l’opportunità di migliorare • Sul finire degli anni Ottanta Witkoff scioglie la società con Gluck e «si concentra sugli uffici di Manhattan, sfruttando la crisi immobiliare che ha fatto crollare i prezzi» [Tonacci, cit.]. «Witkoff si è prima gettato sul mercato dei palazzi popolari arrivando a possedere 85 edifici, oltre tremila appartamenti […]. A metà dei ’90, forte dei buoni rapporti col Credit Suisse First Boston passò a beni più preziosi: grattacieli a Manhattan e Central Park, resort di super lusso a Las Vegas, e 90 proprietà sparse tra Europa e America. Tredici piani di uno dei suoi gioielli li affittò per 25 anni, nel ‘97, alla Federal Reserve Bank di New York» [Ventura, cit.] • Dalla scalata al potere economico, la scalata al potere politico. Sempre a fianco del suo amico Donald. «Già durante il primo mandato, il presidente lo aveva nominato nell’organismo incaricato di studiare come reagire all’impatto della pandemia da Covid 19. Ma è con il Trump 2.0 che il suo nome diventa famoso» [Ventura, cit.] • Witkoff dona due milioni di dollari per la campagna elettorale di Trump. Nel maggio 2024, quando Trump è giudicato colpevole di 34 capi d’accusa da una giuria di New York, rimane tutto il tempo al suo fianco in tribunale. È lui a suggerire all’amico di arruolare J. D. Vance come vicepresidente e Mike Waltz come consigliere per la sicurezza nazionale • La fedeltà è ripagata. Trump rivince le elezioni, Witkoff è incaricato di occuparsi delle crisi internazionali più serie della storia recente. Lo fa con la sua «determinazione», la sua «personalità» sfacciata, parlando «senza peli sulla lingua». «Witkoff, da ebreo a ebreo, ha saputo incalzare “Bibi” Netanyahu nel giorno di Shabbat, spiegandogli che a dispetto della festa religiosa che impedisce di lavorare, doveva discutere subito la chiusura del cerchio del cessate il fuoco. “Il Presidente vuole che l’accordo si faccia e tu devi farlo. Ti è stato amico, adesso devi dimostrare di esserlo tu”. E così lo ha convinto ad accettare le ultime richieste, sul numero di prigionieri palestinesi da liberare e sulla profondità della zona cuscinetto di sicurezza degli israeliani nella Striscia. E non solo. Witkoff è riuscito a collaborare perfettamente con l’inviato speciale di Joe Biden in carica, Brett McGurk, esempio raro se non unico di sinergia tra gli staff dei due presidenti, che si odiano» [Ventura, cit.]. «Lo ha riconosciuto lo stesso Biden che, pur lanciando nel suo messaggio finale alla nazione un monito circa i rischi di una deriva oligarchica dell’America se avranno via libera l’autoritarismo di Trump e il potere del “complesso tecno-industrial” che sta crescendo sotto la sua ala, ha detto che per Gaza i suoi uomini e quelli di Trump hanno lavorato come un team unico. E, in effetti, lontani dai riflettori della lotta politica, l’inviato di Biden per la questione israelo-palestinese Brett McGurk e quello di Trump, Steve Witkoff, hanno lavorato gomito a gomito, senza tensioni. Sono andati avanti anche quando la decisione di Trump di azzerare tutti i dipendenti della Casa Bianca — non solo il personale arrivato con Biden, ma anche i funzionari di carriera — ha portato a una rappresaglia del presidente con conseguente, parziale interruzione delle comunicazioni. Ma il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, ha sempre informato il suo successore repubblicano, Mike Waltz, sull’andamento dei negoziati e ha concordato le mosse successive, mentre Witkoff, parlando a Mar-a-Lago, a un passo da Trump, è stato esplicito: il negoziato è nelle mani di McGurk e sta facendo progressi. Mentre McGurk è stato un maestro di pazienza e di cura nel definire, limare, correggere, i dettagli di un’intesa molto articolata, Witkoff è stato essenziale, con i suoi rudi modi da immobiliarista del Bronx, nel convincere Netanyahu che, se non si fosse arrivati a un’intesa prima dell’inaugurazione presidenziale a Washington, la furia preannunciata da Trump si sarebbe scaricata anche su di lui e non solo su Hamas» [Massimo Gaggi, Cds 17/1/2025] • Ai primi di febbraio Witkoff è il primo funzionario americano dopo il 7 ottobre a entrare nella Striscia di Gaza «ed è tornato con una sua valutazione dei tempi necessari per la ricostruzione: non cinque anni come prevedeva la fase 3 dell’accordo formulato sotto l’amministrazione Biden ma almeno dieci o quindici anni. La sua stima […] è che cinque anni servono solo per ripulire la superficie (buttare giù gli edifici pericolanti, rimuovere le macerie, smantellare le 30 mila bombe inesplose), ma poi bisogna fare i rilievi geologico-tecnici nel sottosuolo dove sono stati scavati i tunnel da Hamas e bisogna predisporre un “master plan”. “Ci sono edifici che potrebbero crollare in ogni momento, non ci sono servizi di nessun tipo, niente acqua corrente, elettricità, gas, niente. Dio sa quali malattie ci sono… se questo succedesse in una qualsiasi città americana è chiaro che le persone non potrebbero viverci” Queste parole hanno impressionato anche Trump. Che pare abbia detto “Steve è uno che ne capisce” [Viviana Mazza, Cds 7/2/2025]. Ottenuto il cessate il fuoco a Gaza, Witkoff allarga il suo raggio d’azione e vola a Mosca per incontrare Vladimir Putin. È il primo funzionario americano a incontrare il presidente russo dal 2021. I due parlano faccia a faccia per tre ore e mezza. «La missione di Witkoff è riportare a casa il suo concittadino Marc Fogel, condannato nel giugno del 2022 a quattordici anni di reclusione in una colonia penale a regime severo con l’accusa di contrabbando e detenzione di droga. Fogel era stato fermato insieme alla moglie all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca nell’agosto del 2021. Nel suo bagaglio era stata trovata una certa quantità di cannabis e olio di hashish […] Il cittadino americano sostenne che si trattava di marijuana comprata sotto prescrizione medica […] Dmitrij Ovsyannikov, l’avvocato russo di Fogel, ha confermato l’avvenuta liberazione del suo assistito. “Non sappiamo come è successo, ma lo stanno riportando in patria”. [...] Almeno per il momento, non sembra esserci alcuna contropartita. In apparenza, Putin ha deciso di liberare un cittadino americano, in quello che sembra essere un’altra mano tesa in modo evidente a Trump. Un gesto di generosità, per quanto interessato. “Molti dicono che è stato un gesto di buona volontà da parte di Mosca”, ragiona il falco Sergej Markov, ex consigliere del Cremlino. “Se così fosse sarebbe un madornale errore da parte nostra. Perché l’America accoglie i gesti di buona volontà come una dimostrazione di debolezza. E Putin lo sa bene. Quindi, credo che gli Usa abbiano dato qualcosa di importante alla Russia. Le vere trattative sull’Ucraina, Witkoff le ha svolte oggi a Mosca”» [Marco Imarisio, Cds 12/2/2025].
Amori Sposato dal 1987 con Lauren Jill Rappoport, dello studio legale Botein, Hays & Sklar, di Manhattan. Tre figli maschi: Alex, Zach e Andrew.
Dolori Il figlio Andrew, morto di overdose di OxyContin in un centro di recupero per drogati nel 2011, all’età di 22 anni • I Witkoff ne uscirono distrutti, fecero causa al centro per negligenza • Trump andò al funerale • Nel gennaio 2025, all’inaugurazione di una sinagoga a New York, disse di comprendere il dolore dei genitori degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. «Per questo, quando il presidente mi ha chiesto di occuparmene, ho detto sì. Penso che potrebbe essere la cosa migliore che farò in vita mia».
Curiosità Il jet con cui gira il mondo è un Gulfstream G650ER • Per anni hanno abitato nell’Upper East Side, dal 2019 lui e la moglie si sono trasferiti a Miami Beach • Il Park Lane Hotel, affacciato sul lato sud di Central Park, a New York, era suo. Ma nel 2023 lo ha venduto al fondo sovrano del Qatar per 623 milioni di dollari • Anche il Fontainebleau, un hotel-casinò sullo Strip di Las Vegas, è suo • Il figlio Alex è co-ceo della sua società immobiliare • Il figlio Zach è co-fondatore della piattaforma di criptovalute World Liberty Financial, insieme a Barron Trump e Donald jr. • Il figlio Zach si è sposato a Mar-a-Lago nel 2022 (a differenza dei matrimoni standard di Mar-a-Lago, dove Trump concede agli ospiti solo una breve apparizione, il presidente è rimasto alla festa fino a sera inoltrata) • Pare che dopo Gaza e la Russia, la Casa Bianca voglia affidargli pure l’Iran • Nel dicembre 2024 gli è nato un nipotino, figlio di Zach, quello che si è sposato a Mar-a-Lago. Lo hanno chiamato Donald.
Titoli di coda «A Roma li chiamerebbero palazzinari. A Manhattan li chiamano i re del mondo. E il mondo adesso lo vogliono ribaltare» [Tonacci, cit.].